Patchwork

Post N° 144


CIBO COME CULTURA
Il parlare di cibo non può e non deve rappresentare semplicemente l’occasione per parlare di un momento di evasione fine a se stesso e avulso dal resto della nostra vita. In un discorso sul turismo,  ad esempio, non si può dimenticare che il cibo stesso non è solo un bisogno fisiologico, ma è anche civiltà e cultura e che, in quanto tale, è da sempre uno dei temi principali in qualsiasi forma d'arte. Due notevoli  incisioni su rame di Alexander Bruegel, artista olandese del XVI sec., ci mostrano il cibo che si manifesta come metafora sociale, nella  dimensione orale e in  quella ontologica dell'uomo, che sono stupendamente rappresentate nelle opere “la cucina magra”, “La cucina grassa” e “La Gola”, disegno appartenente alla serie dei vizi capitali, nelle quali il cibo diviene una sontuosa metafora cosmica. Ma perché, dopo tanti anni, queste opere sono ancora capaci di fare parte della nostra cultura, parlando ancora alla nostra intelligenza e stimolando ancora le nostre più intime sensazioni? Forse sembrerà un paradosso eppure tutto questo accade perché l’arte di Bruegel, come in generale tutta l’arte, ha la caratteristica fondamentale di non essere “attuale”. E, se lo fosse, non sarebbe altro che fenomenologia della realtà, del presente, espressione banale e scontata di qualcosa di effimero, di un fatto solo di apparenza, di moda, che le farebbe perdere una delle connotazioni irripetibili e proprie dell’arte, quella cioè di riuscire a superare con tutti i suoi diversi linguaggi il tempo e lo spazio, per tendere verso l’eternità. [continua...]