Patchwork

Anche questoè Neruda


“Canto general”, è il libro di Neruda che può venire considerato come il più ampio poema sinfonico d’America.Ed è una  poesia che rappresenta una pietra miliare e forse una vetta. In essa anche  i pochi versi personali del finale, per quanto inferiori, emanano grandezza.Lascio ai sindacatidel rame, del carbone e del salnitrola mia casa sul mare d’Isla Negra.Voglio che lì riposino i vessati figlidella mia patria, saccheggiata da asce e traditori,dissipata nel suo sacro sangue,consumata in vulcanici brandelli....Lascio i miei vecchi libri, raccolti negli angoli del mondo, veneratinella loro tipografia maestosa,ai nuovi poeti d’America,a quanti un giornofileranno nel roco telaio interrottole significanze di domani.……………………………Termino qui.Questa parola nascerà di nuovo,chissà in un altro tempo senza pene,senza le impure fibre che attaccarononere vegetazioni al canto mio,e di nuovo su in alto starà ardendoil mio cuore infuocato e stellato.Così termina il libro, qui vi lascioquesto mio Canto Generale scrittonella persecuzione cantando, sottole ali clandestine della patria.Oggi, 5 febbraio di quest’anno1949, in Cile, a “Godomarde Chena”, alcuni mesi primadei miei quarantacinque anni d’età.Si conclude, con questo finale, il libro più eccelso dell’America poetica. Una moderna epica, capace di sublimare attraverso il magico mistero della poesia tutto il bene e tutto il male della grande patria. Lo spazio disponibile, nel quale le ali del poeta sanno magistralmente dispiegarsi, è tutto per la lotta, come in La araucana (1569-1589) del suo geniale predecessore, il soldato e poeta spagnolo Alonso de Ercilla y Zúñiga (1533-1594), che scrisse questo grande poema epico sulla conquista del Cile e sulla violenta repressione della rivolta del popolo araucano da parte degli spagnoli.