Il bigonzo

POSTO FISSO VS IGNOTO


Tre anni fa mi è stato offerto quello che tutti (i miei genitori in particolare) mi hanno sempre detto essere l'unico tragurdo di una vita lavorativa rispettabile: il cosidetto "posto fisso". Ovviamente non era quello che volevo fare, o almeno lo era in parte, ovviamente son dovuta scendere a compromessi sul ruolo, mi sono dovuta trasferire in un'altra città, lo stipendio era, diciamo, onesto ma nulla più, ovvero nulla che mi facesse arrivare a fine mese senza preoccupazioni e che mi lasciasse qualcosa per levarmi qualche sfizio.Ma cosa vuoi fare, ti offrono il posto indeterminato e rifiuti? Sei pazza? Cosi ho firmato, ovvio, ed ero anche contenta.Ora, dopo 3 anni mi si presenta un'occasione da vaautare con attenzione, per poter svolgere un lavoro nella mia città d'origine, poter tornare a casa, dai miei affetti, pensare di poter costruire una famiglia mia...tutto bellissimo...ma nessun posto fisso all'orizzonte..in realtà nessun contratto, solo un progetto che se andasse bene potrebbe darmi di che campare, con molto, molto impegno e se andasse male potrebbe farmi ritrovare da capo a prima. Non ci sto dormendo la notte, questo è il punto...mi giro e mi rigiro pensando quanto sia giusto mollare un contratto a tempo indeterminato che seppur poco retribuito e con spese notevoli in termini di denaro e di salute (diciamo che una volta pagato l'affitto per stare in un'altra città e le bollette, lo stipendio è bello che dimezzato) mi da la certezza il primo del mese di avere quei due spicci o se buttarmi in questa nuova avventura, sapendo che una volta scelto, non si puo' tornare indietro. In sintesi la domanda che mi pongo è questa: in un momento storico e politico incasinato come quello che stiamo vivendo, in cui il 90% delle persone pagherebbe per avere il posto che ho io, è giusto lasciarlo per seguire un'altra opportunità che dia magari meno certezze economiche ma una soddisfazione e una qualità della vita maggiori?