IGNORANTECONSAPEVOLE

Un raccontino - prima parte (la seconda chissà quando ci sarà).


Alzò gli occhi dal proprio bicchiere. Non si era accorto dell’arrivo della ragazza, che con un frullato si era messa davanti a lui, protetta dallo schermo del suo notebook.Lei scriveva, sorridendo al mondo irreale che si svolgeva davanti ai suoi occhi, mentre le dita scorrevano sulla tastiera; a volte cambiava espressione, poi la sua attenzione cadeva per un attimo, forse per un cambio di pagina o una pubblicità, ma subito tornava a sorridere e strizzare gli occhi.Avrà meno di trent’anni, pensò, circa la metà dei miei; spostando il braccio sentì nella tasca della giacca il giornale ripiegato: un’inveterata abitudine molto in stile intellettuale anni settanta, e solo per questo si sentì ancora più vecchio.Pensò che quello che lui aveva appena letto su quei fogli era stato superato dalle notizie che la ragazza davanti a lui aveva scorso sul suo apparecchio appena sveglia.Lei alzò lo sguardo un attimo incrociando i suoi occhi, fece per un istante un’aria stupita, poi rise coprendosi la bocca con una mano, subito abbassò lo sguardo riprendendo a pestare sulla tastiera, dopo venti secondi ancora alzò lo sguardo, forse per controllare se lui era ancora al suo posto o avesse cambiato espressione. - Scusami – gli disse – non volevo riderti in faccia, una mia amica ha scritto che suo padre è appena caduto di bicicletta, rompendosi un braccio, lo so che non ci sarebbe niente da ridere, ma vedi, lui ti assomiglia molto; ho alzato gli occhi e ti ho visto qui davanti, mi è venuto da ridere. Ma non per il braccio, perché lui pensa che sua figlia sia all'università a Bologna, mentre invece non si è mossa da qui, per una serie di motivi, insomma, scusa ma mi è venuto da ridere. –L’uomo la guardò con una certa attenzione. Non aveva perso una parola del suo sconclusionato discorso, e non aveva voglia di inventarsi una risposta convincente, ma l’espressione di lei esigeva un minimo di coinvolgimento.- Non devi scusarti, sei molto carina quando ridi. Ma io non ho figlie, o almeno non so di averne. Alle donne non può accadere, ma un uomo potrebbe avere un figlio senza saperlo. –Lei spalancò gli occhi – Non pensavo di avere davanti a me un casanova! –- Non sono un casanova, ma in cinquantasei anni mi è accaduto di avere rapporti carnali non protetti con femmine fertili della mia specie, e dunque non posso escludere niente. – A questo punto il dialogo poteva prendere una piega surreale, lui poi aveva una speciale inclinazione a usare parole strane o desuete. Continuò. – Vediamo, dovresti avere circa ventisette anni, io ventotto anni fa, quando sei stata concepita, ero spesso in trasferta a Stoccolma… tua madre è svedese? –- Si, certamente – rispose lei fingendo meraviglia – Svedese di Gubbio! E in me puoi riconoscere facilmente i caratteri scandinavi, capelli platino e occhi celeste chiaro – disse passandosi una mano fra i corti capelli corvini e indicando con l’altra gli occhi scuri. – Poi io di anni ne ho ventiquattro caro il mio tombeur de femmes, dunque devi sforzarti di ricordare dove andavi a inseminare ingenue ragazze circa venticinque anni fa! –Costei vuole la guerra, pensò per un attimo. Nessun uomo maturo che non sia un tranquillo pensionato ottuagenario affronta una conversazione con una ragazza di trent’anni più giovane senza che pensieri fra il porno e il ridicolo non gli affollino la mente. Lui però in questo momento poteva permettersi di condurre la cosa con leggerezza e mollò i freni senza alcun ritegno. – Fammi riflettere, ero appena tornato dalla Svezia… ecco, ero in galera. Si, ero proprio in galera, a Marsiglia. – Si gustò la faccia della sua occasionale conversatrice. Questa non se l’aspettava. Prese la bottiglia di Ceres e la svuotò nel bicchiere.- Sei stato in prigione? E perché? –Lui giocherellava con la bottiglia vuota, prese un sorso di birra, non aveva alcuna fretta di rispondere. Certi istanti occorre goderseli. – Mi sono fatto tre anni per aver spaccato la testa a un marinaio di passaggio, proprio con una bottiglia di birra. Questo per due singolari fatti: mi aveva detto qualcosa in francese, lingua che ignoro, qualcosa che secondo il mio insindacabile giudizio era una sanguinosa offesa a mia madre, e inoltre indossava una maglietta verde, colore che detesto. Il combinato disposto delle due cose era per me giustificazione sufficiente alla mia successiva azione. Presi la bottiglia semivuota di Pastis che avevo davanti e il resto lo puoi immaginare da sola. –A questo punto merita notare che la fanciulla portava proprio una t-shirt verde prato, e che subito fece mente locale a quanto aveva detto un attimo prima, usando proprio un modo di dire francese. Gli occhi gli uscirono dalle orbite. – Stai scherzando? –