Pensieri sparsi

Cassandra, 2


Cassandra guardò il cielo plumbeo. Avrebbe voluto che quelle dense nuvole viola le cadessero addosso. La soffocassero. La travolgessero. La sotterrassero.Ancora una volta quella sensazione. Umiliante sensazione d'inutilità ad invaderle il corpo. Aveva sbagliato, aveva ferito, ancora una volta aveva pensato solo a se stessa, aveva giocato con un'altra persona, come il gatto col topo prima di ucciderlo.Perché non riusciva ad evitare questo? A fermarsi prima di fare male? Perché non riusciva a costruire rapporti di pura amicizia, senza desideri e bisogni ad infangare il semplice "volersi bene"? Non riusciva a capirlo, non riusciva ad accettare questo suo prendere le vite degli altri e farle sue, ammaliare le sue prede fino a catturarle, e intrappolarle nella sua morsa fatale. -Pioggia, scioglimi.