Il grande bluff Scardinare la concentrazione di Jazz al tavolo da poker per rivalersi delle perdite subite a causa sua negli ultimi tre anni: e così la Strana coppia di cugini, per una volta complici in una astutissima e micidiale macchinazione, si palleggiano una storia-thriller i cui scenari si allargano da Filadelfia all’Alabama, a scandire le fasi di una partita che, per l’ennesima volta, era iniziata in modo rovinoso per i due. Era tutto preparato sin dall’inizio, certo, però in alcuni passaggi sembra di cogliere una certa urgenza di improvvisazione.Ma che cosa ci si può mai inventare, per recuperare qualche pugno di fiches: e così ecco che Will ti tira fuori l’omicidio di Duke (sì, proprio il suo amico ristoratore di Filadelfia), quasi un secco regolamento di conti firmato dal più temibile “papavero” del crimine di Filadelfia, il famigerato John Fergison Neel. Lui (la storia è immaginata nel breve lasso di tempo in cui Will si era messo a servire ai tavoli di Duke, cioè prima dell’intervento dell’SRU, vedi E’ nata una stella) si trova ad essere, insieme al postino, testimone del delitto: di più, intralcia la strada all’assassino che sta per fuggire precipitosamente dalla paninoteca. Quando il Nostro lo identifica al locale commissariato, praticamente firma la sua condanna a morte: per la sua sicurezza, la polizia lo inserisce nel programma di protezione testimoni, e lo spedisce, con una falsa identità, Floyd Palmer (purtroppo Malcolm Makhbar Mustafa non è disponibile), nel villaggio rurale di Deliverance, nell’Alabama. Qui Will non sentirà per molto la nostalgia dei suoi cari: si dà il caso, infatti, che nel programma siano stati aggiunti anche i parenti di Bel Air, costretti, perciò, loro malgrado, a vestire i pani di una famiglia agreste da Casa nella prateria (al povero zio Phil, però, anzi per meglio dire al grande Zicky, non tocca certodi zappare la terra: è stato destinato a lavorare in un letamaio). Frattanto Neil il terribile ha già fiutato le orme di Will a Filadelfia: e uno sconsiderato appunto lasciato da Hilary in cucina ad uso del fattorino della sua boutique, lo porta dritto dritto a Deliverance. E così, adesso, il Principe deve vedersela faccia a faccia col suo incubo, senza neppure poter contare sull’appoggio sperato delle doppiette del clan della sua “promessa”, la soave Berta dai denti colorati di budino, la proprietaria dell’orso in cui lo zio e i due cugini si erano imbattuti durante un’escursione fuori porta.Già ma, come finirà poi, con quel donnone che per condurlo all’altare aveva sparso la voce, tra i suoi familiari, che lui l’aveva messa incinta? E soprattutto, che esito avrà lo scontro finale Will-Neill? Il campanello d’allarme per Jazz avrebbe dovuto suonare non appena il filo del racconto cominciava a farsi troppo scopertamente on demand: ma il fatto è che l’avevano studiato perbene, i cugini Gatto e Volpe, il punto debole del fortunatone, e dunque ben sapevano che, di fronte ad una storia avvincente, senza chiedersi il perché e il percome, avrebbe abboccato fino all’ultimo, disinteressandosi del tutto degli sviluppi del gioco. Alla fine l’amaro in bocca è doppio, per il finale della storia mozzato e per la stangata rimediata: però è mai possibile che quel volpone di Will, che conosce lo come i suoi inganni, non potesse davvero immaginare che l’Amicone, nel momento stesso in cui incassa, sta in realtà preparando una vendetta terribile, terribilmente proporzionale allo smacco subito? L’idea è che Jazz, di ritorno a casa, oltre che a comprare un vaso di ceramica da spaccare sul sedere (storie di scuse da accampare con Joanne), si sia fermato anche in un negozio di costumi: per travestirsi da chi? E’ così difficile immaginarlo? Et voilà, lo spaghetto a Will, nottetempo, è servito! Passato lo spavento, però, il nostro eroe può davvero solo complimentarsi con sé stesso: è davvero bravo, a momenti diremmo icastico, a dipingere i tratti somatici dei personaggi che si inventa!
