Patchwork

Post N° 102


MULTINAZIONALI FARMACEUTICHE E MERCIFICAZIONE DELLA VITA
Che le società multinazionali “governino” ormai sempre più sfacciatamente il commercio mondiale, è ormai un dato di fatto fuori discussione. Ho usato il virgolettato per mettere in risalto quale e quanta sia la loro potenza, se oggi, direttamente o indirettamente, le scelte di politica economica dei vari stati, e della stessa UE, vengono condizionate dalla multinazionali. Vogliamo parlare delle multinazionali farmaceutiche? Nel 2003 ancora una volta le 10 più grandi imprese , Pfizer+Pharmacia, Glaxo Smith Kline, Merck & Co., Bristol-Myers Squibb, AstraZeneca, Aventis, Johnson & Johnson, Novartis, Wyeth, Eli Lilly si accaparravano un incredibile 58,4% del mercato farmaceutico mondiale, per un valore di 322 miliardi di dollari. Il capitolo sugli “Aspetti della Proprietà Intellettuale relativi al Commercio” (TRIPs) è stato preparato e praticamente imposto all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), con la conseguente brevettabilità degli esseri viventi in tutto il mondo. Non solo vengono resi illegali la produzione e il commercio di farmaci generici, ma si arriva ad una vera e propria privatizzazione del patrimonio genetico e del sapere collettivo delle popolazioni indigene del sud, risorse gratuitamente a disposizione delle multinazionali che le sfruttano per produrre farmaci e incamerare guadagni. Ad esempio, ai danni del Messico si è consumato il cosiddetto “ICBG Zone Aride”. Si tratta di un accordo trilaterale che ha coinvolto il Giardino Botanico della UNAM, l’Università dell’Arizona, l’impresa Wyeth (la nona del mondo) e il governo degli Stati Uniti, che provvede al suo finanziamento ormai da un decennio. E sono stati proprio gli USA a proporre che, in base alla legge Speciale 301 degli Stati Uniti (rappresaglie commerciali), nella"lista prioritaria di paesi sotto osservazione" venisse incluso anche il Messico, responsabile, fra l’altro , proprio dell’aumento di approvazioni di farmaci generici. Stiamo parlando di  privilegi e diritti monopolistici di tutte quelle imprese che fanno parte del  PhRMA (Pharmaceutical Research and Manufacturers of America), un’associazione che esercita un peso politico su governi e organizzazioni internazionali come l’Organizzazione Mondiale della Salute e l’OMC. Come si può facilmente comprendere, la possibilità di brevettare gli esseri viventi e i loro geni comporta un inaudito stravolgimento di valori e una mercificazione della stessa vita. Questi brevetti su organismi viventi, non solo geneticamente modificati, negli Stati Uniti e in Giappone possono già venire richiesti, come può essere richiesta la brevettabilità anche di un gene umano, semplicemente descritto pur senza averne ancora identificato la funzione.Ma la stessa direttiva europea 98/44CE consente che geni viventi, quelli umani compresi, possano diventare oggetto di commercio e questo nonostante qualche cautela puramente fittizia e determinate condizioni necessarie per l’acquisizione di un brevetto. Da parte di una società americana si è arrivati a presentare richieste di brevetto per batteri pericolosi, come quello responsabile della meningite. E questo per garantirsi cospicue royalties, nella eventualità che da tali batteri si possano ricavare dei vaccini. È facile intuire, in tale evenienza,   quali livelli di prezzo potrebbe comportare il costo della cura. In un residuo sussulto di dignità, potremmo almeno tentare di domandare a noi stessi se tali modificazioni epocali, con il loro carattere ormai globale, possano venire tranquillamente abbandonati solo alla fredda logica del mercato?