Patchwork

Post N° 498


ROMAIN SCENA AL FORO ITALICOGIORGIO ALBERTAZZI“IL DIARIO DI ADRIANO”
Il 4 luglio Giorgio Albertazzi, che non ha certo bisogno di una mia presentazione, è stato impegnato, allo Stadio della Pallacorda del Foro Italico, in una sorta di conversazione,“Il diario di Adriano”, su uno spettacolo ormai “cult” della drammaturgia contemporanea,vale a dire “Memorie di Adriano”, tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice Marguerite Yourcenar.Ma da quali caratteristiche dell’imperatore, il pubblico è stato attratto? Sentiamo Albertazzi:”Le vicende private non bastano a giustificare il grande amore del pubblico nei suoi confronti. Vorremmo essere come lui, tutti artisti e tutti cultori della bellezza senza ostentazione. L’imperatore era un artista senza sapere di esserlo, è vissuto da uomo libero e ha reso civile ciò che civile non era. È sentito come un nostro contemporaneo che dà corpo a un sogno di libertà e di bellezza.”Nella primavera o nell’autunno del 2008 lo spettacolo verrà portato in scena a New York. Ho approfittato di questa circostanza per rileggermi il romanzo della Yourcenar, edito nell’ormai lontano 1951, ma capace di offrire sempre nuovi stimoli alla riflessione, capace di fare vivere al lettore sempre nuove inattese, gradite e forti emozioni. Particolarmente bello è stato, ad esempio, soffermarmi proprio sulla parte finale del romanzo, su quella poesia straordinaria, realmente scritta dall’imperatore:” "Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t'appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai più... Cerchiamo d'entrare nella morte a occhi aperti...".Ma non meno bello è stato “incontrarsi” ancora una volta, e pur dopo svariate riletture, con l’amore di Adriano per il giovane Antinoo, un amore che di Adriano aveva prima illuminato l’esistenza, per poi gettarlo nella disperazione più distruttiva e sconvolgente con il suicidio dell’amato, che l’imperatore farà assurgere a divinità, ma che, con la propria morte, getterà Adriano nella più profonda e inconsolabile disperazione di sopravvissuto, come egli stesso affermò di sentirsi, anche se a fargli superare la sofferenza delle passioni interverranno, ancora una volta, il senso del dovere e dello stato.In conclusione, una lettura che consiglio a chi ancora non avesse avuto la fortuna di poter sfogliare le pagine di questo romanzo indimenticabile, di questo straordinario dipinto che ci mostra il lento, impietoso consumarsi  della vita di un uomo, capace, con le proprie opere e con il proprio pensiero, di superare gli angusti confini della propria epoca, “attraversando” il tempo e giungendo fino a noi, per andare oltre noi, integro, esemplarmente unico, ed eterno verso il futuro.