titolo obbligatorio

Post n°30 pubblicato il 15 Settembre 2010 da rcpc.mc

 
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'Scusa l'anticipo ma ho trovato tutti verdi'

Post n°26 pubblicato il 14 Luglio 2010 da rcpc.mc

di Alfredo Bucciante

Se è vero che metà del successo di un libro lo determina già il titolo, si profila un buon destino per 'Scusa l'anticipo, ma ho trovato tutti verdi, piccolo libercolo di Alfredo Bucciante che spinge al sorriso e incuriosisce sin dalla copertina. Pubblicato da Einaudi, nella collana Rebus curata da Stefano Bartezzaghi, il volumetto in meno di cento pagine promette ben 499 «luoghi comuni al contrario» (più il 500esimo in copertina), perchè, spiega Bartezzaghi nella prefazione è «nell'inversione del luogo comune che spesso, oltre a un senso di profonda comicità, emerge il significato vero e profondo» di certi modi di dire. «O, al contrario, la loro totale incompresa assurdità». E allora si va da classici al contrario come «La pianura è stata fatale ai due alpinisti» e «Appena svengo vedo il sangue»; a più articolati «Scusa la puntualità ma il navigatore aveva questo posto» o «Ha detto che spariva per sempre e invece andato a comprare le sigarette»; e persino a rovesciamenti rivelatori come «Il corpo pesa più di tutta la testa», «Se ci sono eterosessuali nel calcio, io non ne ho mai visti», «Il mondo non puo cambiare un libro» e «La politica è la continuazione della guerra, con altri mezzi». Frutto di una personale raccolta nel suo blog su internet (luoghicomunialcontrario.net), Bucciante, o AlFb come preferisce firmarsi, li ha ben catalogati in sette capitoletti dedicati a società, scienza, cultura, politica, persone e popoli, sport, nuove tecnologie. E, in alcuni casi, ne ha giustamente attribuito l'altrui paternità. Come per i salmi, i racconti brevi o le frasi dei saggi, è bene leggerli con cura, pochi al giorno e divertirsi a rifletterci su. «Come sarebbe il mondo se queste frasi avessero il valore che nel mondo è, invece, delle frasi opposte che le hanno generate», commenta Bartezzaghi, citando una sua amica che «arrivata alle colonne d'Ercole della corbelleria , un giorno quasi sbadatamente ha detto: 'quando una cosa è vera è vero anche il suo contrario. Se provate a rovesciare questo principio - avverte Bartezzaghi - non ci riuscirete. Se provate ad applicarlo, sarete pronti per la rivoluzione».

 
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Il manager perfetto? Sa guidare le anatre

Post n°25 pubblicato il 13 Luglio 2010 da rcpc.mc

di claudia astarita


Il manager perfetto non può limitarsi ad avere un buon fiuto per gli affari, a investire nella maniera più redditizia possibile una buona parte degli utili dell’azienda che dirige e a saper leggere ed elaborare i dati relativi all’andamento del mercato nel suo settore. Il manager più bravo (e più richiesto) è quello in grado di gestire le tensioni in ufficio. Anche perché alcuni studi inglesi hanno constatato che, in media, i manager di aziende grandi e piccole spendono ogni giorno almeno un quarto del loro tempo a risolvere (o anche, purtroppo, a tentare inutilmente di appianare) dissidi e incomprensioni tra i dipendenti.

Visto che in tempi di crisi perdere tempo a risolvere i malumori da ufficio è più difficile, oltre che controproducente, gli stessi inglesi hanno messo a punto dei corsi ad hoc per migliorare le abilità mediatorie dei dirigenti.

Il rimedio pubblicizzato è il duck herding, vale a dire un corso in cui l’abilità dei manager di guidare il loro staff viene messa alla prova costringendo i primi, spesso davanti agli occhi dei secondi, a dirigere la corsa di un gruppo di anatre. Ma non in un prato chiuso da un recinto, quanto piuttosto lungo un percorso inframezzato da ostacoli di vario tipo da superare, fortunatamente, con l’aiuto di un cane pastore.

