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Tempi di crisi. Ma quanti sprechi nel carrello della spesa!


 
 Mi sono deciso a parlare di questo argomento perché ogni volta che in televisione o alla radio o sui giornali si affronta questo problema, secondo me lo si affronta in modo non corretto e deviante.Mi spiego. Perché si afferma che, per mangiare, un single spende, in proporzione,  più, ad esempio di una coppia di conviventi? Perché non si trovano le monoporzioni? Per la mancanza di formati adeguati? Perché molto di quanto compra finisce nel cassonetto della spazzatura?No! È vero che spende di più, ma spende di più e spreca di più solo perché non è capace di fare la spesa. Ma per lo stesso motivo possono spendere di più una coppia di conviventi o una famiglia di quattro persone. Leggenda metropolitana? Macchè! Gettiamo nei rifiuti un terzo del cibo prodotto dal paese: 25 milioni di tonnellate di alimenti ogni anno. Una cifra che corrisponde alla metà delle importazioni alimentari dell' intera Africa. E tutto questo in un paese dove si parla di sette milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà, dove si moltiplicano i casi di pensionati che rubano per mangiare, dove tra gli scarti dei mercati ortrofrutticoli a fine giornata si aggirano famiglie col sacchetto per fare la spesa a prezzi stracciati o a costo zero.Ci fotografa così una ricerca della Cia (Confederazione italiana agricoltori), che racconta come 18 milioni di tonnellate di cibo vengono buttate via dalle nostre case, dai negozi, dai ristoranti, dagli hotel, dalle aziende alimentari. Il resto viene distrutto, perso tra le fattorie, i campi e i negozi. Una montagna di cibo "in fumo" che vale più di 30 miliardi di euro. Come dire: il 2 per cento del Pil dritto nella spazzaturaUna lotta contro numeri impressionanti: ogni anno un ipermercato di medie dimensioni getta via 1.500 chilogrammi di generi alimentari invenduti. Nei 450 "iper" italiani ogni anno se ne vanno più di 40 mila tonnellate di cibo ancora commestibile, in grado di sfamare più di 100 mila persone. E il cibo che non si vende ce lo troviamo rincarato sui prezzi.Ce la facciamo a riflettere?È possibile che sia tutta colpa dei single? No, certo. Sicuramente anche i single ci mettono del loro, ma a sprecare siamo tutti, senza distinzione anagrafica alcuna. Si tratta di spreco e solo di spreco. Lo stato di famiglia, poverino, non c’entra per nulla.E quindi  l' obiettivo al quale tutti dobbiamo puntare non è quello di recuperare il cibo che viene buttato nei cassonetti per darlo ai poveri. Ma nemmeno quello di non buttare il cibo nei cassonetti per far fronte ai rincari impazziti di pane latte e ortaggi, mangiandocelo per forza, a costo di schiattare. Dobbiamo sprecare meno, e basta. È un imperativo etico perché il modello di sviluppo che stiamo esportando nel mondo è un modello ormai assolutamente non più sostenibile.E, ritornando a noi, per sprecare meno o non sprecare affatto, cosa dovremmo fare? Una cosa molto semplice, imparare a fare la spesa, calcolando con precisione ciò di cui si ha bisogno e acquistando solo quello, senza lasciarsi sedurre, ad esempio, dalle offerte promozionali, quali, tanto per dirne una, il 3x2, che con l’illusione di risparmiare ci spingono all’acquisto di un quantitativo di prodotto superiore al necessario. Bisogna preparare una  attenta lista della spesa , via via che determinati prodotti stanno per esaurirsi nel frigo, nel freezer o in dispensa. Ed acquistare solo ciò che abbiamo previsto. Non dimentichiamo mai che l’effetto del marketing, la seduzione delle confezioni, i cibi invoglianti, le offerte piazzate strategicamente nei grandi magazzini portano il consumatore a comprare più di quello di cui ha bisogno, a riempire il carrello di cibo di cui non se ne fa nulla, che non fa in tempo a mangiare prima che vada a male. Purtroppo anche nei periodi di crisi le numerosissime offerte, e i  tanti  prezzi sottocosto stimolano irresistibilmente il compratore.Altro problema, di cui si parla e si sparla, sono le confezioni. Molti si chiedono come possa, ad esempio, un anziano che vive solo consumare in pochi giorni un litro di latte. Può. Una tazza a colazione e una tazza per cena non sono troppe per  un anziano, e quel litro di latte in due o tre giorni viene consumato. In frigo una confezione di latte, una volta aperta, può venire conservata tranquillamente per due o tre giorni, senza che la qualità e la genuinità del prodotto vengano minimamente intaccate. Una confezione di burro da 200 grammi, una volta aperta, può conservarsi tranquillamente in frigo per oltre un mese. Una bottiglia d’olio extravergine può venire consumata in un paio di mesi, una confezione di pasta da 500 grammi può bastare ad una persona sola per una settimana, ma se volesse cambiare formato e iniziare un’altra confezione, dobbiamo sapere che la pasta, conservata in luogo asciutto, dentro il suo imballo di cartone o in appositi contenitori di plastica, non deperisce certo se la facciamo attendere anche per qualche mese. Lo stesso ragionamento vale per il riso. E ricordiamoci di utilizzare la bilancia. Cento grammi di pasta e anche solo settanta di riso  sono sufficienti per una persona sola. E per la carne? Cosa s’intende per “monoporzione”? In ogni supermercato esiste da sempre la carne confezionata in vaschette di polistirolo termoformato, ricoperte di plastica trasparente, che consente di valutare sia la qualità che la quantità del prodotto. Ne esistono di peso diverso, ma non si tratta quasi mai di tre o al massimo quattro fettine di carne o di fegato, consumabili da una persona sola tra pranzo e cena, oppure anche in due giorni. Siamo sicuri che una maggiore disponibilità di prodotti monodose possa davvero contribuire a eliminare gli sprechi? No, non possiamo esserlo, e non possiamo esserlo perché lo spreco è un fatto etico, un fatto emotivo, un fatto che dipende solo dalla nostra incapacità di effettuare correttamente i nostri acquisti. E questa incapacità prescinde nel modo più assoluto dalla tipologia delle confezioni presenti nei centri commerciali. In poche parole, il problema fondamentale consiste nel riuscire ad acquistare solo ciò che si desidera consumare a breve termine, variando l’alimentazione, certamente, ma evitando di tenere aperte dentro il frigo confezioni di decine di prodotti dei quali alla fine non riusciremo più, inevitabilmente, a controllare il consumo, mettendo anche a repentaglio, con la presenza di generi alimentari ormai guasti l’igiene del nostro prezioso, fidato  elettrodomestico.Ricordiamolo. Spese frammentate e più contenute, niente eccessi nel carrello, meno rigorosità sulle date di scadenza, ricorso a tutte le forme che accorciano la filiera e limitano anche i costi di trasporto. Finora questa è stata una strada intrapresa da pochi e per necessità, un percorso che, se la crisi continua, verrà, tuttavia, scelto sempre di più anche dalle famiglie più ricche. Ma l' obiettivo, ripeto, è quello di trasformare questo stile di vita basato sullo spreco  in un comportamento normale. Perché quello con cui dovremo confrontarci tra qualche anno andrà ben oltre una limitata crisi dei consumi per investire irrimediabilmente tutto il pianeta.