Patchwork

ISABEL ALLENDE "D'AMORE E OMBRA"


(Continua dal Post n° 75)http://www.ifilm.com/video/2684598“….La tiepida vicinanza di Irene avvolse Francisco come un manto misericordioso. Chiuse le palpebre e l’attirò a sé cercandole le labbra, aprendole in un bacio assoluto carico di promesse, sintesi di tutte le speranze, lungo, umido, caldo bacio, sfida alla morte, carezza, fuoco, sospiro, lamento, singhiozzo d’amore. Le frugò la bocca, ne bevve la saliva, ne aspirò il respiro, pronto a prolungare quel momento sino alla fine dei suoi giorni, sconvolto dall’uragano dei suoi sensi, sicuro di aver vissuto fino ad allora solo per quella notte stupenda in cui si sarebbe immerso per sempre nella più profonda intimità di quella donna. Irene miele e ombra, Irene carta di riso, pesca, spuma, ah Irene la spirale delle tue orecchie, l’odore del tuo collo, le colombe delle tue mani, Irene, sentire questo amore, questa passione che ti brucia nello stesso rogo, sognandoti da sveglio, desiderandoti addormentato, vita mia, donna mia, Irene mia. Non seppe che altro le disse, né quanto lei sussurrò in quel mormorio senza tregua, in quella sorgente di parole all’orecchio, in quel fiume di gemiti e di ansiti, di chi fa l’amore amando. In uno sprazzo di chiarezza lui capì che non doveva cedere all’impulso di rotolare con lei sulla terra togliendole gli indumenti con violenza e strappandole le cuciture nell’urgenza del delirio. Temeva che la notte fosse troppo breve e così puree la vita per esaurire quel vento impetuoso .Con lentezza e con una  certa goffaggine, perché gli tremavano le mani, aprì a uno a uno i bottoni della camicetta e scoprì la cavità tiepida delle sue ascelle, la curva delle spalle, i seni piccoli e la punta dei capezzoli, così come li aveva intuiti, sentendoseli sfiorare lungo la schiena quando viaggiavano sulla moto, vedendola china sul tavolo dei diagrammi, serrandola nell’abbraccio di un bacio indimenticabile. Nel cavo  dei palmi si annidarono due rondini tiepide e segrete nate a misura delle sue mani e la pelle della giovane, azzurra di luna, trasalì al contatto. La sollevò per la vita,, lei in piedi e lui in ginocchio, cercò il calore occulto tra i suoi seni, fragranza di legno, mandorla e cannella; le sciolse i lacci dei sandali e apparvero quei piedi da bambina, che accarezzò riconoscendoli, perché li aveva sognati innocenti e lievi. Le aprì la cerniera dei pantaloni e li abbassò scoprendo la tersa via del ventre, l’ombra dell’ombelico., la lunga linea della schiena che percorse con dita fervide, le cosce salde coperte da un’impalpabile peluria dorata. La vide nuda contro l’infinito e con le labbra ne tracciò le vie, ne scavò i solchi, salì le colline, percorse le valli e così disegnò le mappe necessarie della sua geografia. Pure lei si inginocchiò e muovendo il capo danzarono le scure sue ciocche sulle sue spalle, smarrite nel colore della notte. Quando Francisco si tolse gli abiti furono come il primo uomo e la prima donna, prima del segreto originale. Non c’era posto per altri, lontano si trovavano la bruttura del mondo o l’imminenza della fine, esisteva solo la luce di quell’incontro….”  (Continua al prossimo post)