ORIGINI BOREALI

IL SECONDO GRANDE ANNO: GENERALITA' MACROCOSMICHE


Gli avvenimenti e le figure mitiche relative al secondo grande anno del Manvantara sembrano essere state ancora più articolate ed intrecciate di quelle relative al primo, esteso tra 65.000 e 52.000 anni fa. A livello macrocosmico, come già accennato in precedenza, sappiamo che il Satya (o Krita) Yuga, composto esattamente da due grandi anni, non dovette essere un periodo statico nella storia umana: attorno a 52.000 anni fa – momento in cui avvenne anche il passaggio al terzo avatara di Vishnu (Varahi, il Cinghiale) – si verificarono, infatti, importanti e repentine modificazioni dell’assetto boreale, confermate da carotaggi ed analisi dei ghiacci dell’Artide che evidenzierebbero mutamenti climatici avvenuti nell’arco di un tempo molto breve, forse soli 3-5 anni. Dalla forma incorporea del primo grande anno, si passò così, secondo i percorsi che in seguito esporremo, ad un tipo umano analogo a quello odierno, che, come abbiamo segnalato in precedenza, nell’arco dai 52.000 ai 39.000 anni fa sembrerebbe ben attestato in diverse aree del pianeta; di conseguenza è evidente che le caratteristiche climatiche di questo Paradiso Terrestre dovettero essere adatte all’insediamento antropico secondo i canoni attuali. Come detto, non possediamo sufficienti elementi per sostenere, contrariamente ad altre aree ad elevata latitudine, l'ipotesi della deglacializzione dello specifico punto polare, anche per il fatto che è molto controversa la questione se questo, nel corso del tempo, abbia o meno subito degli spostamenti in rapporto alla crosta terrestre; lasciando quindi per scontata l'ipotesi scientifica attuale, ovvero quella della sua totale glacializzazione, ne consegue che la posizione dell'area che avrebbe ospitato la prima forma umana simile alla nostra, doveva necessariamente essere eccentrica o circumpolare. Sulla base dei dati già esposti, riteniamo che, a tal proposito, particolare importanza ebbe il settore eurasiatico nord-orientale (la già incontrata Beringia ? Non ci sentiremmo però di escludere anche altre zone ad elevata latitudine), divenendo probabilmente quella che per Guenon fu la sede del centro spirituale primordiale di questo Manvantara: la citata Varahi o “Terra del Cinghiale” che, come è stato notato, si collega ora al ciclo saturniano. Vi sono alcuni rimandi nella letteratura tradizionale che sembrerebbero confermare una non perfetta polarità e “centratura” del paradiso iperboreo rispetto all’asse terrestre (di cui l'Albero della Vita è chiaramente il simbolo): un’interpretazione attenta delle parole della Bibbia vede, ad esempio, il giardino primordiale posto nella parte orientale della regione detta “Eden”, terra peraltro definita come un'immensa ed arida steppa, quindi come se il giardino rappresentasse una sotto-zona di nicchia all'interno di un'area più ampia e, di per sé, alquanto inospitale (la vasta tundra artica ?). Inoltre, secondo il mito babilonese, gli alberi della vita e della conoscenza non erano posti precisamente al centro della terra primordiale, bensì collocati sulla sua soglia orientale, da dove sorge il sole; ed anche nello stesso testo biblico l’indicazione “nel mezzo” di Eden, per quanto riguarda la posizione degli stessi alberi, secondo vari studiosi rappresenterebbe una citazione molto approssimativa, da ritradurre con un più generico “in”. Passando ora dagli aspetti di carattere geografico a quelli legati alla temporalità, ci sembra significativo l'accenno di Platone, che nel “Politico” descrive una condizione del cosmo governato da Kronos, il cui scorrere era talmente lento da sembrare quasi immobile. La nostra ipotesi è che l'estrema lentezza avvertita nel secondo grande anno potrebbe corrispondere al primo avvìo del fenomeno precessionario, forse iniziatosi proprio in relazione ai rivolgimenti geoclimatici avvenuti alla fine del primo grande anno e di cui Kronos rappresenterebbe appunto la simbolizzazione; bisogna subito chiarire che non si può parlare della nota “precessione degli equinozi” in senso stretto in quanto, con l'asse terrestre ancora perpendicolare, le stagioni non esistevano ancora, ma ciò non toglie che il lento movimento conico dell’asse terrestre attorno a sè stesso potrebbe essere sorto anche prima della sua inclinazione rispetto al piano dell'eclittica. Di ciò può forse esserne conferma il collegamento, evidenziato da qualche autore, tra vari simboli riconducibili al fenomeno della precessione e la tartaruga Kurma, il secondo avatara di Vishnu, e la cui discesa si pone quindi ben all'interno del Satya Yuga, cioè prima dell'avvento delle stagioni.  Il passaggio di 52.000 anni fa, inoltre, può forse riferirsi alla discontinuità spirituale, ricordataci anche da Julius Evola, intervenuta tra una prima fase polare, puramente uranica, immutabile e siderea, come lo è la luce delle stelle fisse, ed una fase successiva, nella quale il posto del Cielo viene ora preso dal Sole: il nostro astro è sempre fonte di luce, ma questa non viene più colta solamente in sé stessa, bensì in relazione ad un suo riflesso manifestato, più basso. Ci sembra un'immagine che, a livello cosmologico, ben può simboleggiare la polarizzazione maschio-femmina, questa tradizionalmente associata alla Luna che infatti, in rapporto al Sole, senz'altro può essere considerata un corpo più basso, che oltretutto ne riflette la luce. La separazione maschio-femmina è quindi il punto fondamentale attorno al quale ruoteranno le vicende del secondo grande anno: è sia causa che effetto dell’avvento di un certo tipo di coscienza (messa in analogia con il monte Olimpo), coscienza che nel precedente stato androginico comprendeva tutto, mentre ora si polarizza nella condizione duale instauratasi tra soggetto osservante ed oggetto osservato. La stessa dualità nella quale lo Zohar segnala che ebbe i suoi esordi la storia dell'umanità, cioè quando Dio tolse una costola ad Adamo. Per fare un'analogia a livello cosmologico, il passaggio dall’unità androginica alla dualità maschio-femmina ci sembra esattamente corrispondente a quella che, da una posizione geograficamente assiale, sempre illuminata e con il Sole che vi gira attorno senza mai tramontare, si passa all’alternanza giorno-notte, propria ad una sede che, pur sempre posta ad elevata latitudine, ora però non corrisponde più precisamente al Polo Nord. Come dicevamo all’inizio, i riferimenti e le figure mitiche riconducibili agli eventi avvenuti nel secondo grande anno, a nostro avviso sono particolarmente intrecciati e passibili di molteplici chiavi di lettura, che cercheremo di delineare, in termini più generali, nei prossimi post.