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Un blog creato da ilPrincipeNero il 18/09/2006

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CHI C'E' DIETRO IL VELO ISLAMICO. LEZIONE DA UNA PUNTATA DI "PORTA A PORTA"

Post n°8 pubblicato il 24 Ottobre 2006 da ilPrincipeNero

Sta mattina sono un pò assonnato perchè ieri sera ho visto la puntata di "Porta a Porta" finita come sempre tardissimo.

La puntata aveva come tema generale l'islam, e in particolare verteva sulla scorta assegnata all'onorevole Santanchè dopo le minacce avute per una discussione, con un imam, in merito all'obbligatorietà o meno del velo per le donne islamiche.

Tralasciamo orami di evidenziare che non siamo più liberi di esporre le nostre idee in merito alla religione islamica. Se lo si fa, lo si fa a prorpio rischio e pericolo. Complimenti...

Ma torniamo al fatto che più mi ha colpito della puntata.

Ospiti della trasmissione, oltre all'onorevole Santanchè, un ministro del Governo, e a un onorevole della Margherita di origini arabe (molto bravo), sono arrivate una dopo l'altra due ragazze arabe che vivono in Italia o da moltissimi anni o addirittura nate qua, ora nn ricordo.

Una vestita all'occidentale l'altra con il velo. Appunto per contrapporre i due modi i essere arabi e mussulmani.

Quest'ultima ha suscitato, subito, la mia curiosità e dentro di me dicevo: "sentiamo cosa dice...vediamo se il mio colpevole pregiudizio verso una parte del mondo islamico che ostenta i loro simboli, viene dipanato"...Giuro ne sarei stato felice.

Tutto andava benissimo, la ragazza, dolce, intelligente e colta (frequanta con profitto l'università), parlava della sua scelta di portare il velo. Scelta dettata solo dalla sua coscenza e dal suo rappprto con Dio, senza nessuna imposizione.

Mi piaceva proprio ascoltarla e cominciavo a pensare che sbagliavo a guardare con sospetto chi porta il velo. Tutto sembrava logico e profondamente rispettoso di una scelta solamente interiore e personale. Come la mia potrebbe essere quella di mettere un cappello o un altro indumento.

Ma la mia speranza si infrange appena si inizia a parlare di un argomento atroce: la lapidazione delle donne adultere in alcuni paesi arabi, e contestualmente della lapidazione avvenuta qualche giorno fa in Iraq, di una ragazza 22 enne colpevole di questo reato (non riesco a chiamarlo crimine).

Alla domanda di Vespa (il quale pensava di avere una risposta scontata) su cosa ne pensasse e se condannasse l'atto, la ragazza inizialmente muta, ha cominciato a svincolare la risposta e a trincerarsi dietro un "non volgio parlare di questo perchè non so.. e non posso giudicare"

All'insistenza di Vespa, per capire se lei condannava o meno la lapidazione come atto, non è stata capace, dopo un ora, di esprimere la benchè minima condanna di una simile barbarie. E siamo in Italia e parliamo di una ragazza colta!!!

Continuava a parlare della parola di Dio e che se Dio dice certe cose, non si puà giudicare.
Vespa come tutti gli ospiti erano basiti, e ciliegina sulla torta durante l'intervallo pubblicitario il solerte padre della ragazza gli ha consegnato un foglietto (credendo di trarla d'impaccio probabilmente)  in cui si citano passi della Bibbia in cui anche per un cristiano si parla di lapidazione, come condanna per certi reati.

A tal proposito LEGGETE, IN MERITO A QUEI PASSI, IL MIO ARTICOLO SU COSA SUCCEDEREBBE SE ANCHE NOI CRISTIANI PREDESSIMO ALLA LETTERE COSA CI ORDINA LA BIBBIA. Era un articolo ironico, ma cosa agghiacciante, c'è chi lo prende a paragone. Infatti

La povera sventurata si giustificava afferamando: "anche voi avete sulle vostre sacre scritture questo tipo di condanna, quindi non dovete indignarvi per quello che è successo".

Poco è servito farle osservare che da NOI sono 2000 anni che abbiamo abbandonato tale pratica, perchè lei sembrava non cogliere la "sottigliezza" e continuava a ribadire il concetto. "Se Dio ci dice certe cose.....ecc ecc"

Un ultima chicca...

Dopo la bucolica parte iniziale, in cui sbandierava la sua libertà di donna, ad una domanda di un ospite se le pareva giusto che un uomo mussulmano possa sposare una donna di un altra religione mentre una donna mussulmana no; la ragazza ha risposto che è giusto così.

