IGNOTA VERITAS

Il tesoro


La storia dell'abate Saunière probabilmente ci riserverà ancora molte sorprese. La situazione che si è creata intorno all'abate, ha favorito la nascita di storie e leggende che riguardavano  un presunto ricatto che forse Saunière mise in atto  nei confronti del Vaticano. Il ricatto in questione si pensa che riguardasse alcune  pergamene trovate da Saunière, conteneti terribili segreti in grado di scardinare il potere della chiesa e di rivoluzionare la fede cristiana. Un' altra leggenda riguarda la ricchezza  di Saunière, forse l'abate  trovò veramente un tesoro e se si,  di che tesoro si trattò? Proverò a far luce su questi interrogativi, prima vediamo l'ultimo articolo scritto da  Albert Salomon del  14 gennaio 1956: Il signor Noël Corbu è  al corrente del posto segreto dove si nasconderebbe il tesoro dell’abate Saunière, valutato attorno ai 50 bilioni di franchi? Nel corso della seconda crociata, quella di san Luigi, i baroni francesi si sollevarono contro l’autorità regale. Bianca di Castiglia, che viveva a Rennes-le-Château, ritenendo che Parigi non costituisse un luogo sicuro per conservare il tesoro del re, lo fece trasferire presso di lei, nel suo dominio, dove venne nascosto, sepolto in qualche grotta. Prese le necessari precauzioni, la regina era poi partita alla volta di Parigi per sedare la rivolta che in altre regioni del paese già era stata placata. Qualche tempo dopo Bianca era morta ed era stata sepolta nell’ Abbazia di Maubisson. Tornato dall’Oriente il re Luigi, dopo aver consolidato la sua posizione in patria , era ripartito per la terza crociata, dove trovava la morte nel 1270 a Tunisi, senza aver avuto modo di toccare l’immenso tesoro celato a Rennes-le-Château …...... «A questo punto, secondo lei che cosa sarebbe accaduto?» Dopo un attimo di esitazione, il signor Corbu riprende la narrazione: «Non escludo che grazie alla decifrazione delle pergamene, il curato Saunière abbia rintracciato il tesoro nascosto di Bianca di Castiglia. Un immenso tesoro regale, equivalente, come minimo, a circa 50 bilioni di franchi, dal momento che comprendeva 18.500.000 franchi in pezzi d’oro, che pur valutandoli al minimo storico, ma tenendo anche conto del loro ragguardevole valore archeologico, ammontano ad una cifra di oltre 400 milioni di franchi». «Certo signor Corbu, che tutto il materiale documentale in suo possesso getta singolari bagliori di mistero sul mosaico di Dénarnaud; ma come lei può ben comprendere, al lettore tutto questo non può bastare. Il lettore desidera conoscere, saperne di più». Dopo questa sollecitazione, il mio inesauribile anfitrione, il quale possiede la mirabile capacità di convincere anche i più increduli, mi racconta di quando,  un giorno, girando per i paraggi del villaggio si era imbattuto con la signorina Dénarnaud, la quale dopo la morte del curato aveva continuato a vivere da sola a Villa Betania. Quella bella costruzione, che si affacciava sulla splendida valle dell’Aude, aveva convinto sia lui che sua moglie e i figli a fare altre volte ritorno per godere della simpatica e calda ospitalità della signorina Dénarnaud. Finchè un giorno, la gentile ex perpetua li aveva ufficialmente invitati a prendere dimora stabile a Rennes-le-Château, per poi proporre loro, appena qualche tempo dopo, l’acquisto della villa. Ecco come la casa che un tempo era stata di Saunière era diventata l’Hotel la Torre. La mia curiosità intanto si faceva insaziabile. «Ma, mi dica, signor Corbu, la signorina Dénarnaud era al corrente del grande segreto?» «Preferisco sia lei stesso a valutare. Senta: un giorno, mentre stavo raccontando alla gentile, venerabile, signorina Dénarnaud come avessi perduto la mia fortuna (circa 60 milioni di franchi andati in fumo in un disgraziato affare di commercio di zucchero in Marocco), ad un tratto lei mi aveva preso per la mano e guardandomi con gli occhi assolutamente sinceri mi aveva detto, scotendo la testa come una delle fatine buone che compaiono nelle fiabe di Perrault: “Sorrida, signor Corbu, Sessanta milioni di franchi non sono nulla. Quando morirò lei diventera davvero ricco, immensamente ricco, più ricco di quanto non possa mai immaginare….”». «Ed allora mi dica signor Corbu, lei oggi è in grado di poter mettere le mani sul tesoro?» «Chi lo sa?...»….e in quel suo sorriso fra l’ironico e il sornione credo si potesse leggere una chiara affermazione di certezza. «Dunque, ha già dato il via ai lavori?» «Se intende quelli dell’Hotel, dovrebbero finire entro Natale. In merito ad altri, la terrò informata.Come lei sa, tutt’attorno a questo paese è già stato scavato ovunque, perché aldilà della leggenda del tesoro, si tratta di un sito molto significativo sotto il profilo archeologico. Guardi.». E il signor Corbu mi fece vedere una piccola teca all’interno della quale è custodito il teschi di un antichissimo progenitore, risalente almeno a 10.000 anni or sono. Dopo una prima stupita occhiata, Corbu mi ha portato un foglietto con queste annotazioni: Periodo paleolitico: teschio, ossa, mandibole, denti, punte di freccia litiche, ceramica. Periodo neolitico: asce in pietra e ossa. Periodo gallico: frammenti di anfora. Periodo gallo-romano: ceramica, monete e medaglioni. Periodo visigoto: anello di fidanzamento di una principessa, pezzo unico al mondo. Periodo di Luigi XIII: conio di Gastone d’Orleans. Periodo Luigi XVI e primo anno della repubblica: monete….E così via. Intanto si era fatta l’una di notte. I silenti ed invisibili spettri che sedevano con noi attorno al tavolo della conversazione continuavano frattanto a preservare il loro antico segreto, quello stesso che forse per un mero accidente, l’abate Saunière era riuscito a sottrarre loro…. Era giunto il momento di accomiatarmi. Quando il portone d’ingresso dell’hotel si è  aperto e ho stretto per l’ultima volta la mano del signor Corbu, ho avuto un attimo di esitazione ed un fremito mi ha percorso tutto il corpo: al posto delle stelle luccicanti che  occhieggiavano in cielo mi è sembrato di vedere piovere dall’alto una cascata di rilucenti  monete d’oro, il favoloso tesoro di Bianca di Castiglia. A commento di ciò che il signor Corbu mi ha detto, sappiamo che Rennes-le-Château è stato oggetto di molte spedizioni archeologiche che hanno portato alla identificazione di alcuni siti particolarmente promettenti. Poiché Rennes è stata per molto tempo una delle principali roccaforti dei Visigoti, i quali erano usi seppellire e nascondere i loro tesori, non è da escludere che quello che nel tempo è diventato il tesoro dei Catari possa finalmente tornare alla luce e che esso possa addirittura contenere il Santo Graal. Scritto da A. Salomon. Nella foto in alto, l'architrave della chiesa della Maddalena con la scritta latina: "TERRIBILIS EST locus iste" (Questo è un luogo terribile).