Le stagioni migliori per partecipare a questo tipo di corso sono la primavera e l’estate. I benefici immediati? I manager, soprattutto se decidono di partecipare a un corso di duck herding insieme al loro staff, si renderanno presto conto di dover abbandonare, una volta rientrati in ufficio, ogni atteggiamento scorbutico e autoritario nei confronti del personale. Gli impiegati, invece, se dopo essersi goduti le imprese più o meno brillanti dei rispettivi manager in versione ‘pastori di anatre’ proveranno ad imitarli, si renderanno conto che tenere a bada un gruppo -indipendentemente da chi lo compone- non è poi così semplice. Provare per credere!

 
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Did you know

Post n°23 pubblicato il 08 Luglio 2010 da rcpc.mc

 
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Il brevetto non parla italiano ?

Post n°22 pubblicato il 08 Luglio 2010 da rcpc.mc

Da "Il Corriere della Sera" di mercoledì 7 luglio 2010

Sfida  Frattini e Ronchi: inaccettabile esclusione
Brevetti Ue solo in tre lingue
Roma pronta a mettere il veto
DAL NOSTRO INVIATO STRASBURGO -

L`Italia minaccia il veto alla proposta della Commissione europea sul progetto di brevetto comunitario valido nei 27 Paesi membri dell`Ue, che attribuisce uso e valore legale a inglese, francese e tedesco escludendo italiano, spagnolo e le altre 18 lingue ufficiali. Parte così uno scontro frontale tra Roma e Bruxelles sul delicato terreno dei regimi linguistici, che non coinvolge solo il peso politico degli Stati in Europa. Da sempre soprattutto Germania e Francia tentano di imporre le loro lingue nelle attività comunitarie anche perché ne derivano vantaggi competitivi alle imprese nazionali e al «sistema Paese». Il brevetto Ue, bloccato da oltre trent`anni proprio per i contrasti linguistici, incide nei settori strategici della ricerca e dell`innovazione.

Nella conferenza stampa nell`Europarlamento di Strasburgo sul bilancio finale del semestre di presidenza spagnola dell`Ue, il presidente della Commissione europea, il portoghese José Manuel Barroso, ha ribadito la scelta del trilinguismo anglo-franco-tedesco incurante dell`opposizione dei governi di Roma e Madrid. Barroso l`ha definita «una soluzione logica per ridurre i costi» delle traduzioni (http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2010-07-02/brevetto-parla-italiano-094058.shtml?uuid=AYuyvB4B n.d.r). Il premier spagnolo José Luis Zapatero ha confermato il suo no e ha rinviato al Consiglio dei governi per «discutere questa proposta».

I ministri degli Esteri e delle Politiche comunitarie, Franco Frattini e Andrea Ronchi, hanno reagito a distanza minacciando il veto dell`Italia.

Sarebbe decisivo perché il brevetto Ue richiede l`unanimità dei 27 Paesi. «Se la situazione non cambierà - ha dichiarato Ronchi - l`Italia non potrà che esercitare il diritto di veto».

Frattini ha annunciato opposizione con tutti i mezzi legali.

Barroso ha ammesso che la presidenza spagnola aveva bocciato la proposta della sua istituzione sul regime linguistico.

«Ma non è possibile pagare un prezzo molto alto per difendere le invenzioni degli europei», ha detto per spiegare l`esclusione di italiano e spagnolo.

Barroso ha citato l`esempio del trilinguismo «dell`Ufficio europeo dei brevetti», che però non fa parte dell`Ue e non deve garantire parità alle 23 lingue ufficiali, E` emerso poi che la proposta più competitiva di una sola lingua (l`inglese) era stata bocciata da Germania e Francia. L`alternativa era il modello a cinque lingue (con italiano e spagnolo) attuato dall`agenzia Ue per i marchi di Alicante in Spagna. Ma il i ° luglio scorso, primo giorno dopo la fine del semestre di presidenza spagnola, il commissario per il Mercato interno, il francese Michel Barnier, ha annunciato a sorpresa il trilinguismo preferito dalla sua Francia e dalla Germania per il brevetto Ue. Il commissario italiano Antonio Tajani l`ha appoggiato «per allontanare il rischio dell`inglese lingua unica, che potrebbe generare in futuro il predominio del diritto britannico nelle decisioni della Corte europea di giustizia». Frattini e Ronchi hanno definito subito «inaccettabile» il trilinguismo.

