IGNORANTECONSAPEVOLE

Raccontino - quinta puntata


Si alzò la mattina dopo con la testa pesante. Adamo non aveva l’abitudine di protrarre cena e dopocena fino a mezzanotte, come la sera prima. Mangiava poco, quando poteva, e beveva pochissimo.Mentre radunava le sue cose guardò il telefono, e rimase deluso nel non trovare chiamate o messaggi da parte della misteriosa Renata. Fra l’altro gli restava solo da passare a salutare un cliente e poi poteva tornarsene a casa, era venerdì e aveva lavorato abbastanza.Scese a fare colazione ma aspettò a liberare la camera, tanto l’albergatore non aveva certo bisogno di tante camere libere per il fine settimana, il suo era un hotel da lavoratori, in un paese poco turistico e metà delle camere sarebbero rimaste vuote fra sabato e domenica.- Dormito bene? - Il caffè fu posato sul tavolino accompagnato da queste parole, forse un po’ scontate e da una busta - Ieri notte hanno lasciato una lettera per lei. -Prese la busta e la guardò sui due lati, era bianca, senza finestra o mittente. C’era scritto solo il suo nome con accanto “mezzanotte e mezza”. Aprì la busta, e lesse quello che era stato scritto con una grafia non troppo regolare:Caro Adamo, perché hai fatto il coniglio? Non si scappa davanti al pericolo! Certo che ieri sono arrivata in ritardo, ma sono una Donna. Arrivare in ritardo è un Mio Privilegio. Io posso. Tu no. Non mi importa se fai lo scemo come mio fratello, non mi importa se hai l’età di mio padre, non mi importa se hai il cervello di mio nonno. Quando io ti dico un luogo e un’ora indicativa, tu mi aspetti. Cosa mai avevi da fare? Ora dovrai farti perdonare, perché queste cose a Una Donna non si fanno. Ho chiesto al portiere che mi ha promesso di consegnarti questa prima della tua partenza, e se sei un uomo la leggerai. E se sei un uomo ti farai trovare al ristorante dell’albergo a mezzogiorno e mezzo per farti perdonare. Se sei un uomo. Renata.Tutto scritto così di fila, senza mai andare a capo, usando sempre la maiuscola per la parola donna e mai per quella uomo… Che noia farsi tirare dentro questo giochetto, ma perché mai aveva attaccato discorso con questa ragazzina… Alzò la testa verso il barista - Senti, io passerò prima di pranzo a ritirare le valigie, tanto a voi la camera libera per mezzogiorno non vi serve. Mangio qui, puoi lasciarmi libero un tavolo per due? -Il barista, che lo conosceva abbastanza bene, portò via gli avanzi della colazione. - Si, certo. Oggi dovrebbe esserci il risotto di pesce, ne faccio mettere da parte due porzioni? -- Perfetto, grazie. - Si rimise la giacca e uscì dall’albergo, diretto al piazzale posteriore dove aveva lasciato la macchina. Si meravigliò di vedere sotto al tergicristallo un foglietto rosa. Come aveva potuto prendere una multa? Lo sfilò curioso. Non era una multa. Dietro al dépliant pubblicitario di una salone di bellezza c’era disegnato un coniglio con scritto sotto “ADAMO”.Alle undici e mezza la giornata di lavoro era ormai finita.Tornò verso l’albergo, non prima di aver comprato un coniglietto di pelucheEntrò nella hall, lei era già lì, seduta su una poltroncina tutta presa a sfogliare una rivista.- Ma le vere donne - disse piano avvicinandosi al suo orecchio - non dovrebbero farsi attendere dagli uomini fino allo sfinimento, e oltre, se necessario? -- Le vere donne può anche darsi - posò la rivista e si voltò lentamente. Aveva un aspetto non proprio perfetto, si capiva che aveva dormito poco nonostante fosse ormai ora di pranzo - le vere donne non stanno tutta la sera da un’amica malata, non vanno in ritardo a un appuntamento, e soprattutto non richiamano prima di andare a dormire l’amica malata, sapendo che poi quella poveretta le convince a tornare da lei. E a passare la notte in bianco.-- Ma cosa ha la tua amica?