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Il centrodestra e il M5S

Post n°152 pubblicato il 04 Gennaio 2018 da single_sound
 

Il prossimo 4 marzo si andrà al voto e si resta un po' sorpresi, diciamo così, se si guarda al quadro politico. Sembra che l'Italia si stia avviando verso un ritorno al passato, con la vittoria del centrodestra.

E' quest'ultima ipotizzabile? A pelle, pur sapendo che al voto gli italiani sono capaci di tutto, vien da dire di sì, per alcune ragioni che di seguito si possono così sintetizzare:

1) i governi che dovevano dare "stabilità" non solo non sono stati poi così stabili (a parte i tre anni di Renzi) ma soprattutto non hanno dato la stabilità che, in realtà, richiede il nostro popolo; la scarica di "riforme" che si è abbattuta su cittadini, imprese, famiglie è stata di portata tale da suscitare anche un senso di stanchezza... a volte la stabilità è far poco, ma bene, senza stressare continuamente i componenti del sistema;

2) a fronte di questa stanchezza generale, il M5S non appare in grado di intercettare il senso più profondo che attraversa un grosso pezzo di società italiana, anche perché, almeno apparentemente, questo Movimento propone dei cambiamenti ulteriori, che sembrano di vasta portata. Gli italiani in questo momento ambiscono a un po' di quiete.

3) il centrodestra si è mostrato, in questo senso, abbastanza cauto facendo proposte che suonassero non stressanti per i cittadini, bensì accattivanti. Al solito in materia fiscale, con abbassamenti di imposte.

4) c'è poi forse la necessità storica di chiudere con l'esperienza del centrodestra con Berlusconi, storia spezzata dalla crisi del 2011. Il ciclo è incompiuto ed è anche il momento che, comunque, si compia, quale che sia l'esito del centrodestra al Governo.

4) infine, i sondaggi, per come sono fatti, lasciano intuire che il centrodestra non solo ha delle potenzialità ulteriori, ma probabilmente esso è sottostimato nei sondaggi per la tendenza a non dichiarare la propria preferenza per quella coalizione.

Aldilà ora dei problemi interni al centrodestra (relativi alla scarsa tenuta della coalizione che sui punti fondamentali non va per niente d'accordo) e che ne lasciano intravedere un serio problema di capacità di assicurare il Governo a lungo, resta da chiedersi come mai si è giunti a questa situazione. O meglio, come mai il M5S non è riuscito ad andare oltre e, col tempo, pur avendo superato il PD non si è trovato competitivo rispetto al centrodestra.

In termini di analisi verrebbe da dir questo. Il punto di partenza è che il M5S si è concentrato in un attacco frontale al PD, ma non al centrodestra che in questo modo ha avuto campo libero per rimontare elettoralmente. Perché ciò? Per un errore di calcolo politico dovuto a inesperienza? La risposta sarebbe troppo semplicistica.

La realtà pare un'altra e pare dipendere piuttosto da un calcolo politico preciso, non improvvisato. Basta analizzare la storia del M5S per comprenderlo. Questo nasce per un errore politico di Veltroni che cede la vittoria a Berlusconi nel 2008. Se il PD si fosse alleato con la sinistra radicale, al senato Berlusconi non avrebbe avuto la maggioranza e si sarebbe trovato quantomeno in una condizione alla Prodi nel 2006. Così non è stato e la carenza di opposizione a Berlusconi ha sfasciato il centrosinistra (se mai è esistito). In questo quadro, l'elettorato antiberlusconiano è rifluito verso una posizione politica che presentava posizioni, sui temi, maggiormente vicine alla sinistra, ancorché impiantate su un quadro maggiormente elastico o per meglio dire pragmatico e quiindi capace di pescare anche in altre aree, e fondate su una critica radicale alla mollezza dell'opposizione del PD a Berlusconi.

La crisi del centrodestra ha fatto il resto. In pratica, a una prima ondata di crescita del movimento dovuta al rifluire dell'elettorato di centrosinistra verso il M5S ha fatto seguito una seconda ondata, questa volta dell'elettorato di centrodestra.

Dove sta il problema? A prima vista sembra risiedere nel fatto che mentre l'elettorato proveniente dal centrosinistra ce l'ha a morte con quel che ne resta, tanto da non ascoltare nemmeno ciò che proviene dal M5S e che nulla a che  vedere con quella cultura politica, l'elettorato proveniente dal centrodestra non l'ha giurata al centrodestra ma sta solo cercando un soggetto politico efficace e quindi è pronto a rifluire all'occorrenza verso la casa madre.

Ciò spiega la necessità del continuo attacco al PD da parte del M5S, perché è l'unico elemento, questo, unificante del suo elettorato. L'attacco al centrodestra, in altre parole, può solo limitarsi all'attacco al soggetto Berlusconi ma non al centrodestra e alle sue posizioni poiché ciò comporterebbe una frattura con l'elettorato proveniente da quelle schiere.

A questo punto, visto il limite "costituzionale" del M5S, quale potrebbe essere il suo futuro politico, considerato che esso non tende a sfondare elettoralmente, aldilà del bacino che ha conquistato nel 2013?

Per come sono messe le cose, alla luce dell'inconciliabilità radicatasi negli anni, appare assai improbabile che ciò che resta dell'elettorato PD rifluisca definitivamente verso il M5S. Assai più probabile è che i vertici del M5S puntino su uno sfondamento nell'area elettorale del centrodestra. Se le cose stanno così, il calcolo politico del M5S dovrebbe essere quello di un rapido sfaldamento del centrodestra al Governo.

Questa è la prima condizione essenziale per allargare l'area del consenso. La seconda è l'assenza di alternative. Vale a dire, per allargare la propria base elettorale all'elettorato che attualmente oscilla tra PD e centrodestra (composto principalmente da piccoli e medi imprenditori, persone che non voterebbe per il M5S potendo scegliere su una opzione differenziata "tripolare"), il centrodestra deve implodere rapidamente in modo da evitare che altre forze abbiano il tempo di prepararsi e presentarsi come alternative credibili ai partiti esistenti.

Se è possibile prevedere la crisi del centrodestra, non è però possibile immaginare entro quanto tempo avverrà. E più sarà lunga la crisi del centrodestra, più serio sarà il rischio per il M5S di perdere quote di elettorato proveniente dal centrosinistra, se l'area della sinistra (ma non quella di Liberi e Uguali) riuscirà a riscostruirsi.

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