Creato da: Stella.di.mare83 il 06/05/2012
"E se vale la pena rischiare, io mi gioco anche l'ultimo frammento di cuore."

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© Foto intestazione:
Morgan Session / Unsplash.com
(sotto licenza Creative Commons Zero)
Fonts: "Mutlu", "Impact Label",
"Impact Label Reversed", 
"Imprint MT Shadow" & "Loverboy" 
by Dafont.com
Pennelli: "Silver-GFX" (...) by DeviantArt
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Il tempo che vorrei: quello delle Margherite e delle Rose.


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... Ultimamente sogno spesso mia nonna, a volte serena altre infastidita. Ricordo un sogno in particolare; eravamo a casa sua con mia madre e mia sorella, tutte e tre in corridoio. In fondo c'era la porta della cucina, in legno con una piccola vetrata sulla parte più alta, nonostante fosse ben chiusa, lasciava scorgere la sagoma di qualcuno dietro. Provai una strana sensazione, aumentai la velocità dei miei passi per raggiungerla, arrivai all'altezza del vetro e la vidi, in modo molto nitido: era lei, mia nonna, che stava impastando una torta di mele (la SUA famosa torta!). Nonostante sapessi che non poteva essere lei (poiché non c'era più), non mi spaventai affatto, anzi mi girai e dissi a mia mamma e a mia sorella "è la nonna!"...poi senza riflettere più di tanto, aprii la porta, inizialmente facendo un po' di fatica, ma ci riuscii. Entrai in cucina, lei mi guardò ed io le sorrisi, e senza dire niente iniziai a preparare la torta con lei. Per un po' rimanemmo così, poi lei mi parlò, però non riesco a ricordare ciò che mi disse. So solo che durante tutto quell'arco di tempo, nè mia madre nè mia sorella entrarono, anzi loro rimasero sempre fuori, nel corridoio. 

Nell'ultimo sogno invece, mia nonna era a casa mia e sembrava infastidita. Voleva assolutamente disfarsi di due utensili, di quelli che si utilizzano per la gestione e la pulizia del camino. Continuava a ripetere che appartenevano a lui (lui chi poi?!), e per questo non si dovevano tenere. Io le ripetevo che non potevamo buttarli, perché erano nostri e ci servivano per il fuoco. Onestamente, però non ricordo più come finì il sogno.

Non capisco il motivo per cui torna spesso da me in questo ultimo periodo, forse perché la sto pensando di più. 
Riflettendo su questi sogni, mi rendo conto di quanto, in verità, io non abbia ancora accettato la sua scomparsa. Pensavo di aver gestito e superato tutto, di essere stata fortunata ad avere avuto la possibilità di dirle ciò che volevo, di ringraziarla e di darle un ultimo addio prima che si addormentasse per sempre. Invece non è così, mi vergogno quasi a scriverlo, ma da allora non sono mai riuscita ad andare sulla sua tomba. Eppure è passato più di un anno. Non è che io non voglia farlo per chissà quale motivo, ma è come se fossi bloccata. Lo vorrei, ma non ci riesco. 

Mi capita a volte, di avvertire la sua presenza. In quei momenti le parlo, ma ho come la sensazione ed il timore che lei non sia molto orgogliosa di me. Soprattutto, mi colpevolizzo del fatto che non sono andata ancora a trovarla.

Qualche tempo fa, inserii nello stereo un cd di meditazione (che mi fu regalato da mia sorella per il Natale di qualche anno fa, mai sentito prima). Ad un certo punto, consigliarono di chiudere gli occhi e di non trattenere il dolore, ma di comprenderne la fonte, ecc. La cosa mi colse di sorpresa, poiché ero completamente rilassata grazie agli esercizi precedenti. Mi ritrovai sommersa da un mare di emozioni: le prime parlarono di lei, poi dei mesi successivi, quando si dichiarò il cancro di mio padre, con esse, tutti i cambiamenti della mia realtà, del mio modo di vivere e di percepire le cose. Pensai a quei lunghi mesi trascorsi con la paura nello stomaco e la stanchezza stampata sul viso, a come a volte, basti poco per crollare in un vortice di disperazione e di punti interrogativi senza risposte. Pensai al susseguirsi di prove e di difficoltà che la vita in quell'anno del 2012 ed in parte nel 2013, mi mise e mi ha messo davanti, lasciandomi davvero poco tempo per riprendere fiato o rialzarmi, tra uno schiaffo e l'altro. Così scoppiai a piangere come una bambina, singhiozzando, avvertendo un gran dolore nel petto, accompagnato da un enorme nodo in gola, ancora ben presente nonostante il recupero di mio padre. 