Barroso ha insistito contando sull`appoggio franco-tedesco.

Si è finiti al muro contro muro.

E da eurodeputati del PdI e del Pd è arrivato un appoggio bipartisan alla linea del governo in difesa dell`italiano e contro il trilinguismo nel brevetto Ue.

 
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L'Arma dei Carabinieri verrà abolita

Post n°21 pubblicato il 07 Luglio 2010 da rcpc.mc


Scritto da Solange Manfredi
Martedì 13 Aprile 2010 18:12

paolofranceschetti.blogspot.com
«Aboliscono i Carabinieri», sussurra un maresciallo preoccupato. Per un inspiegato decreto eurocratico, non devono più esistere Polizie militari nei Paesi europei. Entro il 2011, se abbiamo capito qualcosa dell’ambiguo e silenzioso progetto, il nostro maresciallo preoccupato non sarà più «maresciallo» ma ispettore; l’appuntato diverrà «assistente», un brigadiere capo sarà sovrintendente, insomma saranno trasformati in agenti di polizia civili, senza stellette. Dipendenti degli Interni e non della Difesa. I Paesi che non aboliranno la loro Polizia militare andranno incontro a gravi sanzioni europee. E tutto ciò, avviene nel più completo silenzio e senza la minima protesta.
I Carabinieri sono, fra le istituzioni, quella che gode della maggiore e più costante fiducia dell’opinione pubblica; costantemente, i sondaggi mostrano che gli italiani lo sentono il corpo più sicuro, colonna storica della nazione: possibile che nessun politico o giornale sollevi la questione? Che tutti in silenzio accettino la cancellazione di un ente di così precisa identità, con due secoli di storia e tradizione militare? L’Arma ha da poco conquistato lo status di quarta forza armata (alla pari con l’Esercito, l’Aviazione , la Marina), ossia un’autonomia che gli alti ufficiali hanno fortemente voluto (e brigato, con la loro potenza ragguardevole presso la politica): è possibile che i generali adesso cedano quella autonomia ed autogoverno senza fiatare? Per quanto «usi a obbedir tacendo», la cosa appare strana.

La risposta si trova forse nel fatto che non tutti i carabinieri passeranno alla Polizia di Stato. Una parte del personale - soprattutto gli ufficiali - rimarrà nell’Arma, e manterrà le sole funzioni di polizia militare: non più però come corpo al servizio dell’Italia, ma come corpo sovrannazionale. Confluendo in un nuovo leviatano eurocratico, denominato «Eurogendfor», orwelliana sigla per Forza di Gendarmeria europea. (http://www.eurogendfor.eu).


Eurogendfor è nata in Olanda il 18 ottobre 2007 col «trattato di Velsen» (uno dei tanti trattati di cui i cittadini non sanno nulla), firmato dai Paesi che sono dotati di Polizie militari: Francia (Gendarmerie), Spagna (Guardia Civil), Portogallo (Guardia nacional) e Olanda (Marechaussée) e ovviamente, per l’Italia, i Carabinieri.
Eurogendfor è una super-polizia soprannazionale, cioè (articolo 5) «a disposizione della UE, dell’OSCE, della NATO o di altre organizzazioni internazionali o coalizioni specifiche». Una forza «pre-organizzata e dispiegabile in tempi rapidi» e capace «di eseguire tutti i compiti di polizia previsti nell’ambito delle operazioni di gestione delle crisi».

