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LA LEGGENDA DEL GRANDE COMUNICATORE


Tra le tante cose che tocca sentire, nell'inimmaginabile Italia di questo inizio di terzo millennio, vi è anche la reiterata affermazione, secondo la quale Silvio Berlusconi sarebbe un "grande comunicatore".Quest'affermazione gli attribuisce meriti che non dovrebbero essergli riconosciuti, se solo si pensa come il Presidente del Consiglio dei Ministri p.t. della Repubblica Italiana sia allergico al contraddittorio e quali memorabili figure egli abbia rimediato in passato allorquando si è trovato a scendere nell'arena del confronto dialettico.Degna di essere ricordata, in tal senso, è la puntata di "Ballarò" immediatamente successiva alle Regionali del 2005, allorquando il centrodestra rimediò una sonorissima mazzata. Berlusconi ritenne di "scendere in campo" personalmente nel programma televisivo e si ritrovò davanti D'Alema e Rutelli.  Seduto accanto ad un imbarazzatissimo Alemanno, Berlusconi, per alcune incredibili asserzioni sui mezzi da impiegare per abbattere il debito pubblico, fu ridicolizzato in diretta da D'Alema e per sua fortuna fu abbastanza "risparmiato" da un Rutelli evidentemente fin da allora in vena di ambiguità terzopoliste.Particolarmente impressa in chi scrive rimase la miserabile battuta con la quale Berlusconi aprì il contraddittorio all'indirizzo, se ben ricordiamo, di Rutelli, dicendo che, poiché il suo contraddittore non era capace di dire due verità di seguito, non era quindi neppure capace di dire come si chiamava, cioè il suo nome e il suo cognome (perché, così facendo, avrebbe detto due verità di seguito...); il tutto condito dal solito sorriso falso-amabile da imbonitore di fiera che il "Grande Comunicatore" è solito ammannire quando parla in pubblico...Ricordo di essermi, assistendo a quel programma, sbellicato dalle risate, al punto di averne dolore agli addominali.Quali sono quindi le "condizioni di possibilità" delle prestazioni berlusconiane come preteso "grande comunicatore"?Sono agevoli da individuare: metterlo in assenza di qualsiasi contraddittorio di fronte a folle di ascoltatori ben disposte a priori e consentirgli di utilizzare senza difficoltà i soliti espedienti da imbonitore, come il sorriso amabile con il quale è solito fare le affermazioni anche più insensate.