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Post n°89 pubblicato il 31 Gennaio 2012 da ilblogdelmar
Di Marco Lillo - Il Vaticano sta prendendo per il naso la giustizia italiana e la Banca d'Italia. Il governo Monti dovrebbe fare la voce grossa e ottenere il rispetto degli impegni assunti in materia di antiriciclaggio ma c'è un particolare: il ministro della Giustizia Severino, che dovrebbe essere in prima linea in questa battaglia, è l'avvocato che ha difeso Ettore Gotti Tedeschi, presidente della banca vaticana, lo Ior. La linea del vaticano in questa materia non corrisponde alle promesse di trasparenza contrabbandate in pubblico. Lo dimostra "Il fatto" con un documento. Si intitola "Memo sui rapporti IOR-AIF" ed è un documento "confidenziale" e "riservato" circolato negli uffici del Papa e della Segreteria di Stato e annotato a penna da una mano che, secondo gli esperti, potrebbe essere quella di monsignor Ganswein, il segretario di Benedetto XVI. Il documento dimostra che il Papa, il segretario di Stato Bertone, il presidente dell'AIF - autorità di controllo antiriciclaggio - Attilio Nicora e i vertici dello IOR sono a conoscenza della linea sul fronte antiriciclaggio che si può sintetizzare così: non si deve collaborare con la giustizia italiana per tutto quello che è successo allo IOR fino all'aprile 2011. Il memo ripercorre la vicenda del mutamento della normativa antiriciclaggio intervenuto sotto la spinta dell'indagine della Procura di Roma che aveva sequestrato 23 milioni di euro che stavano per essere trasferiti dal conto dello IOR, presso il Credito Artigiano, alla Jp Morgan di Francoforte e alla Banca del Fucino e aveva indagato il presidente dello IOR Tedeschi e il direttore Cipriani. Dalle indagini emerge un quadro inquietante: lo IOR mescolava sul suo conto i 15 milioni di euro provenienti dalla CEI e frutto dell'8 per mille con fondi di soggetti diversi. Non solo: da altre operazioni emergeva che lo IOR funzionava come una fiduciaria e i suoi conti erano stati usati per schermare persino i proventi di una presunta truffa allo Stato italiano realizzata dal padre e dallo zio (condannato per mafia) di don Orazio Bonaccorsi. I pm romani di fronte ad un simile scenario si erano opposti al dissequestro dei 23 mln di euro nonostante le dotte motivazioni dell'avvocato di Gotti Tedeschi, l'attuale ministro della Giustizia, Severino. |
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