Patchwork

Ma quand'è cheil tempo si ferma?


Dicono che quando incontri l'amore della tua vita, il tempo si ferma....
_______________________________Il tempo non passa mai quando viviamo nell’ansia di un’attesa, non passava mai quando si aspettava che la scuola finisse per andare in vacanza, quando si aspettava Natale, il tempo non passa mai quando si aspetta che il sabato arrivi con la sua garrula promessa di festa che, tuttavia, rivelerà ben presto la sua brevità. “Questo di sette è il più gradito giorno, pien di speme e di gioia: diman tristezza e noia recheran l'ore, ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno.” Ma perchè il tempo dovrebbe fermarsi proprio quando un uomo o una donna hanno  finalmente trovato l’amore? Io penso che, invece, è nell’attesa dell’amore che il tempo si ferma ed è proprio questo fermarsi apparente del tempo, che consente a ciascuno di noi, a nostra volta, di soffermarci a sognare, a immaginare come tutto sarà, quando tutto accadrà. Ce lo ricorda ancora il Leopardi, “Garzoncello scherzoso, cotesta età fiorita è come un giorno d'allegrezza pieno, giorno chiaro, sereno, che precorre alla festa di tua vita. Godi, fanciullo mio; stato soave, stagion lieta è cotesta. Altro dirti non vo'; ma la tua festa ch'anco tardi a venir non ti sia grave.” Purtroppo è proprio dopo averlo incontrato, questo tanto atteso e desiderato amore, che il tempo pare correre a doppia velocità….Dopo di allora la vita scorre ineluttabile, giorno dopo giorno, senza mai consentirti di volgerci indietro a riguardare il passato, a rimeditarlo, a metabolizzarne gli aspetti negativi e a valorizzarne, recuperandolo e sublimandolo, quanto di positivo e di esaltante abbiamo vissuto. Perché, in fondo, la parte migliore della nostra vita è sempre quella che ci lasciamo alle spalle, quella che non era ancora turbata dalla condanna della noia, dalla consuetudine monotona della  "routine" quotidiana, dall’ossessione della carriera,dal male di vivere in un mondo ingiusto, irresposabile, violento e povero di valori,quella parte della nostra vita che non era ancora come prigioniera del terrore e dall’angoscia delle malattie e della morte. Ah! Come, se lo potessi, vorrei tornare ai vent’anni,  ad allora, quando mi sentivo forte e quasi invincibile, quando volevo sfidare il mondo per tentare di cambiarlo e di farlo diventare migliore. Oggi no! Oggi rimane solo l’amarezza di non esserci riusciti e di lasciare ai nostri figli un mondo, tutto sommato, peggiore di quello che a noi hanno lasciato i nostri genitori, ma che da giovani disprezzavamo e che oggi in qualche modo rimpiangiamo. Non per l’abbondanza delle risorse, che allora erano poche, ma alle quali forse eravamo capaci di attribuire un diverso valore, non per questo, ma per i valori che in quel mondo erano ancora possibili e che oggi sono stati travolti dal consumismo, dal carrierismo, dall’arrivismo, dal bieco cinismo con cui milioni di esseri umani vengono discriminati, abbandonati a se stessi a morire di fame, di sete di malattie e d’ignoranza e di assurde, incredibili, indegne violenze. Un mondo che ha smarrito la propria identità e le proprie radici. Allora era ancora possibile sognare senza che la mancata realizzazione dei nostri sogni travolgesse anche la nostra vita. E l’amore era ancora amore, amore che durava nel tempo, e che nel tempo si temprava e diventava sempre più teneramente adulto, mantenendo intatto,dentro ciascuno di noi, il “fanciullino” che eravamo stati.