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Un lodo Alfano per la Thyssen

Post n°13 pubblicato il 21 Aprile 2009 da idvcollegno


I morti della Thyssen, della Umbria Olii, e in generale tutte

 le vittime di incidenti sul lavoro, vengono uccisi per la

seconda volta da una norma che il governo ha inserito all'articolo

10 bis del decreto legislativo sulla sicurezza sul lavoro.

Nel decreto è stata introdotta una norma per cui, di fatto, i livelli più

alti delle aziende non sono più responsabili di quanto accaduto in

caso di incidente sul lavoro. In questo modo in tutti i processi in corso,

a cominciare dalla quello sui morti alla Thyssen, gli alti dirigenti e i

manager non sono più processabili.

Si tratta di un lodo Alfano applicato al mondo del lavoro. Bisogna

opporsi in tutti i modi a questa norma barbara perché le responsabilità

delle morti bianche non ricadano sulle stesse vittime.


 
 
 

Santoro ha riportato realta'

Post n°12 pubblicato il 16 Aprile 2009 da idvcollegno


Che su Michele Santoro si abbattano pesanti critiche politiche non è una novità ma, mai come nel caso della puntata di Annozero sul terremoto in Abruzzo, queste sono assolutamente ingiuste e ingiustificate.

Il giorno di Pasqua mi è capitato di vedere un servizio del Tg 1 che aveva per protagonista una signora abruzzese a cui il premier aveva promesso di fare avere in tempi brevi la dentierà che aveva perso nella notte del terremoto. E il servizio dava conto del mantenimento della promessa, con l’invio di una speciale equipe di un ospedale romano specializzato nelle cure ortodontiche.

Se giustamente il più importante Tg della Rai ha ritenuto di dover seguire e dare conto a milioni di italiani di un caso così particolare, ma che poteva costituire una nota di ottimismo e speranza in tanto disastro, perché nessuno avrebbe dovuto dare voce alle persone che si trovavano in luoghi dove i soccorsi non sono arrivati, o a coloro che ponevano interrogativi su una mancata prevenzione anche a seguito di denunce e avvertimenti?

Personalmente, come ritengo giusto aver mandato in onda quel servizio del Tg 1, ritengo assolutamente ineccepibile la trasmissione di Santoro e trovo incredibile che si possano prendere in considerazione l’applicazione di sanzioni. Il compito dell’informazione è dare conto della realtà in ogni suo aspetto, sia delle cose positive che di quelle purtroppo negative.

I primi atti della nuova Rai ed in particolare del suo direttore generale sono molto preoccupanti soprattutto per quanto attiene la libertà di informazione. La decisione di sospendere Vauro lascia sconcertati perché in primo luogo non spettava al direttore generale comminarla, ma al Cda, ed in secondo luogo perché tappa la bocca ad una voce caustica e scomoda per molti.

Ci rifiutiamo di pensare che il terremoto in Abruzzo sia stato il pretesto per far pagare a Vauro le tante vignette che in passato hanno suscitato l’ira di esponenti di governo, maggioranza e non solo, ma l’atto posto in essere dal direttore generale è talmente enorme da meritare una risposta altrettanto netta e chiara, come la dissociazione forte da parte di tutti i membri del Cda espressi dall’opposizione e dello stesso presidente della Rai.

Quando un atto ha una chiara motivazione politica deve essere evidente a tutti chi è contro e chi è a favore.

Silvana Mura

 
 
 

Non c'e' sicurezza senza diritti

Post n°11 pubblicato il 23 Marzo 2009 da idvcollegno



"La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
La Repubblica (…) protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”.


Così recita la nostra Carta Costituzionale (rispettivamente agli articoli 32 e 31). Due principi, quelli sanciti in queste righe, che sembra anacronistico e sciocco mettere in discussione oggi, nel terzo millennio. Due diritti fondamentali per i cittadini di uno Stato democratico. Due diritti imprescindibili per qualsiasi essere umano. Due diritti, di fatto, messi in pericolo se sarà approvato, nella sua forma attuale, il disegno di legge in materia di sicurezza pubblica redatto dal Governo.

Un provvedimento complesso ed esteso, che abbraccia i più ampi strati della nostra società e le più ampie tematiche (dalle modifiche al codice penale a nuove norme per il Codice della Strada, dalla regolamentazione dei sistemi di videosorveglianza al controllo dell’immigrazione clandestina) e che proprio per questo si fa fatica ad esaminare esaustivamente. Che si prefigge il nobile obiettivo di rendere più sicuro il nostro Paese nascondendo tra le righe, e neanche troppo velatamente, punte di incostituzionalità davvero gravi. Con la scusa di proteggere i cittadini si ingannano, privando degli esseri umani, spesso i più deboli, dei diritti più elementari.

Si resta esterrefatti di fronte ad alcune norme contenute in particolare nell’articolo 45 del disegno di legge del Ministro Maroni che modificano il “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero" del 1998 e che entrano palesemente in conflitto con quelli che sono alcuni diritti fondamentali dell’uomo e con quelli che sono alcuni principi cardine delle deontologia medica.

