Patchwork

Ma quanto è difficile trovare un buon libro da leggere!


È  sempre più difficile, almeno per me, trovare in libreria o in biblioteca qualche buon libro da leggere. Anche gli ultimi due titoli, i primi di queste vacanze  sui quali è caduta la mia attenzione, mi hanno lasciato non dico deluso, ma indifferente sì. E la differenza non è poi tanta!. Il primo dei due libri si intitola “La misura del mondo” ed è stato scritto da Daniel Kehlmann. Edito nel maggio del 2006, nella collana “I narratori”, della Giangiacomo Feltrinelli Editore,  “La misura dl mondo” ha  immediatamente avuto, almeno così pare, un notevole successo di critica e di pubblico, riuscendo nell’impresa, non di poco conto, di scalzare dalle classifiche tedesche perfino l’ultimo Harry Potter. In copertina viene presentato come “un gioco raffinato di fatti e finzioni, un romanzo di avventura filosofico di rara fantasia, forza e ironia.” Intanto non ho capito cosa c’entrino fatti, finzioni  e avventura, con la filosofia. Anche fantasia forza e ironia, per altro secondo me poco o nulla presenti, hanno ben poco a che fare con la filosofia e il libro, a pure ben poco a che fare con ciò che un romanzo dovrebbe essere. I protagonisti, siamo verso la fine del diciottesimo secolo, sono due personaggi storici come il matematico e astronomo Carl Friedrich Gauss, e Alexander von Humboldt, l’inventore della geografia moderna. Più che come un romanzo, il libro potrebbe essere letto e accettato come una sorta di sintesi biografica della vita di questi due grandi scienziati, lasciando perdere giudizi come “smagliante esempio di narrazione”, “Daniel Kelhmann, spirito di osservazione e favolosi dialoghi”, “Un grandissimo libro, un colpo di genio” e altre piacevoli amenità che non trovano riscontro nella lettura attenta del testo.Il secondo libro si intitola “Due fratelli”, dello scrittore brasiliano Milton Hatoum, edito nel 2005, Tropea Editore, per il Gruppo Editoriale “Il Saggiatore”, e definito, da una commissione di giornalisti e di critici letterari brasiliani, come la migliore opera narrativa del paese negli ultimi quindici anni. Al contrario del precedente, questo è un vero e proprio romanzo, sviluppato con buona professionalità e con una “scrittura” magari anche interessante, ma certo poco coinvolgente sul piano emotivo e su quello delle suggestioni. Il dramma familiare narrato è certo intenso e drammatico, ma i personaggi sono solo “piccoli” uomini e “piccole” donne, con una statura morale poco comprensibile e, comunque, poco accettabile. Un padre, Halim, incapace di dare alla propria  famiglia, unità e armonia, una madre e una figlia morbosamente e insensatamente legate al destino rispettivamente del figlio e del fratello, Omar, uno dei gemelli, scapestrato e inconcludente personaggio che consumerà inutilmente la propria vita, come inutilmente l’avranno consumata il padre, la madre e la sorella. L’altro gemello, Yaqub, che pure avrebbe potuto essere “portatore sano” di una interessante positività, viene invece annichilito anch’esso dalla penna di uno scrittore, sicuramente importante, ma comunque incapace di trasmetterci il senso di vite che si sono spese tutte in modo così negativo e mortificante, senza una benché minima apertura alla speranza nel futuro, non solo per la famiglia dei protagonisti, ma anche per una città in rovina e per la società di un paese nel quale i valori tradizionali sono  condannati, senza apparenti alternative, ad una irrimediabile dissoluzione.