Ricordi e tanto mare

La liquirizia Amarelli è il best seller di Eataly New York.


La liquirizia Amarelli conquista New York: bastoncini di radice pura, confettini, caramelle, favette alla menta, rombetti all’anice, morette all’arancia, sentarori alla violetta, sono i prodotti più venduti nel megastore di Eataly, tempio delle eccellenze italiane a Broadway, terza attrazione della Grande Mela, con più visitatori del Moma. Un successo che si replica in 20 paesi: un milione di scatolette di latta Amarelli gira il mondo ogni anno dai Caraibi alle Antille francesi, dall’Europa al Sudamerica, alla Nuova Zelanda, all’Australia. Un brand che evoca il miglior Made in Italy, riscattando una terra afflitta da continue urgenze sociali e produttive: la Calabria.
Nel ‘700 la prima produzione nel “concio” di Rossano Afrodisiaca e digestiva, la liquirizia ha addolcito il palato di Casanova, Napoleone, Rousseau. Ma la sua storia è molto più antica: comincia a Rossano, sullo Jonio, nel 1500 e anche prima, quando la radice pura di glycyrrhiza glabra, dolce e amara, sosteneva pellegrini e soldati nelle lunghe marce. L’idea di estrarre il succo arriva dopo, nel ‘700, con la realizzazione di un grande impianto. Una rivoluzione in un territorio appena avviato all’industrializzazione. Sono tempi d’oro nella Piana di Sibari: già si lavora lo zucchero di canna, la cannamela, la seta. La liquirizia cresce spontanea nelle scarpate, fino al litorale. Gli Amarelli coltivano, raccolgono e lavorano la pianta, imponendosi sin dall’inizio anche all’estero: “Gli inglesi venivano in Calabria a rifornirsi di pece per impermeabilizzare le navi – racconta l’imprenditrice – così scoprirono la liquirizia con cui iniziarono a conciare il tabacco”. Quando non riuscivano a pagarla, la scambiavano con selle e altri finimenti da cavallo per donne e bambini, realizzati dal sellaio della casa reale inglese. Un museo che racconta una storia millenaria Lo provano i documenti conservati nel museo della liquirizia, nell’antico stabilimento calabrese. Intitolato a Giorgio Amarelli, è il secondo museo d’impresa più visitato in Italia, dopo quello della Ferrari. Ed è anche storia di un intero distretto industriale, di ottanta aziende che rappresentavano nel Settecento gran parte del sistema dolciario europeo. Un’iniziativa di impresa e cultura, che, appena avviata, 13 anni fa, ha ricevuto il Premio Guggenheim. Oggi conta 40.000 visitatori e il fatturato del punto vendita sfiora un milione di euro.                                              Antico concio Amarelli
Dall’articolo “La liquirizia Amarelli è il best seller di Eataly New York. Ecco perchè” di Donata Marrazzo