Patchwork

8 MARZO - Quando ritorneranno a volare gli aquiloni?


 
 Non è tempo di festeggiamenti, ma è tempo di riflessioni.In questo giorno, diventato ormai più che altro una ulteriore celebrazione di un consumismo privo di contenuti e di valori, io vorrei che davvero potesse iniziare nel mondo un periodo nuovo per l’universo femminile. Un periodo prodigo di cambiamenti positivi per l’umanità, e per le donne in particolare.  Oggi io desidero testimoniare, con la pubblicazione di questo post,  il mio sostegno, pieno e consapevole, all’antifondamentalismo e a tutti i movimenti di donne per la democrazia. Desidero  dedicare questo mio semplice  messaggio a tutte le donne, ma, soprattutto,  a tutte quelle che combattono per vedere riconosciuti  i loro diritti fondamentali sotto regimi oppressivi e, in particolare, voglio ricordare la figura di Malalai Joya, una  giovane donna afghana  di 25 anni, originaria della provincia di Farah, che, durante una riunione della Loya Jirga (Grande Assemblea) per discutere la nuova costituzione, ha detto quello che nessuno, fino ad allora, aveva mai osato dire, ovvero che molti dei rappresentanti alla Jirga sono criminali e dovrebbero essere giudicati da un tribunale internazionale. Malalay Joya è stata  parlamentare nel governo Karzay,  ed è uno dei pochissimi deputati che ha osato sfidare apertamente i signori della guerra, denunciandoli per quello che sono: “Criminali, fratelli gemelli dei Taliban”. Per questo è stata espulsa dalk parlamento. Minacciata di morte, Malalay è stata costretta a spostarsi sotto scorta, ma il coraggio della denuncia è stato sempre unito alla fiducia nel futuro e alla speranza che l'Afghanistan non venisse lasciato da solo a combattere contro il ritorno al passato.  Purtroppo negli ultimi anni non si sono verificati cambiamenti sostanziali nella condizione delle donne afghane, perché in una nazione controllata dal potere dei signori della guerra nessuna donna potrà mai usufruire delle libertà fondamentali, e, nonostante la propaganda di certi media occidentali, per le donne afghane non c’è stata finora nessuna liberazione, ma, anzi, ancora oggi decine di loro scelgono il suicidio, incapaci di sostenere   le innumerevoli pressioni esercitate su di loro in una società dove a dominare su tutto e su tutti è solo il potere maschile. La stessa Malalay  è stata chiamata “prostituta” “infedele” e “comunista”, ma lei, nonostante le minacce di morte che le sono state rivolte,  non ha mai accettato di ritrattare le proprie dichiarazioni. In una  intervista di qualche tempo fa questa donna coraggiosa ha dichiarato:” La verità finalmente detta ha scatenato indignazione nei freddi cuori dei fondamentalisti, abituati a donne silenti sotto la degradante cappa dei loro burqa. Ma io non starò mai più zitta all'ombra dell'intimidazione. Io sono solo un simbolo della lotta della mia gente e una serva della causa. E se sarò uccisa per ciò in cui credo, allora fate che il mio sangue sia un faro per l'emancipazione e le mie parole un paradigma rivoluzionario per le generazioni a venire, che continueranno nel cammino lasciato da Malalai di Maiwand, da Meena, da Maheed, da Wajiha e da altre grandi donne della nostra storia, che hanno sacrificato la loro vita per ciò in cui credevano.” Oggi Malalai è un nome nel quale è racchiuso il dramma delle donne e delle bambine afgane, vittime di stupri e di violenze, vittime della negazione dei diritti umani. È il nome della forza, è il nome  della speranza.Quando ritorneranno a volare gli aquiloni? 
           Malalai Joya