E’ vero che l’eliminazione del divieto di segnalazione all’autorità da parte del medico di situazioni di irregolarità non sancisce necessariamente l’obbligo di denunciare l’immigrato clandestino. Ma è pur vero, ed ipocrita negarlo, che la professionalità del medico sarà messa in pericolo da questo emendamento. Un emendamento crudele e razzista che va contro il giuramento di Ippocrate e che avrà conseguenze sulla salute pubblica gravissime. Non ci si rende conto che il dato che negli ospedali, in questo primo mese in cui la norma è venuta alla luce, i clandestini che hanno richiesto cure sono diminuiti quasi del 20% è allarmante, non certo una buona notizia. E’ allarmante perché ciò non significa che è diminuita l’immigrazione clandestina, ma soltanto che il 20% di quegli immigrati irregolari che ancora risiedono nel nostro paese ha deciso, per paura, di non curarsi, rischiando di morire. E che questo sia un dato pericoloso perché l’unica conseguenza sarà l’aumento del mercato nero della salute e delle cure clandestine, che sarà sempre meno controllabile. Per non parlare della diffusione di patologie quali la Tbc, la malaria o l’Aids.

Ma la norma che in queste ore sta facendo discutere è, in parte, ancora più sconvolgente. Con la modifica dell’articolo 35 comma 2 del “Testo unico sull’immigrazione”, si impedisce agli immigrati clandestini di riconoscere il proprio figlio, dando vita (nel senso più letterale del termine) a dei bambini che saranno discriminati sin dal primo momento della loro esistenza, che saranno invisibili, trasparenti sia giuridicamente che civilmente perché saranno, a tutti gli effetti, “figli di nessuno”. I bambini stranieri, figli di immigrati irregolari, che nasceranno nel nostro paese non avranno alcun diritto. Si correrà inoltre il rischio concreto che questi piccoli non verranno restituiti ai genitori naturali una volta venuti al mondo e siano dichiarati in stato di abbandono. Tutto questo avrà un’altra immaginabile conseguenza: molte donne immigrate eviteranno di partorire in ospedale compromettendo la propria salute e quella dei loro bambini. Proprio in una mozione sulle patologie femminili, che è stata presentata in aula dal gruppo IDV qualche settimana fa e che è stata respinta da questo Governo, ha proposto delle iniziative per tutelare la salute delle donne straniere, specie nel momento del parto. Per garantire quel diritto alla maternità e alla crescita del proprio figlio che spetta a tutte le donne, e non solo a quelle italiane e non solo a quelle regolarmente immigrate.

Un bambino non deve chiedere il permesso per nascere e per avere un’identità. Ad un bambino che nasce non si chiede il permesso di soggiorno.

Questo disegno di legge ed in particolare questi due emendamenti sono il frutto palese di una politica volta alla creazione e all’alimentazione di un clima di intolleranza verso il diverso, verso l’immigrato in particolare, che fin dall’infanzia viene relegato, secondo la riforma Gelmini, in classi differenziate. Una politica che non si rende conto di violare ogni giorno, ad ogni passo, con ogni norma, con ogni decreto dei diritti fondamentali dell’uomo. Diritto che uomini, prima di noi, hanno lottato per ottenere. Il non rispetto della vita, la non considerazione della vita umana si evince da queste due norme che, quando arriveranno in Aula alla Camera, il gruppo dell’Italia dei Valori sarà pronto contrastare duramente.

 
 
 

Il male minore

Post n°10 pubblicato il 23 Marzo 2009 da idvcollegno



Pur con tutto il rispetto dovuto al Papa e al Suo Alto Magistero, si fa davvero fatica a essere d’accordo con l’affermazione relativa alla diffusione dell’Aids, che, testuale, “non si può superare con la distribuzione dei preservativi che, anzi, aumentano i problemi”. La vera risposta è la Chiesa, afferma il Pontefice, utilizzando, tra l’altro, per la prima volta il termine ‘preservativo’, corretto poi pudicamente dal sito del Vaticano in ‘profilattico’, quindi l’astinenza, posizione politica che per ora ha solamente contribuito ad aggravare la disastrosa situazione sanitaria in Africa.

Ed è su questo che anche il filosofo cattolico Guy Coq esprime tutta la sua perplessità, ma anche disagio, perché davvero non si può decontestualizzare la morale cristiana e trasferirla, sic et simpliciter, in un continente così fragile e minacciato non solo da questa epidemia. E’ tempo, come aggiunge il teologo Vito Mancuso, di guardare in faccia la realtà per quello che è, e la realtà ci dice che i rapporti sessuali sono largamente praticati al di fuori del matrimonio, e a partire dalla giovanissima età (come si evince anche da un indagine su giovani e amore, apparsa su Il Tirreno, dal quale risulta che in Toscana il 43,5 per cento degli studenti fra i 14 e i 19 anni dichiara di aver fatto sesso almeno una volta). Occorre quindi favorire una protezione di tali rapporti proprio per contrastare il diffondersi di questa malattia.

