IGNOTA VERITAS

La conoscenza alla base dell'esistenza


Per questa mia riflessione, ho preso spunto da una storia Sufi, devo premettere che il sufismo è una filosofia di vita avvolta da profondo misticismo, nata in medio oriente e inserita nell' islamismo, il suo intento è quello di non far perdere all'uomo, il senso del Divino.I Sufi inoltre sono divisi in confraternite, il loro sistema d'insegnamento alla pratica Sufi, presuppone un Maestro attorno al quale si radunano i discepoli. I Sufi essendo molto riservati sono poco evidenti ad un occhio laico, ma resta un fenomeno trasversale e diffusissimo in tutto il mondo islamico. Tornando alla storia Sufi, ora inizio a raccontare..... Un giorno il discepolo di un maestro Sufi si vantava con tutti delle proprie cognizioni, esaltando se stesso della conoscenza appresa. Una volta durante una discussione fu trovato impreparato, e non seppe affrontare la questione. Il discepolo allora, corse dal maestro per chiedere aiuto. Il maestro che era estremamente saggio capì subito cosa era successo e disse "chi è causa del suo male pianga se stesso!" "Cosa vuol dire?" replicò il discepolo. Il maestro rispose "Come credi che io possa essere diventato così saggio? Visto che tu non puoi saperlo, allora te lo dirò io. Non ho fatto altro, che chiedere sempre spiegazioni sulle cose di cui ero ignorante." "Tu invece, inganni te stesso, affermando di sapere le cose di cui invece sei ignorante, facendo così come pensi di riuscire, a possedere la conoscenza che ancora ti manca?" "Da oggi in poi, ciò che non sai, ammetti di non saperlo. Solo così otterrai la vera conoscenza." Cosa si può dedurre? Il messaggio sembra di facile comprensione e risulta essere la base della conoscenza umana, quella conoscenza, che ci ha permesso di evolverci sia culturalmente che spiritualmente. C'è un ma, che ora cercherò di esplicitare partendo da una domanda, chi può affermare di conoscere veramente qualcosa? La risposta è interna al pensiero umano, il libero pensiero, che consente all'uomo di creare, manipolare, trovare soluzioni.... e quindi, renderlo artefice del proprio destino. La volontà dimostrata, da alcuni uomini, di mettersi al servizio della comunità, (a volte rischiando e perdendo anche la vita), ne è la prova incontrovertibile di quel pensiero di cui parlavo in precedenza. Divagando nei meandri della conoscenza umana, facilmente un pensiero va all'antica civiltà egiziana, che fece, di quel pensiero creativo, la sua bandiera. Come erroneamente si pensa, le grandi costruzioni egizie non furono costruite da schiavi, ma da operai ben pagati e debitamente formati nel loro lavoro. L'intento dei Faraoni e del popolo egiziano era quello di innalzare le capacità umane, avvicinando così l'uomo al Divino. Se adesso ponessimo l'attenzione su come oggi l'uomo tende al Divino, questo pensiero potrebbe farci sorridere. In che condizione è oggi, la percezione del Divino? Con l'affermazione, tendere al "Divino" non intendo la fede dimostrata dalla devozione popolare o il fanatismo religioso o tanto peggio, la fede senza conoscenza, ma la volontà dell'uomo di evolvere se stesso evolvendo l'intera umanità. Non a caso le prime università sono state create dai Sufi, prima ancora di quelle europee. I Sufi hanno sempre rifiutato e espresso condanne verso le "guerre sante" e verso l'integralismo. Il Sufismo predica da sempre il rispetto reciproco, l'amore per la conoscenza, intesa anche come cultura e arte. Molti tra i migliori filosofi, scienziati e artisti islamici erano Sufi. Oggi molto spesso si parla di pace, di evitare scontri ideologici e guerre, ma si fa sempre il possibile per evitare queste forme di regressione e di autodistruzione? La risposta, a questa domanda per me è NO, non si fa il possibile per evitare di regredire. Perché l'uomo tenta di autodistruggersi? La risposta risulta difficile e la domanda insensata. Forse è arrivato il momento di riaprire un'antico dibattito, basato su domande ancora prive di risposte. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Certamente adesso è ancora presto per ottenere delle risposte e sono troppe, le certezze che dovremmo abbandonare, per intraprendere la strada verso il Divino....ma il Divino, non è forse, da sempre dentro di noi?