EVVIVA! E a questi, per dargli la cittadinanza italiana basta che risiedano qui da 5 anni e giurino sulla Costuzione?

 
Rispondi al commento:
orsa966
orsa966 il 25/10/06 alle 10:13 via WEB
c'è il problema dell'identità, a volte più forte negli immigrati di 2 generazione e quindi nati nei paesi occidentali (vedi Francia, le banlieus parigine)questi ragazzi vivono una costrizione, emarginazione larvata, tipica delle società occidentali: in teoria sono cittadini come gli altri, in pratica essendo nati in certi quartieri, avendo frequentato o non frequentato certe scuole, di fatto sono emarginati dalle possibilità di accesso alle possibilità lavorative, ricreative dei loro coetanei autoctoni. Inoltre le offese che spesso hanno dovuto subire loro o i loro genitori creano un clima di rabbia e risentimento culla dell'eversione, del desiderio di vendetta e di riscatto attraverso forme più o meno estreme: dall'ostentazione dei segni religiosi fino agli atti di terrorismo (vedi Gran Bretagna). E' questo il caso della studentessa italiana? Forse no, da quello che dici in questo caso credo ci sia l'ombra della famiglia. Da chi prendiamo i nostri valori se non dalla famiglia? C'è chi li accetta in modo incondizionato e non li mette in discussione come la ragazza che ha partecipato a Porta a POrta. C'è chi si ribella e paga con la vita, come la ragazza di origini pachistane (mi sembra) uccisa dai maschi della famiglia, tra cui il padre perchè si era ribellata alle tradizioni religiose.
 
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L'autore di questo Blog è persona di scarsa cultura, ignorante e rozza.

Non essendo di sinistra, e quindi non avendo avuto, per discendenza di casta, tutte quelle qualità che tale appertenenza ha insite nel priprio DNA, è una persona che: 

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PRESENTAZIONE

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Salve a tutti ho appena creato questo blog e per evitare stupidi malintesi e fraintendendimenti, preferisco spiegare ai più che forse non lo sanno chi sia il Principe Nero. Non si tratta nè di un essere demoniaco nè del figlio di satana, quindi gli amanti del "genere" (bestie di satana e affini) sono avvisati.

Non si tratta nemmeno di un personaggio che le menti un pò fantasiose possono identificare come un "Masters" (credo che si dica così) adito a rapporti sado-masochisti. Quindi prego astenersi amanti del genere.Nè si tratta di un nome di fantasia da me inventato. 

Ma chi sarà mai allora questo Principe Nero?

Molto banalmente è un non secondario protagonista del passato che fu.

Essendo io molto appassionato di Storia ed in particolare di Storia Medievale, ho utilizzato (spero di esserne all'altezza ) il soprannome di battaglia di Edoardo d'Inghilterra, Principe di Galles. Persona molto ma molto lontana sia per l'epoca, ma anche per carattere, temperamento, sagacia e forza dell'attuale pretendente al Regno d'Inghilterra.

Giusto per non annoiarvi troppo, vi traccio brevemente chi fosse Edorado d'Inghilterra detto il Principe Nero

Edoardo, nacque a Woodstock nel 1330 e la sua vita non fu lunga infatti non arrivò mai a diventare re. Morì infatti nel 1376 a soli 46 anni per una banale infezione.

Primogenito di Edoardo III di York (rosa bianca) dei Plantageneti, fu uomo di grande coraggio unito alla straordinaria abilità strategica. Il soprannome (Principe Nero) gli derivò dal colore dell'armatura da questi indossata in battaglia.

Giusto per citarne una, forse la sua più famosa vittoria, la battaglia di Poitiers (1356)

Edoardo si scontra in un epica battaglia contro il sovrano francese Giovanni II che sicuro della superiorità numerica 1 contro 2, lo attacca vicino alla cittadina di Poitiers. Subendo una rovinosa sconfitta (grazie soprattutto ai temibilissimi arcieri inglesi) e rimanendo catturato, per poi essere portato in Inghilterra come prigioniero.

Le pagine di questo Blog cercheranno di rifarsi al carattere di questo personaggio. Certo non ci saranno battaglie campali con frecce, spade o lance, ma non ci sarà nemmeno il buonismo deleterio e la ipocrisia che pregna il nostro Paese da troppo tempo.

Le cose qui da me scritte si rifaranno allo spirito con cui Oriana Fallaci amava trattare gli argomenti affrontati. (mi perdoni da lassù per un così ardito paragone sia culturale che di capacità e stile narrativo.)

 
 

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