Quali crisi? Si allude cripticamente a quelle definite «nel quadro della dichiarazione di Petersberg». Così, ecco un altro trattato ignorato dai cittadini. Poche righe ufficiali avvertono che «Il Consiglio ministeriale della UEO, riunito a Petersberg, presso Bonn, approvò, il 19 giugno 1992, una Dichiarazione che individuava una serie di compiti, precedentemente attribuiti alla stessa UEO, da assegnare all’Unione Europea; le cosiddette ‘missioni di Petersberg’ sono le seguenti: missioni umanitarie o di evacuazione, missioni intese al mantenimento della pace, nonché le missioni costituite da forze di combattimento per la gestione di crisi, ivi comprese operazioni di ripristino della pace». (http://europa.eu/scadplus/glossary/pete ... sks_it.htm)


Scopriamo allora che i Carabinieri fanno parte di una forza armata permanente per «interventi umanitari», «guerra al terrorismo» ed altre guerre senza fine e non dichiarate, come sono diventate d’attualità dopo la scomparsa del Nemico sovietico. Evidentemente, questi conflitti devono essere resi permanenti. I nuovi carabinieri de-nazionalizzati interverranno in tutto il mondo. Non è chiaro se interverranno anche per sedare «crisi» sociali in Europa, contro i loro stessi cittadini. Apparentemente sì: Eurogendfor potrà svolgere sul suolo italiano tutte le attività sopra descritte.
La formazione del corpo militare eurocratico è già avanzata. A Gennaio, Maroni ha inviato (alla chetichella) osservatori in Francia per studiare le soluzioni adottate da Sarkozy per la denazionalizzazione della Gendarmerie e la riduzione dei suoi membri di basso livello a poliziotti.

Uno degli aspetti inquietanti è la sede scelta per Eurogendfor: la caserma dei carabinieri «Generale Chinotto», che si trova a Vicenza. La stessa città dove è situata la più grande base militare statunitense in Italia, base che non è a disposizione della NATO ma soltanto del Pentagono, che vi mantiene un buon numero di testate nucleari.
Gli americani avranno voce in capitolo nell’ordinare le «missioni» per Eurogendfor? Viste le comprovate politiche subalterne dell’eurocrazia, il sospetto è lecito. Potrebbe chiarirlo la lettura accurata del trattato di Velsen: un trattato che non è dato leggere da nessuna parte. Non è stato allegato nemmeno alla proposta di legge della costituzione di Eurogendform per la parte italiana, presentata il 28 dicembre 2009. Vi è solo un riassunto del trattato, ad istruzione dei parlamentari che devono ratificarlo. E’ allegata anche la «dichiarazione d’intenti» firmata nel 2004, ma il trattato di Velsen (che consta di 47 articoli) no. Curioso. (oggi si n.d.r. )

E chi comanda su Eurogendfor? Un comitato interministeriale (orwellianamente CIMIN) con sede pure a Vicenza, composto dai rappresentanti ministeriali dei Paesi aderenti (per l’Italia, Difesa ed Esteri). Questo CIMIN esercita in esclusiva il «controllo politico» sulla nuova Polizia militare e decide di volta in volta le condizioni di ingaggio di Eurogendfor; e al Cimin solo Eurogendfor risponde. In altre parole, Eurogendfor non risponde ad alcun Parlamento, nè nazionale nè europeo.
E se già così la cosa appare di una gravità assoluta, (una forza di Polizia militare sovranazionale che non risponde delle proprie azioni ad alcun parlamento, ma solo ad un comitato interno) è leggendo il disegno di legge numero 3083 - A, passato al Senato (anche in questo caso nel più assordante silenzio) il 4 marzo 2010, che si coglie la assoluta pericolosità di tale struttura.
Infatti leggendo gli atti si scopre che la Eurogendfor (già assolutamente attiva e funzionante benché l’Italia ancora non abbia ratificato), SOSTITUENDO e/o rinforzando le forze di polizia aventi status civile, può compiere un ampio spettro di attività:
- garantire la pubblica sicurezza e l’ordine pubblico;
- eseguire compiti di polizia giudiziaria;
- monitorare la polizia locale nell’adempimento dei propri servizi
- compiere investigazioni criminali
- dirigere la pubblica sorveglianza
- regolamentare il traffico
- operare come Polizia di frontiera
- acquisire informazioni e svolgere operazioni di intelligence
- proteggere la popolazione e la proprietà,
- ecc..

