IGNORANTECONSAPEVOLE

Questione di principio.


"L'unico vero rischio è che nell'impero della gioventù, l'umanità si convinca di conoscere già la soluzione a ogni problema.Eccola. Non ce n'è una migliore, e nessuno ne troverà mai un'altra.E allora ci bloccheremo. L'umanità futura pagherà a caro prezzo la scarsa immaginazione degli esseri umani di oggi.Non siamo poi così intelligenti. Siamo stupidi, siamo ignoranti, e dobbiamo mantenere un canale aperto. Io credo che i poteri dello Stato debbano avere un limite, ma qui mi preme sottolineare soprattutto una cosa, che riguarda la vita intellettuale.Lo Stato non può arrogarsi il diritto di decidere della verità di principi scientifici, né di prescrivere in alcun modo su quali questioni indagare.Lo Stato non può determinare il valore estetico di creazioni artistiche né limitare le forme di espressione letteraria e artistica.Lo Stato non può pronunciarsi sulla validità di dottrine economiche, religiose o filosofiche.Ha invece il dovere verso i cittadini di mantenere le libertà, e di permettere a ciascuno di contribuire all'avventura e al progresso del genere umano." Queste poche righe, tratte da un discorso tenuto al Caltech nei primi anni sessanta e ora raccolto in un bel libretto, "Il senso delle cose", edito da Adelphi, sono il pensiero di un grande della scienza: Richard Feynman.Questo genio immenso, premio Nobel nel 1965 per aver creato una nuova branca della fisica, l'elettrodinamica quantistica, avrebbe in effetti meritato almeno un secondo premio per la quantità di scoperte e intuizioni, per i suoi discorsi e le sue lezioni che hanno formato due generazioni di fisici. Gli ultimi quattro capoversi dovrebbero essere scritti nelle Costituzioni degli stati come un principio assoluto.