solivo due

atri


 Erano gli anni sessanta, e un collega nativo di Atri mi ospitò in casa sua per quattro anni di seguito, durante la vacanza estiva, e ne serbo un ricordo affettuoso. Atri è una cittadina bellissima a circa cinquecento metri di altitudine.  Ricordo un parco che guarda verso il mare, e una cattedrale con una stupenda facciata romanica, simile a quella dell'Aquila. Da Atri si scendeva tutte le mattine a Pineto, una spiaggia lunga sei chilometri quasi deserta, e mentre nuotavo vedevo sullo sfondo il Gran Sasso, con la sua immensa parete dolomitica. Un anno mi sono portato gli scarponi da montagna e un bel giorno sono partito da solo diretto a Prati di Tivo, da dove sono salito in vetta lungo il piccolo ghiacciaio del Calderone, che forse adesso è scomparso.  In cresta c'era un vento terribile, ma la vista era immensa.   Era l'epoca della seicento, e tutti i pomeriggi giravamo alla scoperta dei tesori di quel fazzoletto di terra.  I bambini cantavano in coro durante i viaggi, ed eravamo tutti felici, ignari di quello che ci riservava il destino. Ricordo Silvi monte, appollaiato su una collina verso il mare, una specie di prua di nave puntata sull'Adriatico, e ricordo il senso di spazio che copriva tutto il campo visivo quando arrivavo al belvedere.  Immagino che Ungaretti fosse passato di là, prima di scrivere il famoso: "mi illumino d'immenso".  Anni solari quelli, ricordati con nostalgia nei tempi oscuri che sono seguiti, ma la vita ha il vizio di andare avanti.------------eugen------------