... La verità è che ho paura, paura che possa ricominciare tutto. Paura non solo per mio padre. 
Ho paura perfino di sognare, di crederci e di vedere quei sogni diventare cenere tra le mie mani ancora prima di averli sfiorati. Non oso pensare al futuro, a quello che dovrei costruire. Ho paura di illudermi troppo. Ho paura di rimanere prigioniera del pensiero di ciò che potevo fare e non ho fatto. Tutto questo mi toglie il fiato. Così resto ferma, consapevole di essere giudicata, colpevole di chissà quale "crimine", "condannata", è così che mi sento. I loro sguardi, i loro silenzi sono la mia sentenza. Come le parole di chi non sa molto di me eppure sparla lo stesso, giudicandomi superficialmente, senza approfondire nulla. Perché ciò che si vede a volte, non è detto che rappresenti la realtà. Se c'è neve o maltempo sulla cima di una montagna, non significa che sia così anche in pianura. La montagna è piena di misteri, non la puoi etichettare solo in base alla parte che si vede. Devi sentirla, viverla, vedere ogni sua sfumatura, scendere nella valle se necessario per risalire poi nuovamente. Ma si sa, che è più facile trarre una conclusione sbrigativa e magari sbagliata, piuttosto che faticare e risalire una montagna. A questo punto, qualcuno di voi, potrebbe suggerirmi che se la montagna si mostrasse per quello che è tutto sarebbe più facile anche per lo scalatore più impreparato. Succede però a volte, che anche lei sia stanca, stanca di dover sempre dimostrare spesso pur non essendo considerata. E' in quei casi, che la montagna, decide semplicemente e volontariamente, di apparire come la maggior parte delle persone vogliono vederla: complicata, misteriosa, difficile, insormontabile.

Manca tutto qui, manca l'ascolto, manca il dialogo, mancano le persone che vorrei mi fossero davvero vicine...eppure in realtà, sono accanto a me. Manca il respiro e la serenità. Manca l'altra me...quella che ero prima, quella che non sono più sicura nè di ritrovare nè di poter tornare ad Essere. Mi sento solo di dire "meno male", meno male che in tutto questo caos c'è ancora l'Amore! Forse è questa la cosa più importante in questo mondo. E anche se devo/dobbiamo lottare lo stesso, nonostante le difficoltà, è proprio il mio centro, quello che mi fa stare in piedi senza perdere troppo l'equilibrio. Ed è strano, perché questo è uno dei sogni che ho più paura di vedere frantumarsi, eppure è l'unico che mi spinge ancora avanti, con forza, determinazione e grinta. 


Forse voleva dire questo mia nonna, forse dovrei aprire quelle porte che ho dentro di me, senza il timore di fare uscire cosa ci sia dietro. Sfogarmi e fare traboccare fuori tutto il dolore. Accettandolo e sconfingendolo, almeno in parte.

Dovrei passare a trovarla, portarle dei fiori e disporli sulla sua tomba. Forse così fiorirebbero anche nel mio cuore...forse la primavera prossima ci sarà un bel giardino da fotografare e da custodire...qualche Margherita da curare e da tenere sempre in salvo come il più prezioso dei tesori. E poi delle Rose da amare non solo per il loro profumo e la loro bellezza, ma anche per le loro spine. E' questo che dovrei tornare a fare per me stessa. Amarmi un po' di più, mi aiuterebbe magari, a curare le ferite.


Ecco, fare un passo avanti, verso la Vita. La MIA.
Sarà già un inizio, sì. 

 


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