Ma ancora non basta, perché questa super Polizia sovranazionale gode anche di una sorta di totale immunità a livello internazionale. Infatti, leggendo il trattato si apprende che:
Articolo 21) i locali, edifici, archivi (anche informatici ed anche se non ivi presenti) appartenenti ad Eurogendfor sono inviolabili;
Articolo 22) le proprietà ed i capitali di Eurogendfor sono immuni da provvedimenti esecutivi dell'autorità giudiziaria;
Articolo 23) tutte le comunicazioni degli ufficiali di Eurogendfor non possono essere intercettate;
Articolo 28) i Paesi firmatari rinunciano a chiedere un indennizzo per danni procurati alle proprietà nel corso della preparazione o esecuzione delle operazioni. L’indennizzo non verrà richiesto neanche in caso di ferimento o decesso del personale di Eurogendfor;
Articolo 29) gli appartenenti ad Eurogendfor non potranno subire procedimenti a loro carico a seguito di una sentenza emanata contro di loro, sia nello Stato ospitante che nel ricevente, in uno specifico caso collegato all’adempimento del loro servizio.

E’ stata, in altri termini, creata una sorta di struttura militare sovranazionale che potrà operare in qualsiasi parte del mondo, sostituirsi alle forze di Polizia locali, agire nella più totale libertà (leggi immunità) e che, al termine dell’ingaggio, dovrà rispondere delle sue azioni al solo comitato interno.
Ora diventa forse più chiaro perché nessun vertice dell’Arma dei Carabinieri ha mosso alcuna obiezione alla legge di riforma che la vuole sotto le dirette dipendenze del ministero dell’Interno.
A finire sotto quel ministero saranno solo i sottufficiali e la truppa. Per gli ufficiali, l’Arma aumenta il suo potere: dovrà rispondere solo al CIMIN (ovvero a ufficiali e rappresentanti del ministero Esteri e Difesa); manterrà i suoi poteri in Italia e anzi nel mondo, e facendo parte dell’Eurogendfor, godendo di privilegi e immunità che prima non avevano, fino ad una totale immunità e insindacabilità. Lo status di cui già godono anche più inquietanti «istituzioni» europee, da Eurojust (procuratori d’accusa) e Europol, anch’essi insindacabili e persino sconosciuti ai cittadini europei - ammesso che siamo ancora cittadini.

Solange Manfredi

 
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a proposito del GF

Post n°20 pubblicato il 30 Giugno 2010 da rcpc.mc

C'è una guerra civile in atto in Italia.
Non l'abbiamo iniziata noi.
La stiamo subendo.
E una guerra silenziosa giocata con armi "che + bianche non si può".
E' stata dichiarata contro la parte umila e volenterosa del popolo italiano.
Punta ad uccidere ogni velleità di chi vorrebbe essere produttivo, innovativo, progressista.
Vuole eliminare meritocrazia, lavoro, giustizia sociale, conoscenza.
Non siamo + utili, non solo come lavoratori, ma nemmeno come risparmiatori o neanche consumatori.
La ricchezza vuole separarsi totalmente dal mondo reale (produrre, vendere) e rimanere solo finanza virtuale globale.
Non vogliono che siamo + scienziati, maestri, artigiani, imprenditori, ma solo veline, tronisti, dj, vj, pseudovip.
Non vogliono darti + nessuna possibilità di miglioiramento sociale attraverso il lavoro e l'impegno, e quindi fanno in modo che tu non le voglia.
Con la cultura del colpo gobbo.

Chiunque sia utile a questo processo, mi ha dichiarato guerra. Se muore io festeggio e lo speffeggio, non ne faccio certo un eroe.

E meno male che il paracadute della moglie si è aperto... povera bambina!

dal web


chi quota ?

