Patchwork

INFLUENZA E INFORMAZIONE.


 
In Italia il modo di fare informazione da parte dei mass media è spesso penoso, ai limiti dell’insopportabile. Quando poi arriva anche a fare dei danni è il massimo. Il massimo della stupidità, della mancanza di sensibilità, della mancanza di professionalità da parte di tanti giornalisti, ma anche, e soprattutto, di tanti direttori.Nella incapacità di rivolgersi ai lettori non per “orientarli”, come fanno,  ma solo per “informarli”, come dovrebbero fare, allora si cavalca di tutto e il tutto cavalcato è spesso solo fatto di pettegolezzo e di ciarpame. Quando a fare notizia non è Berlusconi, allora  i titoli della prima pagina diventano  faticosi. E meno male che c’è l’influenza  A.  Mentre il buon Fazio continua a raccomandare la calma perché tanto quella stagionale è molto più pericolosa, stampa, radio e televisione ci bersagliano dalla mattina alla sera con un quotidiano bollettino dei “caduti”. Al 30 ottobre undici vittime e 400.000 mila casi.. Questo il bilancio della nuova influenza in Italia. Dunque l’incidenza dell’influenza A è dello 0,02 per mille, contro lo 0,2 per mille dell’influenza stagionale. Ma allora perché si continua a fare la conta dei morti e dei feriti? Certo, di influenza stagionale l’anno scorso ne sono morti 8mila su 4 milioni di casi, ma l’anno scorso non venivamo informati altrettanto ossessivamente dell’evoluzione della malattia. Se lo avessero fatto avrebbero anche allora creato, diffuso e incrementato quello stato di tensione che non serve a informare, ma solo ad alimentare la tensione e il disagio della gente, se non proprio  a determinare una vera e propria psicosi di massa. Ma è proprio necessario?