Ricordi e tanto mare

Quando il baccalà era il cibo dei poveri.


Essiccato e messo a mollo, in acqua continua,il baccalà, era uno dei piatti simbolo poco costoso ... a quei tempi costava meno della carne. La ricetta più popolare è certamente quella più semplice, che dava la possibilità al popolino di comprarlo, senza aggiungere altro: lessato, in bianco, con olio e limone e una spolverata di prezzemolo. Di questo pesce, in Norvegia, non si butta nulla ed è considerato il maiale del mare un po’ come il tonno da noi. La testa, che casualmente nel nostro paese non arriva, è molto grande, è preparata bollendola e disossandola, la lingua è considerata una vera ghiottoneria, mentre le guance vengono fritte in padella. Le sue uova, lessate nella loro sacca, si mangiano affettate, il suo fegato cotto con una salsa particolare, l’olio di fegato si prende perché contiene molte vitamine. Lo stomaco viene spedito in Giappone in cui ci infilano altri pesci e si usa per il sushi. Oggi il baccalà celebra il suo trionfo conquistando le mense più altolocate. I suoi miracolosi Omega 3 esorcizzano gli ascetici buongustai postmoderni liberandoli dal colesterolo e dai diabolici radicali liberi. è la sacrosanta rivincita di quella che un tempo era solo una magra consolazione. Il video: La lavorazione del baccalà è del Giornale Luce anno 1936. Con le vedute del porto di Civitavecchia, la descrizione delle operazioni di scarico di quintali di baccalà; sistemazione in frigoriferi; lavatura del pesce; la macchina che pulisce il baccalà dal sale presente; la pressatura del pesce per togliere l'eccessiva presenza d'acqua; il baccalà poi è collocato in telai ed essiccato con aria calda; l'essiccazione del baccalà all'aria aperta; la preparazione dei filetti di baccalà per la commercializzazione in confezioni.