 
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Lo stupratore, lo psichiatra e Obi Wan Kenobi

Post n°19 pubblicato il 26 Giugno 2010 da rcpc.mc

di Stefano Nazzi

Ogni tanto nascono storie così brutte che sembrano impossibili. Sono storie che ti portano a dire «No, non è vero». Poi le segui nel tempo, le inquadri meglio, osservi bene il contorno dei protagonisti, il loro sguardo, le loro parole. E ti accorgi che oltre che brutte sono storie squallide, stupide, a volte grottesche. Il male spesso è stupido, ti fa ridere di rabbia.

Accadde meno di una anno fa, vicino a Vicenza, a Chiuppano, un paese di 2.600 persone. Valentino Giacomello è un imbianchino di 44 anni, si diverte a girare su Internet: chat, social network, quelle cose lì, insomma. Poi ha un’altra ossessione, brutta: le ragazzine, quelle piccole, ben lontane dai 18 anni. È così che un giorno, su una chat, ne conosce una. Il nome non lo sappiamo, conta poco. Però è una piccola ragazza, ha 15 anni e sta male, suo papà è morto da poco, lei non ‘l’accetta. Si sente perduta e furibonda. Così Giacomello le dice di essere uno stregone, uno di quelli bravi, capace di parlare con i morti. Le dice di incarnare tre divinità: Satyricon, divinità del sesso, Triton, dio della bellezza, Edon, dio della saggezza.

Organizza incontri Giacomello, programma un vero calendario settimanale di sedute sessuali. A casa sua o all’aperto, ovunque: il gioco è sempre uguale. L’imbianchino dice di parlare di volta in volta a nome di Edon o di Triton, o di Satyricon. “Ti aiuterò così a incontrare di nuovo tuo padre”, le dice. E ancora: “Se tuo papà fosse qui ti direbbe di non resistermi, solo così potrai incontrarlo di nuovo”.

Viene la nausea, vero? Purtroppo la storia non finisce qui. Perché dopo un anno l’imbianchino fa amicizia in Internet con uno psichiatra. Roberto Fiorio si chiama: è uno serio, almeno si direbbe, dirige il centro di igiene mentale di Marzana. Giacomello dopo un po’ rompe gli indugi: lo chiama. Gli dice che arriverà con una ragazza, che bisogna simulare una visita ginecologica. Lo psichiatra collabora, con l’imbianchino c’è affinità. È nel suo studio che fa il suo ingresso la polizia. La mamma della ragazzina qualcosa aveva iniziato a capire, per fortuna. Imbianchino e psichiatra finiscono in cella. Quest’ultimo dice che pensava di organizzare un incontro tra adulti consenzienti. Dice che era sicuro della maggiore età della ragazza. Di buono c’è che altre due ragazzine, intrappolate da Giacomello nello stesso modo, si salvano.

Dopo pochi mesi si svolgono i processi. L’imbianchino si becca cinque anni e mezzo, lo psichiatra se la cava decisamente meglio: un anno e dieci mesi. Ha anche parlato con i giornali Roberto Fiorio: continua a dire di essere stato convinto che la ragazza avesse 20 anni. E giura di essere estraneo a magia e stregoneria.

Racconta anche una storia che farebbe sorridere, se tutto il contesto non fosse drammatico. Dice che la polizia, a casa sua, dopo l’arresto, sequestrò giochi di suo figlio: le statuette di Obi Wan Kenobi e di Darth Maul, più altri 16 pupazzi di Guerre Stellari. Sostiene che per quelle statuette lui fu indicato come uno stregone, come un mago malvagio. Invece, dice di essere in fondo una brava persona.

