Patchwork

GIORGIO GABER


Una canzone d'amore. Una canzone sull'amore.
Era il teatro, la sua vita, e sarà proprio il teatro a consentirgli, dopo un lungo impegno politico, di ripiegarsi sull’io, per indagare sui sentimenti, per cercare di dare e di darsi una spiegazione sui tanti misteri delle tante emozioni umane. E forse sono proprio le sue prove teatrali che gli consentirono di  raggiungere  il punto più alto della sua vita d'artista. Il Gaber che, anni prima, cantava   “Libertà e partecipazione”, ora si chiede come si può amare senza retorica, come si può trasformare l'amore in qualcosa che "Non sia una farfalla che si posa di fiore in fiore", ma diventi davvero "Terra e materia..., cosa". Forse la sola risposta è affidarsi ai piccoli spostamenti del cuore. Ma chi può dire di avere davvero   una risposta per un amore che finisce, come dirà nelle parole de “Il dilemma”,  la sua canzone probabilmente più bella?IL DILEMMAdal Recital "Anni affollati" di Gaber-Luporini (1981)In una spiaggia poco serena camminavano un uomo e una donnae su di loro la vasta ombra di un dilemma;l'uomo era forse più audace, più stupido e conquistatore,la donna aveva perdonato, non senza dolore.Il dilemma era quello di sempre, un dilemma elementare:se aveva o non aveva senso il loro amore.In una casa a picco sul mare vivevano un uomo e una donnae su di loro la vasta ombra di un dilemma;l'uomo è un animale quieto se vive nella sua tana,la donna non si sa se è ingannevole o divina.Il dilemma rappresenta l'equilibrio delle forze in campo,perché l'amore e il litigio sono le forme del nostro tempo.Il loro amore moriva, come quello di tutti,come una cosa normale e ricorrente,perché morire e far morireè un'antica usanza che suole aver la gente.Lui parlava quasi sempre di speranza e di paura,come l'essenza della sua immagine futura;e coltivava la sua smania e cercava la verità,lei lo ascoltava in silenzio, lei forse ce l'aveva già.Anche lui curiosamente come tutti era nato da un ventre,ma purtroppo non se lo ricorda o non lo sa.In un giorno di primavera quando lei non lo guardavalui rincorse lo sguardo di una fanciulla nuova.E ancora oggi non si sa se era innocente come un animale,o se era come instupidito dalla vanità;ma stranamente lei si chiese se non fosse un'altra volta il casodi amare e di restar fedele al proprio sposo.Il loro amore moriva, come quello di tutti,con le parole che ognuno sa a memoria,sapevan piangere e soffrire,ma senza dar la colpa all'epoca o alla storia.    Questa voglia di non lasciarsi è difficile da giudicare,non si sa se è una cosa vecchia o se fa piacere;ai momenti di abbandono alternavano le fatichecon la gran tenacia che è propria delle cose antiche.E questo è il succo di questa storia,peraltro senza importanza,che si potrebbe chiamare appunto "resistenza".Forse il ricordo di quel maggio gli insegnò anche nel fallireil senso del dolore, il culto del coraggio;e rifiutarono decisamente le nostre idee di libertà in amore,a questa scelta non si seppero adattare.Non so se dire a questa nostra sceltao a questa nostra nuova sorte,so soltanto che loro si diedero la morte.Il loro amore moriva, come quello di tutti,non per una cosa astratta come la famiglia,loro scelsero la morte per una cosa veracome la famiglia.Io ci vorrei veder più chiaro, rivisitare il loro percorso,le coraggiose battaglie che avevan vinto o perso.Vorrei riuscire a penetrare nel mistero di un uomo e una donna,nell'immenso labirinto di quel dilemma.Forse quel gesto disperato potrebbe anche rivelarecome il segno di qualcosa che stiamo per capire.Il loro amore moriva, come quello di tutti,come una cosa normale e ricorrente,perché morire e far morireè un'antica usanza che suole aver la gente.