Incubi & Deliri

FORTEZZA ITALIA


di DavideDopo un lungo giro nel centro storico, finalmente localizzai la sede di Forza Italia della mia città. Non era molto nascosta, ma si sa, le cose sono difficili da trovare quando ce le hai sotto il naso. Si trovava a due passi dalla cattedrale, praticamente in piazza. C’erano diverse bandiere tricolore che si confondevano con le bandiere del partito sul balcone al primo piano. Dalle finestre si vedevano le luci accese. Non mi restava che farmi coraggio e suonare al citofono. Però, dopo un’attenta osservazione dell’edificio, notai che non c’erano citofoni. C’erano solo un paio di vecchie porte in legno diroccate, che certamente accedevano a locali abbandonati del piano terra. Fissai ancora le finestre, nell’improbabile speranza di vedere qualcuno o di localizzare un’entrata. Feci un giro attorno al palazzo, nei vicoli bui e puzzolenti, ma niente. Rimasi ancora un minuto a guardare, pensando al da fare. Poi mi decisi a chiedere al bar di fronte alla sede del partito. Entrai, salutai, mi rivolsi al barista. - Mi scusi, qui di fronte c’è il partito… ehm… Forza Italia… - sussurrai imbarazzato, sperando che i presenti non mi sentissero. – Ma da dove si entra? - È qui, - disse il barista, - proprio qui di fronte. - Lo so che è qui Forza Italia, ma voglio sapere dov’è la porta. Non sono riuscito a trovarla. Due ragazzi che erano nel bar mi sentirono. Ad occhio e croce avevano non più di venticinque anni. Stavano sorseggiando qualcosa di scuro ed alcolico con ghiaccio in bicchieri bassi e larghi. Non erano tipi da Coca-cola. - Ma sei proprio sicuro di voler entrare lì? Stai attento che ho saputo che stasera lo faranno saltare in aria, – disse uno. E l’altro: - Ma cos’è che lega un ragazzo di vent’anni a quel partito? Spiegamelo, ti prego! - Ehm… Non pensate male, ragazzi. Devo solo chiedere un’informazione. Devo scrivere un articolo... - E proprio su Forza Italia lo devi fare? - Purtroppo sono costretto. - Capito, - disse uno dei due. – Ti aiutiamo noi, vieni. Andammo fuori dal bar, facemmo un giro attorno all’isolato, ma niente. C’erano solo quelle porte in legno e una porticina che avevo notato anche prima, ma alla quale non avevo voluto citofonare perché mi sembrava più la porta dell’abitazione di qualche anziano di quelli che abitano nel centro storico da generazioni. Mi arrotolai una sigaretta e l’accesi. - Guarda, - disse uno dei due ragazzi, - se non è quella, non so proprio che dirti. - Secondo me si atterra direttamente sul tetto con gli elicotteri, - disse l’altro. - Eh già!, in quel partito sono tutti del ceto medio, ce l’hanno tutti un elicottero, - commentai. - Oppure si entra dalle finestre come i ladri. Stiamo parlando di Forza Italia, ragazzi! Ringraziai i ragazzi, che andarono per la loro strada. Sentivo allontanarsi le loro voci sarcastiche e le loro risatine farsi sempre più lievi, fino a perdersi in una stradina. Sorrisi. Rimasi ancora un po’ a pensare. Poi gettai la sigaretta e mi decisi a citofonare a quell’unica porta individuata. Salii i due gradini che portavano dalla strada alla porta, e guardai il citofono. C’erano due bottoni, e accanto, dove di solito si scrive un cognome o una qualche indicazione relativa agli occupanti di un locale, niente. Bianco.Provai a premerli entrambi. Attesi qualche secondo. Ancora qualche secondo. Ancora due. Riprovai. Attesi ancora. Niente. Non rispondeva nessuno. Guardai ancora le finestre illuminate. Vidi un’ombra. Rimasi ancora qualche istante a guardare. Avevo l’impressione che ci fosse qualcosa di strano, inquietante. Decisi che avrei riprovato il giorno dopo, e mi allontanai.