Tracce dall'Universo

Post N° 4


    Sulla Santa Maria il lavoro procedeva regolarmente, senza apprensioni. Il rodaggio (vedi messaggio n° 2) stava andando benissimo e finora non erano stati rilevati problemi di alcun tipo. Se la situazione non si fosse improvvisamente modificata, cosa altamente improbabile, secondo le telemetrie di bordo, l'indomani il capitano avrebbe dato l'ordine di aumentare la velocità di navigazione fino a curvatura 3. Avrebbero mantenuto quell'andatura altri tre giorni e quindi, se non si fossero verificati problemi, avrebbero raggiunto curvatura 5, la velocità di crocera per cui era stata progettata la Santa Maria.    L'astronave aveva la forma di un grosso squalo bianco senza pinne nè branchie. La sua superficie era bianca e perfettamente liscia. Era lunga mille metri ed alta trecento in corrispondenza della prua, dove era posta la plancia di comando. A poppa, invece, si trovava la sala motori con le preziose bobine di curvatura; uno dei punti critici e per questo maggiormente protetti dalle corazze magnetiche. La stiva era esattamente davanti alla sala macchine, e innanzi ad essa era posto il reparto notte. La medicheria era esattamente al centro dell'astronave, tenuta in piedi da uno staff medico ed infermieristico d'eccellenza capitanato dal dottor Luca Bosco, per la parte medica, e dal dottor William Micheal Shenker per quella chirurgica. Infermiere capo era infine la dottoressa Irina Sminilova. Nessuno, a bordo dell'astronave, si augurava comunque di dover mai capitare sotto le loro mani, per quanto ottime.    L'equipaggio, in totale, era composto da centocinquanta uomini agli ordini del capitano Stefano Mirabile, astronauta di grande esperienza che vantava molte missioni al suo attivo, anche se ovviamente tutte nei confini del Sistema Solare. Suo secondo era il comandante Havier Fernandez Mileto, anch'egli uomo di grande esperienza in fatto di viaggi spaziali.    Gli ufficiali erano tutti in plancia di comando a coordinare le operazioni di navigazione quando l'ufficiale addetto alla sicurezza, Sandra Kauffmann, notò qualcosa di strano sul suo monitor.- Capitano, i sensori di bordo rilevano delle anomalie a 7800 chilometri dalla fiancata destra della Santa Maria. Però non riescono ad identificare il segnale. -- Strano. Entro i diecimila chilometri la sensibilità dovrebbe essere praticamente tattile... Instauriamo l'allarme verde e aspettiamo come evolve la situazione. -- Ora il segnale è scomparso. -- Manteniamo lo stesso l'allarme verde fino a che non entreremo in curvatura. -- Bene. Allarme verde attivato. Tutte le unità sono allertate. -    La sicurezza dell'astronave era organizzata su cinque livelli. Nessun pericolo quando la Santa Maria era attraccata in un porto sicuro e ben protetto. Allarme bianco voleva dire nessun pericolo previsto; era l'atteggiamento tipicamente adottato durante la navigazione traquilla, che sottintendeva comunque il mantenere le "orecchie" ben tese. L'allarme verde significava invece possibile pericolo, per cui venivano allertate tutte le unità operative dell'astronave. Allarme giallo indicava un pericolo imminente, per cui le unità venivano attivate. In caso di allarme rosso, infine, il comando di tutte le operazioni veniva preso dall'ufficiale di grado più elevato presente sul ponte di comando, e tutte le unità entravano in azione secondo il loro ruolo.    L'equipaggio intero attese dunque con ansia l'evolvere della situazione. Era questo, infatti, il primo pericolo che si trovavano ad affrontare da quando erano usciti dal Sistema Solare.