Tracce dall'Universo

Post N° 12


Giorno decimo,    Questa mattina, o meglio, dopo colazione, visto che è sempre più difficile per noi parlare di mattina, immersi nell'oscurità e nella profondità del Cosmo, io ed il comandante Mileto siamo stati ricevuti in privato da Visìndamon.    Mentre ci recavamo nel suo studio, posto esattamente sotto alla plancia di comando, accompagnati da un Sindamano vestito con una tunica verde cinta in vita da un cinturone azzurro che ha detto di chiamarsi Vasàr, abbiamo avuto modo di esplorare più a fondo l'Oharta (vedi messaggio n° 11). Gli interni sono davvero incredibili: le pareti e i pavimenti sono verdi come le foglie degli alberi a primavera, illuminati da sorgenti luminose invisibili che risaltano i patrticolari delle cose senza creare fastidi agli occhi dell'osservatore. L'aria, poi, è profumata come quella che si respira sotto gli alberi a primavera, e se sono presenti da qualche parte dei condotti dell'aria le bocche di aerazione sono perfettamente mimetizzate nella struttura delle pareti. Perfino le porte delle stanze e degli ascensori sono difficili da individuare, ad un primo sguardo distratto.    Quando Havier ed io siamo entrati nello studio di Visìndamon, egli ci stava aspettando comodamente seduto al tavolo della sua scrivania, apparentemente assorto nei suoi pensieri. Dopo i saluti di rito ci ha fatto sedere su due sedie che parevano essere rigide e scomode ma che in realtà si sono adattate perfettamente alla nostra struttura fisica, risultando di una comodità fuori dal comune, almeno per gli standard terrestri.    Abbiamo disquisito per circa due ore, durante le quali il Condottiero dei Sindamani ci ha narrato in breve la lunghissima storia del suo popolo. Ha detto che la loro stella madre è quella che noi chiamiamo Betelgeuse, appartenente alla cintura di Orione. Il loro pianeta nativo era chiamato Hàmrick, ed era molto simile alla Terra. Quando poi la loro stella madre ha iniziato a raffreddarsi ed ingrandirsi, loro erano già sufficientemente avanzati da cercare un altro pianeta su cui abitare. Si sono così stabiliti su Sìndam (vedi messaggio n° 6).    Avevano anche preso in considerazione la Terra, come nuova casa, ma un profeta aveva detto ai suoi antenati di non stabilirsi lì, poiché sarebbe sorta, un giorno, una civiltà con cui avrebbero intrapreso un rapporto di grande stima ed amicizia reciproca. Piuttosto li aveva esortati a proteggere il nostro pianeta dagli attacchi operati da specie ostili. Questa era diventata da allora la principale missione della loro esistenza. Ci ha addirittura raccontato che i suoi predecessori erano scesi più volte sulla Terra ed avevano avuto contatti con gli abitanti. Tutto questo avvenne fino al tempo degli Egizi. Quando poi si resero conto che anche essi li consideravano degli dei o comunque degli emissari di Dio venuti dal Cielo, e  li adoravano, si consultarono tra loro i sacerdoti e decisero che non era ancora giunto il tempo dell'incontro profetizzato.    Fu così rivelato dall'Unico ad uno di essi che il tempo sarebbe giunto quando i terrestri avrebbero varcato da soli i confini del Sistema Solare, e questo spiegherebbe dunque la loro emozione nell'averci incontrati. Come una mamma che rivede il figlio dopo tanti anni.    Ha invitato infine i medici e gli scienziati presenti sulla nostra astronave a incontrarsi coi colleghi Sindamani. Secondo lui sarebbe stato molto importante per entrambe le specie. D'accordo con il comandante, ho allora acconsentito allo "scambio culturale", ed in questo momento i miei uomini si trovano sull'Oharta per la prima giornata di scambio culturale e conoscenza reciproca.    Speriamo che i risultati non deludano le attese. Noi abbiamo sicuramente molto da imparare, con un popolo così avanzato, in ogni campo del sapere.