IGNORANTECONSAPEVOLE

Conversazione sulla fotografia.


Oggi per fare foto belle basta poco, ma per fare immagini di alta qualità occorre prima di tutto una fotocamera ottima, e questo è molto costoso. Prima non era così. Tutto è cambiato nel 2009.Fino ad allora, con pochi soldi potevi fare immagini di qualità eccezionale, perché la macchina (se non volevi l'ultimo grido) contava pochissimo, si trovavano obiettivi anche usati che erano niente male una volta diaframmati, e la cosa che influiva di più sulla qualità di immagine era la pellicola, che tuttavia era anche la cosa meno costosa della catena.Era sufficiente procurarsi un vecchio corpo manuale, un cavalletto, un paio di obiettivi di buona qualità e un esposimetro.Allora diciamo che io facevo macro con cavalletto, corpo Miranda del 1974 con il suo spettacolare obiettivo 55 f/3,5 doppio elicoide 1.1 e soffietto Novoflex, mentre in viaggio portavo la stessa vecchia macchina con anello adattatore e due obiettivi russi copie dei tedeschi d’anteguerra: il 35 e l’85.Per il ritratto di nuovo l’85 f/2: il diaframma con diciassette lamelle unito a una certa mancanza di contrasto a tutta apertura, con una pellicola morbida, davano ottimi risultati. Ma nel 2009 – secondo me – è arrivata la parola fine sulla foto analogica: quell’anno la Kodak ha interrotto la produzione del Kodachrome.La più leggendaria delle pellicole, dopo quasi tre quarti di secolo, è sparita.Un miracolo di chimica studiato dai tecnici della Kodak insieme a due musicisti con l’hobby della provetta negli anni trenta, che ha avuto un successo planetario; una pellicola usata da tutti i maggiori fotografi del mondo per i loro capolavori (uno su tutti: il ritratto della bambina afghana simbolo di National Geographic, di Steve Mc Curry), nel giro di pochi anni è morta per sempre.Quando le foto che fate oggi, o che vedete sul web saranno una miriade di bit indecifrabili, le diapositive fatte negli anni settanta su Kodachrome saranno ancora perfette, visto che la loro durata è stata valutata superiore ai due secoli (comunque niente in confronto alle stampe dei maestri di un secolo fa, al platino o virate all’oro – praticamente eterne). Ma è il destino dei nostri tempi, così ricchi di cose effimere. Nota: Miranda, produttore giapponese di macchine fotografiche, fallito quarant'anni fa, mise nelle sue macchine molte idee innovative (doppio innesto ottiche, esposimetro annegato nello specchio come la Topcon, grande adattabilità, tiraggio ridotto, mirino intercambiabile, misurazione luce spot o integrata) che ne fanno un buon ferro da lavoro. E, visto il peso, un ottimo fermaporte.