Patchwork

Post N° 77


ISABEL ALLENDE "D'AMORE E OMBRA"
(Continua dal messaggio n° 76)http://www.youtube.com/watch?v=LHXyPTmliNs“….Irene non aveva mai amato così, ignorava quell’abbandono senza limiti, timori né riserve, non ricordava di aver provato tanto piacere, comunicazione profonda, reciprocità. Stupita, scopriva la forma nuova e sorprendente del corpo del suo amico, il calore, il gusto, l’aroma, lo esplorava conquistandolo a palmo a palmo, seminandolo di carezze appena inventate. Mai aveva goduto con tanta allegria la festa dei sensi, prendimi, possiedimi, accoglimi, perché così, nello stesso modo, ti prendo, ti possiedo, ti accolgo io. Gli nascose il viso nel petto aspirandone il tepore della pelle, ma lui la scostò lievemente per guardarla. Lo specchio nero e risplendente degli occhi le restituì la sua stessa immagine rabbellita dall’amore spartito. Un passo dopo l’altro iniziarono le fasi di un rito imperituro. Lei lo accolse,  e lui si abbandonò, immergendosi nei suoi più privati giardini, prevenendo ognuno il ritmo dell’altro, avanzando verso la stessa meta. Francisco sorrise in completa gioia, perché aveva trovato la donna inseguita nelle sue fantasie fin dall’adolescenza e ricercata in ogni corpo per lunghi anni: l’amica, la sorella, l’amante, la compagna. A lungo, senza fretta, nella pace della notte abitò in lei indugiando sulla soglia di ogni sensazione, saltando il piacere,impadronendosene nel tempo stesso in cui si abbandonava. Molto dopo, quando sentì il corpo di lei vibrare come un delicato strumento e un profondo sospiro le uscì dalle labbra per alimentare le sue, una formidabile scossa gli esplose nel ventre e la forza di quel torrente lo scrollò, inondando Irene di acque felici.        Rimasero strettamente avvinti in un tranquillo riposo, scoprendo l’amore in pienezza, respirando e palpitando all’unisono fin quando l’intimità non rinnovò il desiderio. Lei lo sentì di nuovo crescere dentro di sé e gli cercò le labbra in un interminabile bacio. Col cielo per testimone, graffiati dai sassi, coperti di polvere e di foglie secche schiacciate nel disordine dell’amore, premiati da un interminabile ardore, da una travolgente passione, ruzzarono sotto la luna finchè  l’anima non si dileguò fra sospiri e sudori e morirono, infine, abbracciati, con le labbra unite, sognando lo stesso sogno. Avevano iniziato un inesorabile viaggio.        Si svegliarono alle prime luci del mattino e fra lo schiamazzo dei passeri, abbagliati dall’incontro dei corpi e dalla complicità dello spirito. Allora ricordarono il cadavere nella miniera e riacquistarono il senso della realtà. Con l’arroganza dell’amore spartito, ma ancora tremanti e stupiti, si vestirono, salirono sulla motocicletta e ripercorsero il cammino verso la casa dei Ranquileo.”