La posizione del pensiero cattolico ha radici profonde, certo, e vanno rispettate, ma la scelta del male minore, appare anch’essa degna di rispetto soprattutto quando ci si trova in un momento di così drammatica emergenza sanitaria. Così, come era ampiamente prevedibile, la polemica internazionale si è immediatamente innescata. Sì, perché l’Africa che sta visitando il Papa rimane l’epicentro globale dell’Aids e non mostra evidenti segni di riduzione della malattia. Secondo gli ultimi dati rilasciati dall’Unaids (il programma congiunto delle Nazioni Unite e dell'Organizzazione mondiale della sanità sull'Hiv/Aids) sono 33 milioni le persone affette da Hiv nel mondo e il 67% dei malati vive nei Paesi dell'Africa sub-sahariana; oltre 2 milioni sono i malati deceduti per Aids lo scorso anno e di questi il 72% si concentra in questa zona dell'Africa. Ma c’è anche un aspetto positivo ed è che in Paesi come il Ruanda, il Zimbabwe, il Camerun, l’Etiopia si registrano segnali di miglioramento dovuti anche al maggior uso del preservativo che ha provocato un sensibile calo del numero dei nuovi infetti da Hiv in questi Paesi.

I governi di Francia, Germania hanno già espresso la loro preoccupazione (e anche indignazione) per le ripercussioni che le parole di Benedetto XVI potrebbero avere contro la faticosa lotta all’Aids. La cattolicissima Spagna, per tutta risposta, ha annunciato che invierà un milione di preservativi per contribuire a questa lotta.

E dall’Italia? Un più che significativo e equilibrato silenzio. Bipartisan.


 
 
 

Nucleare: la strategia dei perdenti

Post n°9 pubblicato il 24 Febbraio 2009 da idvcollegno



Ieri il Ministro dell'elettricita' iracheno Karim Wahid ha chiesto collaborazione alla Francia per la costruzione di centrali nucleari sul proprio territorio.

Oggi tocchera' a Berlusconi ed a Scajola, che firmeranno sempre con la Francia un accordo di cooperazione sull'energia nucleare.

Mentre gli Stati Uniti d'America si accingono ad abbandonare il nucleare e ad investire tutte le risorse disponibili sulle fonti rinnovabili e sul risparmio energetico, dando inizio ad un cambio di strategia che a breve sara' seguito dalla stragrande maggioanza dei paesi piu' industrializzati del mondo, Cina inclusa, Berlusconi costringe l'Italia e gli italiani a compiere una scelta diametralmente opposta, esattamente come l'Irak.

Diranno che servira' a restituire competitivita' alle imprese italiane, che negli anni hanno effettivamente pagato l'energia ad un prezzo superiore a quello pagato dalle imprese che producono in Paesi che hanno esercitato l'opzione nucleare.

Ma non diranno a nessuno che tra circa 10 anni, una volta completato il gigantesco affare legato alla costruzione delle centrali nucleari e prima ancora della loro entrata in funzione, ogni potenziale beneficio risultera' completamente azzerato.

Avremo semplicemente sostituito la nostra dipendenza dal petrolio con la dipendenza dall'uranio, il cui prezzo si e' decuplicato negli ultimi anni, a causa di una ormai cronica insufficenza delle estrazioni, che recentemente ha costretto gli stessi francesi a rifornirsi da vecchie testate nucleari sovietiche smantellate.

Avremo sottratto miliardi di euro agli investimenti sulle energie rinnovabili e sul risparmio energetico, che sulla base di valutazioni operate da esperti di tutto il mondo, generano per ogni miliardo di investimento pubblico due miliardi di investimento privato e determinano, rispetto allo stesso importo investito per la realizzazione di una centrale nucleare, la produzione del doppio di energia elettrica.

Avremo accumulato altri 10 anni di ritardo sulle nuove tecnologie rispetto a paesi come la Germania, il Giappone, gli Stati Uniti d'America e la stessa Cina, che hanno invece investito o che hanno deciso di investire seriamente sulle energie rinnovabili.

Avremo perduto l'unico beneficio che questi anni di sacrifici del nostro sistema produttivo ha lasciato in eredita' alle nuove generazioni: quello di non doversi fare carico dei costi giganteschi necessari per lo smaltimento delle scorie e lo smantellamento dei siti dei quali sono costretti a farsi carico i contribuenti francesi.

Avremo costretto le popolazioni dei territori che ospiteranno i siti a vivere nelle stesse condizioni dei cittadini francesi che negli ultimi anni hanno convissuto con una serie innumerevole di incidenti.

Il nucleare e' il passato; le energie rinnovabili ed il risparmio energetico sono il futuro.

E piuttosto che del futuro delle sole poche imprese amiche che parteciperanno all'immenso banchetto del nucleare in Italia, Berlusconi dovrebbe occuparsi, come Barak Obama, del futuro
di tutto il paese.

 
 
 
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Data di creazione: 10/10/2008
 

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