Patchwork

SHALOMSALAM


DUE DONNE PER LA PACEUna convivenza possibile.
Mi domando se, in questi tempi difficili, per il mondo e per ciascuno di noi, sia credibile il tentativo di convivere nella pace, nella giustizia, nel rispetto dei diritti umani, in un’equa distribuzione delle risorse.Io penso che il tentativo possa avere buone probabilità di successo, ma solo a condizione che ci si voglia davvero conoscere e comprendere  vicendevolemente.Purtroppo sono poche  al mondo le persone disposte a mettersi in gioco nell’applicazione, nel rispetto e nella condivisione di questi valori. Ma l’esperienza dell’israeliana  Angelica Edna Calò Livnè e della palestinese  Samar Sahar ci testimonia con i fatti un’amicizia che è diventata il simbolo di una pace ancora lontana come evento politico, ma che già esiste nel cuore di tante persone di buona volontà.Samar Sahbar è una cristiana di 42 anni che, in una grande casa a Betania, ha deciso di accogliere 108 bambini orfani o abbandonati dalle loro famiglie. I bambini sono prevalentemente di religione musulmana, ma lei riesce ad essere, indifferentemente, la “mamma” di tutti.La “casa” è stata chiamata”Jeel al Amal” (Generazione della Speranza), e accanto ad essa c’è anche una scuola che accoglie più di 300 ragazzi palestinesi.Betania, dove si trova la tomba di Lazzaro, è in territorio palestinese e il muro fatto innalzare dal governo israeliano simboleggia una frattura che, ormai, rischia di diventare insanabile.Samar Sahhar, palestinese cristiana, è nata a Gerusalemme Est, ha frequentato l'Università di Betlemme (management), ha seguito corsi in discipline educative in Inghilterra. Nel 1995 ha partecipato al “Colombus International Program” negli USA con un gruppo di palestinesi in missione di pace in Ohio.Ha ricevuto speciali riconoscimenti per il contributo dato al dialogo tra i due popoli, ed ha dedicato la sua vita a lavorare con i bambini. Ha seguito le orme dei genitori, fondatori della “Jeel-Al-Amal home” di Betania, che è diventata la più grande e più importante istituzione di aiuto all'infanzia in Palestina. Ha fondato anche la “Lazarus Home For Girls”, per aiutare le bambine orfane e le donne in difficoltà ed ha creato a Betania un negozio di fornaio per fare in modo che le donne israeliane e palestinesi potessero fare insieme il pane per la pace.Angelica Calò Livnè è nata a Roma nel 1955 da un'antica famiglia ebraica e dall'età di 20 anni vive in Israele, in un Kibbuz al confine con il Libano. È coniugata ed ha quattro figli maschi. Nel corso degli anni ha insegnato in scuole multiculturali, in scuole per ragazzi emarginati ed espulsi dal corso normale degli studi; ha insegnato anche all'Università collaborando a progetti miranti a far raccontare agli anziani la loro storia ai giovani.Si considera un’ “Educatrice alla pace attraverso le arti” e per questo ha dato vita alla Fondazione Bereshit. Ha allestito con il Teatro Comunitario della Galilea (la compagnia teatrale dell’Arcobaleno composta di ragazzi ebrei, cristiani, musulmani, arabi, drusi) uno spettacolo di mimo e danze che racconta cosa passa per la mente di un adolescente che vive in un paese in guerra. Angelica è convinta che l'educazione sia il mezzo più importante per costruire la pace, che Ebrei ed Arabi possono vivere insieme.Per gli scettici, capaci solo di sorridere ironicamente beffardi,  Samar ha una storiella: «Un uomo vide un uccellino steso sul dorso. "Perché stai così?", gli chiese. E quello: "Ho sentito che oggi Dio scaglierà il cielo sulla terra, sto cercando di proteggere la terra". L'uomo rise: "Sul serio? Cerchi di salvare la terra con le tue minuscole zampette?". L'uccellino rispose: "Io voglio fare del mio meglio!"».Ad ambedue,  il 22 maggio 2004  è stato consegnato "Il premio per la Pace" di Assisi, alla vigilia delle celebrazioni per i 750 anni della Basilica di San Francesco.Se in tanti  avessimo  il coraggio di stenderci anche noi sul dorso, come quell’uccellino, forse la speranza di quello che per ora è solo un bellissimo sogno, potrebbe, un giorno non troppo lontano, diventare realtà.