 
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La bellezza del diavolo

Post n°18 pubblicato il 26 Giugno 2010 da rcpc.mc

di Gianfranco Manfredi

Nell'estate del 1970 ero a Londra. Era l'anno del concerto all'isola di Wight, l'anno della morte di Jimi Hendrix. Era anche l'anno del primo album dei Black Sabbath. All'isola di Wight non riuscii ad arrivare. Ero partito con un gruppo di amici inglesi e ci fermammo per strada a fare bagordi nella casa di campagna di uno di loro. Dei Black Sabbath, per quanto chiedessi in giro, non trovai traccia. Era come se gli inglesi non se ne fossero neppure accorti. E pensare che il mio viaggio sembrava iniziato sotto ottimi auspici. Arrivato alla Victoria Station e imbarcatomi su uno di quei lugubri taxi neri che sembrano messi a disposizione dalle pompe funebri locali, cercando di raggiungere la pensione per studenti dove dovevo alloggiare, fui scaricato in un quartiere periferico a tarda notte, in una strada e a un numero che apparentemente corrispondevano a quello segnato sul foglietto che avevo mostrato al taxista. Era un costruzione lunga e stretta, incastrata tra due palazzi, aveva un aspetto desolato e sinistro. Il portone era aperto, nessun campanello. Trascinai su per le scale la mia pesante valigia, con la sensazione di vivere una specie di allucinazione. L'edificio era costituito da cinque pianerottoli sui quali davano delle porte tutte murate! Non sembrava un edificio abbandonato, senno' perche' avrebbero lasciato la luce sulle scale? Pero' non c'erano altro che pianerottoli, nessuna porta cui bussare. Non ebbi il coraggio di bussare al muro. Portai fuori la mia valigia, percorsi qualche strada deserta e infine trovai accoglienza alla stazione di polizia, dove passai la notte. Un bobby mi spiego' che c'era una strada omonima a Londra e che avrei dovuto aspettare che riprendessero a circolare gli autobus per raggiungerla. Non gli chiesi spiegazioni circa la misteriosa casa dalle porte murate per non apparire ridicolo, ma dentro di me mi sentivo gia' pervaso e inebriato dall'atmosfera gotica di Londra, che sarebbe stata ravvivata, la mattina dopo, dallo spettacolo, visto dal bus, delle tante chiese di quartiere, con i loro antichi cimiteri dalle lapidi di pietra grezza corrose, storte e senza nomi. Ricordavo le immagini di un film documentario che avevo visto in Italia, uno degli ultimi della serie "Il mondo di notte", che si diffondeva in particolari sui club di streghe di Londra, sui seguaci di Crowley, sugli ultimi adepti della Golden Dawn e sulle molte cerimonie con avvenenti bionde distese senza veli sugli altari. Risentivo nella mente le canzoni sataniste inglesi che avevano cominciato a circolare anche in Italia e che avevano radicato in me l'idea che, dopo i Beatles, era quella l'ultima novita' di Londra, l'ultima follia "da non perdere". Invece, per quanto continuassi a girare per locali e a tempestare di domande gli amici di Londra, non ce n'era proprio traccia. In quell'anno si ascoltava un sacco di rhythm & blues, tutto il resto era giudicato fuffa, o semplicemente non esisteva. Mi resi conto che continuare la ricerca sarebbe stato patetico: cominciavo a sentirmi come un turista inglese che avesse asscoltato qualche disco italiano di musica folk in gran voga in quegli anni e fosse arrivato a Milano cercando le mondine. Mi accontentai di una gita a Stonehenge e mi feci fotografare disteso su un pietrone, chiudendo con questo auto-sacrificio il mio (mancato) appuntamento con Satana. Ho voluto raccontare questo episodio perchè mi è venuto in mente alla lettura di questa Rock and Horror Encyclopedia. E' una guida puntuale, attentissima, fitta di nomi e circostanze. Eppure, inoltrandomi in questo labirinto horror, non posso nascondere che ho riprovato la sensazione di salire per pianerottoli senza porte. Questo, del resto, non È il mistero della Guida, ma il mistero dell'Horror Rock. Gli indirizzi ci sono, ma il Proprietario sembra altrove.
