saltomortale

COSTUME E SOCIETA'


 Un'opera buffa ma non troppoE' domenica 14 febbraio, festa degli innamorati e antivigilia del Festival di Sanremo.In questo preciso istante, qui nella ridente città dei fiori, nelle redazioni dei giornali in tutta Italia, e immagino pure nelle sacre stanze degli alti comandi Rai, un numero notevole di uomini e donne adulti, maturi, discretamente acculturati e dotati di normale intelligenza, si sta strologando su un interrogativo lancinante: andrà o non andrà il signor Marco Castoldi, in arte Morgan, al Festival di Sanremo?La conduttrice di tale Festival, Antonella Clerici, nota per i suoi travestimenti da torta Saint-Honoré, ha promesso agli italiani, a mezzo Tg1, che sì, potranno vedere il reprobo Morgan all’Ariston. Si ignorano le reazioni degli italiani: non è comunque giunta notizia di pubbliche manifestazioni di giubilo. Ma subito la Rai, organizzatrice del Festival, ha smentito la notizia data da una presentatrice Rai a mezzo di un Tg Rai. Morgan il reprobo non metterà piede all’Ariston – dove peraltro di reprobi, in vent’anni, ne ho visti da riempire due galere. Gli italiani, intanto, continuano a non mostrare reazioni apprezzabili, ma immediatamente scoppia il caos mediatico: dozzine di giornalisti investigativi che potrebbero rivoltare il paese come un calzino scoprendo abusi e magagne, sono in queste ore scatenati alla ricerca del retroscena perfetto, della verità ultima e suprema: che farà Morgan? Che farà la Rai? Che farà la Saint-Honoré?E nessuno ride. Incredibile.Combinazione, proprio ieri il presidente della Rai, Paolo Garimberti, aveva confessato di vagheggiare un Festival di Sanremo canoro ed austero, un «Festival di canzoni» senza nani e ballerine. Il Festival, per intenderci, che è morto negli Anni Settanta, rimpiazzato da un golem ridicolo e atroce, summa di ogni barbarie televisiva e di ogni bassura italiana.Quel Festival-golem è stato il pioniere della tivù cialtrona: cialtronissimo già vent’anni fa, mentre il resto della tivù bene o male conservava qualche vergogna, e qualche mutanda. Ma adesso che l’intera tivù è svergognata e smutandata, per non morire il Festival deve rilanciare, alzare ancora l’asticella del ridicolo, andare oltre il grottesco: Morgan, la Saint-Honoré e i capataz di una Rai indecisa a tutto sono i pupi di un’opera buffa che andrà in onda per una settimana, a beneficio di un paese diviso, triste e brutto. E forse, a ben pensarci, in questa storia non c’è davvero niente da ridere.