IGNOTA VERITAS

Il mistero di Rennes-le-Château


Tanto si è scritto e tanto altro si scriverà riguardo Rennes-le-Château e l'abate Saunière ma la vicenda resta ancora oscura. Per ora gli elementi in nostro possesso non sono sufficienti per ottenere la soluzione  di questo mistero. Dagli articoli di Albert Salomon si evince che  il suo  scopo era  di destare la curiosità dei lettori sulla vicenda del tesoro dell’abate Saunière ed attirare gente all’Hotel del signor Corbu, visto anche  l’impervia e proibitiva collocazione del paesino di Rennes-le-Château. Comunque il piccolo centro di Rennes-le-Château divenne presto famoso . La storia intorno al fantastico tesoro di Saunière ha indotto numerosi curiosi a visitare e a scavare in quelle terre. Il comune per far fronte all’assalto dei numerosi improvvisati cercatori di tesori perduti, ha dovuto imporre il divieto di scavare in tutta la zona. In un documento datato 1962, di cui non si conosce l’autore e  forse è attribuibile al signor Corbu e conservato attualmente presso il museo di Rennes-le-Château,  si svela un’altra versione, più dettagliata e realistica di quella apparsa negli articoli di Salomon. Riporto il testo di quel documento, che inizia  la narrazione partendo dalle origini di Rennes-le-Château: Si può dire che la storia di Rennes-le-Château si perda nella notte dei tempi. Possiamo affermare con una certa sicurezza che il sito sia stato oggetto di insediamenti e densamente popolato sin dai tempi più antichi. Alcuni storici ne attribuiscono la fondazione ai Visigoti, attorno al V secolo d.C. Una affermazione completamente in contrasto con i resti di antichissime vestigia che si vedono affiorare qua e là sparse sul territorio di natura preistorica, paleolitica o neolitica, iberica, gallica, romana e gallo-romana. L’abbondanza di queste prove dimostra infatti in modo inequivocabile come la cittadina avesse di già una sua ben chiara fisionomia prima dell’avvento dei Visigoti. Altri sostengono che Rennes-le-Château era la città più importante dei Socinti, una fiera e combattiva tribù di Galli che aveva tenuto in scacco Cesare per molto tempo…per questo è ragionevole supporre che prima di trasformarsi nella potente capitale visigota, il centro avesse già avuto la sua importanza presso i Galli e i Gallo-Romani, derivando la sua antichità sin dalle radici della preistoria.  Sempre in questo documento viene svelato uno dei viaggi di Saunière, a Parigi, dove l’abate si recò per far analizzare le antiche pergamene che ritrovo nella cavità della colonnina visigota che sosteneva l’altare della chiesa.  Continua: Dopo il suo ritorno da Parigi, Saunière riprese il suo lavoro di restauro, senza però limitarsi al solo altare bensì applicando le opere di ripristino all’intera fabbrica della chiesa. Poi passò al piccolo cimitero contiguo, dove il più delle volte preferiva lavorare tutto solo. Fra le altre, egli demolì anche la tomba della contessa Hautpuol- Blanchefort, facendo bene attenzione a eliminare con lo scalpello diverse iscrizioni che comparivano sulla lastra tombale. Alla notizia, il consiglio municipale del villaggio era entrato in eccitazione ed aveva tassativamente proibito al curato di continuare a smantellare il cimitero; ma purtroppo, il grave danno era già stato consumato….. Il  mistero di Rennes-le-Château resta irrisolto, ma è certo che  alla luce dei fatti finora emersi si presenta ridimensionato nella sua portata mediatica, forse si sono operati depistaggi, forse Saunière aveva realmente ritrovato la genealogia di Gesù Cristo e la sua eventuale discendenza, forse utilizzò queste informazioni per ricattare il Vaticano, oppure trovò un ricco compratore per le preziose pergamene e dovette comunque mantenere il segreto, ma queste sono solo ipotesi non suffragate da prove. Purtroppo non ci è dato di indagare oltre su questavecchia e ormai logora storia che si è consumata tra i monti della Linguadoca.  La Linguadoca fu la terra dei Visigoti, dei Catari, e fu anche il territorio scelto dai  cavalieri templari per costituire il loro Stato, prima della loro persecuzione. Le coincidenze sono veramente troppe per non aprire una profonda e acuta riflessione. Come  un fulmine che squarcia la storia e mette a nudo il mistero celato, per poi restare incantati dal grande fascino spirituale che sprigiona. La bellezza dei paesaggi, la grande importanza storica  e il frutto di studi e di ricerche   per trovare qualcosa che solo lì poteva stare e che doveva essere ritrovato ad ogni costo, la fonte di fede e  conoscenza, l’icona con la quale i Catari trovarono la forza di morire sul rogo  senza proferire un lamento e senza rinnegare il loro credo, la stessa icona con la quale i templari trovarono la spinta necessaria per intraprendere il loro cammino spirituale che doveva portarli a ritrovare la divinità nell’uomo, quindi la stessa ricerca della divinità che molti popoli nel passato e molti uomini del presente credono essere dentro l’uomo stesso e che rappresenta la vera comunione con Dio. Questa comunione non è solo quella sensazione  di sentire Dio proprio, ma di sentirlo dentro di Sè.  L’antropologia  e la filosofia ci conducono verso la convinzione che i popoli di tutto il mondo, da sempre credono nel  concetto di divinità e che la sua universalità non è altro che la venerazione del mistero della vita e quindi  il culto primitivo della grande madre. (Nella foto in alto a sinistra,  la colonnina visigota che sorregeva originariamente l'altare della chiesa della Maddalena e dove forse Saunière trovò le tanto discusse pergamene con la genealogia di Gesù Cristo)