Patchwork

I Francesi, gli Italiani e l'Europa.


 L'attivismo europeo di SarkozyL'assordante silenzio dei politiciitaliani.
    Dopo un anno di governo della sinistra gli italiani vorrebbero comprendere quali importanti riforme siano state realizzate per fare uscire il Paese dalle secche di una crisi che diventa sempre più preoccupante. Nel frattempo è stata aumentata una manciata di nuove tasse e ai barbieri è stato consentito di modificare a loro piacimento il giorno della chiusura settimanale. Con i tassisti la fantomatica liberalizzazione ha avuto l’unico risultato di portare ad un aumento delle tariffe e l’aumento di pochi euro, effettuato su un certo numero di pensioni minime, ha il sapore amaro di una autentica, ironica presa in giro. Per quanto riguarda tutto il resto il governo sta lentamente e irrimediabilmente affondando in un pantano di inefficienza e di ridicolo, con atteggiamenti che ricordano molto da vicino un vero e proprio accanimento terapeutico, nel tentativo di tenere in vita una colazione alla quale, per dignità umana e per rispetto degli elettori, dovrebbe essere invece consentito di esalare in santa pace, e con buona pace di tutti, l’ultimo respiro.Nel frattempo il presidente francese Sarkosy si muove in Europa. E come si muove! La sua partecipazione alla riunione dei Ministri delle Finanze dell’euro ha rappresentato un’iniziativa che non trova precedenti e Sarkosy ne ha approfittato per chiedere l’autorizzazione a spendere “qualche soldo in più” per rimettere in sesto una Francia con qualche problema di troppo. Per  ottenere il beneplacito delle autorità monetarie europee gli italiani sarebbero stati capaci di arrampicarsi sugli specchi, avrebbero fatto balenare proposte di strani e poco comprensibili marchingegni contabili, che, in definitiva avrebbero lasciato le cose come stavano, rimandando al domani qualsiasi abbozzo di riforma.Non così Sarkosy, il quale, solo quattro giorni dopo, si dimostrava capace di rimuovere lo scetticismo con cui la sua proposta era stata accolta, eliminando di fatto le 35 ore. E non attraverso un aumento dell’orario di lavoro, ma con elevatissimi incentivi a lavorare di più, ricevendone un surplus di salario non tassato, e con l’esenzione, per le imprese, dal versamento di alcun contributo. Sarkosy ha inoltre provveduto a prevedere, come passo successivo, l’ unificazione  del mercato del lavoro, attraverso l’eliminazione  sia dei contratti a tempo determinato che di quelli a tempo indeterminato, e facendo partire tutti da una condizione di precariato iniziale, con la prospettiva (sicuramente non all’italiana) di una trasformazione graduale, via via sempre più stabile, sulla base del verificato buon funzionamento dei rapporti fra impresa e lavoratore. E l’Italia? Anche l’Italia si è appellata alla “comprensione” dell’Europa, ma con quali obiettivi? Portare da 60 a 57 anni l’età minima per andare in pensione! E non basta. L’Europa dovrebbe chiudere non uno, ma ambedue gli occhi, sui circa 20 miliardi di euro da spendere nel 2008, e prima di tutto per gli aumenti concessi ai dipendenti pubblici.E Sarkozy? Per le  ambizioni  federaliste dell’Europa il “de profundis” è arrivato nel Consiglio Europeo di giugno, quando, con il beneplacito di Sarkozy e di Angela Merkel, è stato battezzato un nuovo trattato minimalista sì, ma almeno in grado di garantire la sopravvivenza dell’Europa.Magnanimità gratuita del Presidente francese? Non proprio, dato il forte segnale politico mandato da Sarkozy, con la sua richiesta di abolizione della concorrenza, uno degli obiettivi principali dell’UE.E Roma che dice? A Roma esiste un governo presieduto da un ex presidente  della Commissione Europea. Nei suoi cinque anni europei Prodi aveva fatto valere con decisione il principio della concorrenza e del divieto degli aiuti di stato. Ebbene, qualcuno ha sentito, in proposito, anche un solo straccio di commento da parte del nostro Presidente del Consiglio?Ma Sarkozy ha preso anche un’altra iniziativa di non lieve portata, per le conseguenze che potrebbe avere sulla politica monetaria europea. Sarkozy intende «dialogare con la Banca centrale europea per dotare l'euro di una strategia monetaria e di una politica del tasso di cambio». Il che, in parole povere, rappresenta più di una minaccia per l’autonomia della Bce, tantopiù che lo stesso Sarkozy ha convinto i 27 Paesi dell' Ue a sostenere la candidatura della francese Dominique Strauss Kahn alla direzione generale del Fondo Monetario Internazionale. I tedeschi sono prontamente insorti in difesa della Bce. E gli italiani? Il nostro governo si fa notare, ancora una volta per il suo assordante silenzio, e la sua perdurante, colpevole latitanza darà non pochi problemi al successore di Romano Prodi.