solivo due

il naufragio


 Eravamo allegri quel giorno sulla mia "tre metri".Il cielo azzurro e il mare calmo facevano presagire una bella giornata.  Infatti a due miglia da Porto San Paolo, il motore, che fino allora aveva ruggito felice, si ammosciò all'improvviso, e borbottando sommessamente, ci lasciò nella più cupa disperazione.  La costa non era lontana, e un pescatore pietoso ci trainò fino a riva. Dopo quattro ore di attesa sotto il sole cocente, arrivò il vecchietto che si portò il motore in officina, lasciandoci muti e senza soldi.  Bravi amici ci portarono a casa.  Il giorno seguente invitiamo i nostri amici al rito del trionfale rientro.  Io e il mio amico a bordo. Sua moglie e la mia a riva con i fazzoletti d'addio.  Purtroppo l'elica si impiglia in una cima, la barca fa acqua, e , in breve, io e il mio amico saltiamo in acqua vestiti per il viaggio.  Sulla riva le donne urlanti, il vecchietto che impartiva ordini gesticolando come un matto, e un pubblico divertito per la scena, a dire il vero, meno tragica di quella del Titanic.  La barca sembrava una vasca da bagno, ove galleggiavano il serbatoio e le borse degli accessori. Il mio Colibrì, che non mi aveva mai deluso, giaceva sul fondo, muto.  Le povere mogli, sulla spiaggia, passarono dal pianto al riso irresistibile, con le conseguenti perdite che avvengono in questi casi specifici. Possiamo chiudere il sipario sui personaggi in questione, che sventolano al sole di Sardegna i documenti personali e le banconote bagnate nel naufragio, oltre all'intimo succitato.     Clap,clap,clap!  Dimenticavo.   Era uscito il tappo del doppio fondo, o forse qualcuno  l'aveva tolto, imbarcando duecento litri di acqua.-------------------eugen-------------------