La settimana belairiana 11-15 maggio
Il grande bluff Scardinare la concentrazione di Jazz al tavolo da poker per rivalersi delle perdite subite a causa sua negli ultimi tre anni: e così la Strana coppia di cugini, per una volta complici in una astutissima e micidiale macchinazione, si palleggiano una storia-thriller i cui scenari si allargano da Filadelfia all’Alabama, a scandire le fasi di una partita che, per l’ennesima volta, era iniziata in modo rovinoso per i due. Era tutto preparato sin dall’inizio, certo, però in alcuni passaggi sembra di cogliere una certa urgenza di improvvisazione.Ma che cosa ci si può mai inventare, per recuperare qualche pugno di fiches: e così ecco che Will ti tira fuori l’omicidio di Duke (sì, proprio il suo amico ristoratore di Filadelfia), quasi un secco regolamento di conti firmato dal più temibile “papavero” del crimine di Filadelfia, il famigerato John Fergison Neel. Lui (la storia è immaginata nel breve lasso di tempo in cui Will si era messo a servire ai tavoli di Duke, cioè prima dell’intervento dell’SRU, vedi E’ nata una stella) si trova ad essere, insieme al postino, testimone del delitto: di più, intralcia la strada all’assassino che sta per fuggire precipitosamente dalla paninoteca. Quando il Nostro lo identifica al locale commissariato, praticamente firma la sua condanna a morte: per la sua sicurezza, la polizia lo inserisce nel programma di protezione testimoni, e lo spedisce, con una falsa identità, Floyd Palmer (purtroppo Malcolm Makhbar Mustafa non è disponibile), nel villaggio rurale di Deliverance, nell’Alabama. Qui Will non sentirà per molto la nostalgia dei suoi cari: si dà il caso, infatti, che nel programma siano stati aggiunti anche i parenti di Bel Air, costretti, perciò, loro malgrado, a vestire i pani di una famiglia agreste da Casa nella prateria (al povero zio Phil, però, anzi per meglio dire al grande Zicky, non tocca certodi zappare la terra: è stato destinato a lavorare in un letamaio). Frattanto Neil il terribile ha già fiutato le orme di Will a Filadelfia: e uno sconsiderato appunto lasciato da Hilary in cucina ad uso del fattorino della sua boutique, lo porta dritto dritto a Deliverance. E così, adesso, il Principe deve vedersela faccia a faccia col suo incubo, senza neppure poter contare sull’appoggio sperato delle doppiette del clan della sua “promessa”, la soave Berta dai denti colorati di budino, la proprietaria dell’orso in cui lo zio e i due cugini si erano imbattuti durante un’escursione fuori porta.Già ma, come finirà poi, con quel donnone che per condurlo all’altare aveva sparso la voce, tra i suoi familiari, che lui l’aveva messa incinta? E soprattutto, che esito avrà lo scontro finale Will-Neill? Il campanello d’allarme per Jazz avrebbe dovuto suonare non appena il filo del racconto cominciava a farsi troppo scopertamente on demand: ma il fatto è che l’avevano studiato perbene, i cugini Gatto e Volpe, il punto debole del fortunatone, e dunque ben sapevano che, di fronte ad una storia avvincente, senza chiedersi il perché e il percome, avrebbe abboccato fino all’ultimo, disinteressandosi del tutto degli sviluppi del gioco. Alla fine l’amaro in bocca è doppio, per il finale della storia mozzato e per la stangata rimediata: però è mai possibile che quel volpone di Will, che conosce lo come i suoi inganni, non potesse davvero immaginare che l’Amicone, nel momento stesso in cui incassa, sta in realtà preparando una vendetta terribile, terribilmente proporzionale allo smacco subito? L’idea è che Jazz, di ritorno a casa, oltre che a comprare un vaso di ceramica da spaccare sul sedere (storie di scuse da accampare con Joanne), si sia fermato anche in un negozio di costumi: per travestirsi da chi? E’ così difficile immaginarlo? Et voilà, lo spaghetto a Will, nottetempo, è servito! Passato lo spavento, però, il nostro eroe può davvero solo complimentarsi con sé stesso: è davvero bravo, a momenti diremmo icastico, a dipingere i tratti somatici dei personaggi che si inventa!