IGNORANTECONSAPEVOLE

La cena delle vecchie glorie.


Era una vita che non andavo a farmi una pizza con gli amici della (omissis).L’avevo conosciuta oltre venti anni fa, e in poco tempo io e Chiara ne avevamo condiviso tutti gli amici, che erano davvero tanti.Poi col passare del tempo qualcuno si accasa, qualcuno sparisce, altri preferiscono uscire con persone più presentabili o meno divertenti, la cerchia si restringe. Ma sabato, causa il quarantesimo compleanno della sua sorellina, siamo andati in trenta a mangiare in una pizzeria da pischelli, simile a quelle ormai estinte che frequentavamo ai bei tempi.Immediati i confronti: qualcuno non lo vedevo da sei mesi, ma altri da qualche anno.Devo dire che ho avuto un gran sollievo, la maggior parte è assai male in arnese: sguardi vacui, pance abbondanti, discorsi senza senso.Anche Chiara ha avuto le sue soddisfazioni: molte zampe di gallina, parecchi sederi la cui crescita appare ormai fuori controllo, pancette da quinto mese.Il tavolone davanti a noi invece era pieno di ragazzi come eravamo noi venti anni prima: capelli neri, pantaloni della quarantaquattro, vestitini e tubini.Durante le lunghe pause fra l’antipasto, la pizza, il dolce, si parla del più e del meno.Esaurite pettegolezzi e ipotesi sugli assenti, si passa all’attualità: gli scandali e i delitti, la politica, la pena di morte. Io come si sarà capito sono contrario, ma si può parlare di tutto, anche se piano piano i reati per i quali i miei interlocutori la prevedono scendono sempre di più per gravità, siamo partiti dalla strage e comincio a credere che arriveremo al furto dell’autoradio.Quando ecco che dal tavolo vicino due ragazze si alzano per andare in bagno, e viene spontaneo notare che una delle due ha un vestito scollato e decisamente corto, mentre la gonna dell’altra ricorda quelle che la mamma di Beauty Case, un personaggio di Stefano Benni, faceva alla figlia usando per tre di esse una delle vecchie cravatte del padre. Subito l’argomento si sposta sui giovani, come si vestono, i pericoli a cui vanno incontro. Puntuali arrivano le parole: “certo che se escono conciate così, poi non si devono lamentare se qualcuno le violenta”. E qui comincio ad alterarmi.Ricordo che anni fa sul “Male” Angese fece un parallelo fra un processo per stupro e uno per borseggio, e quando l’avvocato dello stupratore faceva notare che la vittima era vestita in modo provocante, quello del borseggiatore accusava il derubato di avere un portafogli troppo visibile nella tasca dei pantaloni.Da questo punto in poi è stato un crescendo rossiniano: “tu Andrea parli così perché hai solo figli maschi”, “se mia figlia si veste così gli proibisco di uscire”, “se esce di nascosto la caccio di casa”, fino al gran finale: “ma se tua figlia torna a casa con un negro, poi cosa fai?”.Su queste parole, eravamo al dolce per fortuna, ho passato la mano. Come un giocatore di poker quando l’altro rovescia sul tavolo una scala reale, mi sono alzato dal tavolo con dignità, lasciandogli il piatto. Non avevo risposte da dargli.