-- Niente di contagioso, è stata lasciata da un tipo che nemmeno la meritava, ha smesso di mangiare da una settimana, non dorme, è uno straccio. E ora è arrivata una febbre da cavallo, ieri non voleva scendere sotto i 39°. E ha solo me, sono l’unica che può aiutarla, a meno che non torni dai genitori, ma lei preferirebbe morire. Probabilmente è sulla strada buona.- Le donne sono strane. - provò a troncare il discorso. Lui non era mai stato un tipo altruista, di quelli pronti a dare il proprio sangue per il bene altrui, e non sopportava le lamentele altrui. Non era mai stato un mostro di sensibilità, se poteva fare qualcosa per un amico lo faceva, ma qualcosa che non comportasse ore di ascolto e comprensione. - non hai già qualche problema tuo, devi condividere anche quelli altrui? -- Certo che ho problemi miei. Per prima cosa gli uomini: ne conosco solo di stronzi, e quelli che incontro lo sono sempre. Sempre. Secondo te c’è un motivo?-Ignorò la velata allusione - Anch’io ho un problema del genere, tutte le donne che incontro hanno la sindrome della crocerossina. Aiutano gli amici, i bambini africani, le foche monache, i bonzi cambogiani, i delfini giapponesi. Mai che pensino anche alle mie modeste esigenze. Ora per esempio ho fame. -- Andiamo - disse lei alzandosi - visto che sei un po’ cafone mi offrirai il pranzo.-- Mi pare il minino. Prego, dopo di lei. - La seguì verso la sala da pranzo senza smettere per un solo istante di guardarle il culo. Giunti a un tavolo dove un cartoncino piegato riportava il suo nome, spostò una sedia - Prego signora, si accomodi. -- Si accomodi anche lei, signor conte -In due minuti il cameriere era già arrivato, lasciando il menù.Adamo nemmeno lo aprì, sapeva già cosa prendere. - Ti consiglio il risotto di pesce, è ottimo. -- Non mangio pesce il venerdì, lo fanno tutti. Prenderò le tagliatelle funghi e piselli. - Alzò gli occhi dal menù - se posso. Altrimenti se c’è l’obbligo del pesce… Ho visto ieri sera che hai una macchina bella grande. Mi aiuti a portare a casa la lavatrice?Renata aveva una facilità nel cambiare discorso francamente irritante - No cara, non ti aiuterò a portare niente in nessun luogo se prima non accetterai di giacere con me.- Come immaginavo sei solo un vecchio porco - ma rideva mentre lo diceva; l’espressione seria di lui e l’apparente assurdità delle sue parole in effetti non facevano pensare a una proposta seria - potresti essere mio padre. Quanti anni hai? -Adamo si raddrizzò sulla sedia - sappi cara mia che ho festeggiato da non molto il mio quarantesimo compleanno -- Da non molto? -- Da sedici anni. -- Ma allora hai quasi trent’anni più di me! Non ti vergogni? -- Dovrei vergognarmi di essere nato cinquantasei anni fa? -Lei lo guardò diritto negli occhi, spalancando i suoi - No, dovresti vergognarti di fare proposte oscene a una giovane e pura fanciulla. -Lui non perse tempo nel replicare - La proposta oscena l’hai fatta tu. Non si chiede a un signore che non si conosce e potrebbe essere un tuo anziano zio di spostare una lavatrice usando in guisa di camioncino la sua auto con interni in pelle. A proposito, vivi sola? -- Sei un po’ troppo curioso. Prima il trasporto della lavatrice, poi il resto. Se mangiamo in fretta possiamo farlo prima che io rientri al lavoro nel negozio di sport. Poi te ne puoi anche andare dove ti pare. -- Stavo per dimenticarmi della cosa più importante - fece Adamo estraendo con fare teatrale il coniglio da sotto la giacca. - Ecco, questo è un coniglio! -Lei prese il piccolo peluche. Non era un granché. - Adamo caro, non conosco i sistemi per l’approccio che andavano di moda quando non ero ancora nata, ma voglio darti un buon consiglio per il futuro. Ecco, è meglio non regalare niente a una donna se non c'è niente di buono o non hai un cazzo di idee. Questo coniglio fa veramente cagare. -