UN ALTRO GIORNO...

LA STANZA DEGLI ANGELI


per ClaudiaQuando entrai per la prima volta nella grande stanza dalle pareti giallo crema, mi guardai intorno smarrita, e la cosa che mi colpi' furono i candidi lettini in file opposte, ai lati della stanza. Le tende che avevano la funzione di separarli, grandi tende, corpose e pesanti dai colori diversi, bordò, e azzurre,  erano avvolte su se stesse e ripiegate in alto, quasi a voler annullare qualsiasi separazione tra un paziente e l'altro. Le finestre ampie ed alte, lasciavano intravedere solo il cielo, ma la stanza era tanto luminosa e calda, che anche il cielo cupo di quel giorno non toglieva nulla a quella luce. I dettagli della stanza, alcune rifiniture sulle pareti erano invece di un bell'azzurro polvere. C'era silenzio e solo due persone in camice bianco, si movevano silenziose tra un lettino e l'altro, un paziente e l'altro, gente per lo più anziana che sperava nel miracolo di sentir sparire il dolore. Io chiesi cosa fare e dove andare, Luigi, seppi che si chiamava così, dopo uno sguardo alla mia cartella, mi accompagno' alla prima macchina. Era un tipo di pochissime parole, burbero, direi, ma con competenza e velocità sistemo' il mio braccio malandato sull'apparecchiatura. Con il passare dei giorni, recandomi ogni giorno a fare terapia, potei conoscere alcuni tra i frequentatori del centro, ed in particolare Tullia. Una bellissima, originale, incantevole vecchia signora. Piangeva sempre, parlava sempre, grandi monologhi che gli altri distrattamente ascoltavano, piangeva suo figlio scomparso un anno prima, lamentava i suoi dolori. Ci avvicinammo un po alla volta, le prestavo attenzione, mi piaceva ascoltare i suoi racconti. Aveva profondi occhi azzurri che il tempo aveva un po appannato, ma intensi e curiosi. Un bel viso, labbra disegnate ed un bellissimo sorriso, un piccolo naso diritto e lunghissimi capelli bianchi e lisci, quasi un chiarissimo biondo. Era sempre garbata, una dizione perfetta, ed il particolare che più mi colpiva era quanto fosse piccola e timorosa, bisognosa di chi si prendesse cura di lei. Indossava gioielli meravigliosi, regali del suo amato compagno, sessant'anni di vita insieme, il suo unico grande amore di cui parlava sempre. Regali preziosi, ognuno un ricordo, e mi raccontava i suoi viaggi degli anni '60, la sua gioventu', i suoi dolori, le sue gioie, le serate delle quali ricordava ogni piccolo dettaglio, dall'abito prezioso o del cappotto di volan di lana che indossava, alla scarpa acquistata da Cristina, boutique in voga in quegli anni, con un alto tacco a rocchetto. Mi deliziava con i suoi racconti, con i suoi accessi di ira quando diceva che era stanca, che soffriva e che di notte non dormiva. Capito che amavo molto le gioie, ogni giorno dalla grande borsa fiorata dove poteva esserci di tutto, tirava fuori gli anelli più belli, le collane ed i bracciali, per farmeli vedere. Mi cercava sempre di più, quando ero assente, chiedeva di me ed una sera mi disse di aver addirittura cercato il mio nome sull'elemco del telefono per tentare di parlarmi e sapere come stavo. Ero reduce da un primo tentativo di risolvere il mio problema di salute, tentativo fallito, ed ero approdata nella grande stanza crema, solo per un caso. Claudia cominciò ad occuparsi di me con le sue mani ferme e calde, competente precisa, puntuale. Non si fermava mai ai miei lamenti, procedeva nella sua attività terapeutica come un treno, ma quando finiva, io non avvertivo i soliti dolori, capii allora che le sue forzature erano ben fatte, e che forse il miracolo in qualla stanza di poveri angeli caduti, lo avrei trovato in lei. L'atmosfera rarefatta della stanza, mi accoglieva ogni giorno, io mi sentivo bene al suo interno,con Luigi e la sua voce dolce che contrastava con l'espressione ferma del suo viso, la piccola signora di campagna che negli anni aveva raccolto tutte le disgrazie immaginabili, e che per un trauma o l'altro era sempre in terapia. La signora bella della stanza, giovane e avvenente che si distingueva per il passo da pantera e lo sguardo intrigante...scoprivo un mondo a cui mi legavo, dove tutti erano in contatto con tutti, dove uomini e donne senza pudori e reticenze dividevano la stessa macchina, gli stessi spazi, dove c'era amore, sapore di buono, serenità. La voce morbida e bassa di claudia, di tanto in tanto si avvertiva da lontano, mentre da una stanza all'altra del grande centro, volava come una farfalla, occupandosi di decine di pazienti in tempi rapidissimi. Angeli caduti ed angeli volanti, con le belle ali spiegate. Mai mi era capitata una tale atmosfera di positiva serenità e leggerezza in un luogo di dolore, mai tanto volentieri ogni giorno per oltre due mesi, mi ci sono recata. Ora sta andando meglio, claudia dice che sto recuperando, Luigi dall'alto della sua competenza e del suo pessimismo, mi dice..non ti illudere, potrai andare avanti ancora, ma dovrai subire l'intervento....eppure io sento che sta succedendo un miracolo, nella stanza degli angeli, dalle pareti color crema, un miracolo che si chiama Claudia, Luigi, Tullia, Rita, angeli volanti e angeli caduti, e me, che sono grata a questo luogo magico e tranquillo, a questa gente con cui ho condiviso un percorso che ovunque mi porterà mi resterà nel cuore come i miei cari angeli.