Anzitutto: è all'Horror Rock che bisogna rivolgersi per rintracciare le influenze del diavolo sulla musica rock? Ne ho qualche dubbio, a dispetto dei tanti teologi improvvisati critici del rock che ultimamente hanno riversato stupidi e frettolosi giudizi su questo genere o sottogenere musicale. A mio parere se si vogliono rintracciare reminiscenze pagane, demoniache e "possedute" nella musica rock bisogna risalire alla prima fonte: il blues, ribattezzato "la musica del diavolo" da Giles Oakley in un corposo saggio edito qualche anno fa in Italia da Mazzotta. E' infatti nel blues che si possono ritrovare le pulsioni sessuali, ritmiche, ossessive e rituali degli antichi culti pagani, come anche il misticismo dionisiaco che dovrebbe essere marchio inconfondibile di ogni musica che voglia qualificarsi come "demoniaca". E' strano dunque e d'altro canto sintomatico che l'hard rock satanico, in tutte le sue ramificazioni, sia un genere mono-razziale, esclusivamente bianco.Se poi qualcuno volesse andare alla ricerca di quel culto nordico e bianco della natura e delle pratiche magiche che è un altro aspetto fondamentale del "demoniaco", potrebbe trovarlo in tutt'altra direzione: il folk celtico degli anni Settanta, certa musica psichedelica e hippy, il simbolismo alchemico-elettronico di autori come Alan Parsons, e persino molta New Age dei nostri giorni. Ma allora cos'e' l'Horror Rock? Stabilito che si tratta di un sotto-genere che, come mostra bene Marzorati, ha percorso l'intera storia del rock e non solo momenti episodici frutto di mode passeggere, credo che esso vada inquadrato piu' in un fenomeno spettacolare che strettamente musicale, carnevalesco e clownesco. Alice Cooper è stato molto chiaro in proposito: "il rock ha bisogno di robaccia", ha detto in un'intervista a MTV, "quando si fa troppo raffinato allora c'e' bisogno di gente come me che faccia della musica di merda e degli spettacoli di pessimo gusto". Questa dichiarazione la dice lunga sugli intenti e sull'ironia disincantata che hanno mosso molti interpreti di Horror Rock. Anche Mick Jagger, ossessionato dalle continue, inevitabili domande circa la sua 'simpatia per il diavolo', ha ripetuto fino alla nausea che non era una cosa seria, che si trattava soltanto di un gioco. Del resto i segni sono sotto gli occhi di tutti: l'Horror Rock e' stato da subito un fenomeno carnevalesco e clownesco. Gli "effettacci", sonori e visivi, ne hanno costituito la vera, se non unica, motivazione. L'intento provocatorio e' sempre stato talmente sopra le righe da non poter essere preso sul serio.Quando qualcuno, come Ozzy Osbourne, si e' immedesimato troppo nella parte il risultato e' stato patetico e lo stesso Ozzy lo ha ampiamente riconosciuto nella sua bella autobiografia "Diario di un pazzo". In questo libro, tra l'altro, Ozzy fa risalire la sua propensione alle performance sanguinarie (tipo strappare coi denti la testa a una colomba in conferenza stampa o sbocconcellare un pipistrello vivo durante uno spettacolo) non alla visione di film, alla lettura di libri o all'esperienza di spettacoli teatrali underground di ispirazione splatter, ne' tanto meno a una sua predilezione per i culti demoniaci, ma alla sua infanzia sottoproletaria e al suo lavoro in un macello (oltreche' all'abuso di alcol e di droghe tutt'altro che leggere). Per Alice Cooper e molti altri, invece, si puo' dire esattamente il contrario: il loro tentativo È stato quello, riuscito, di ammannire alle masse giovanili quel tipo di provocazioni teatrali (sgozzare polli, schizzare vernici sanguigne, abbracciare serpenti, simulare omicidi e altri eccessi) nate per stupire gli studenti borghesi e gli intellettuali d'avanguardia nelle cantine alternative di San Francisco. Tecniche di rappresentazione macabra e grandguignolesca, che originavano da spettacoli pensati e rappresentati per pochi intimi, venivano riproposte come in un grande circo. La provocazione era evidente: se sono i freaks che volete, eccoveli...ma non chiedete loro misura e buongusto, per favore. Iconoclasti infantili e consapevoli uomini di spettacolo, Alice Cooper e compagni non hanno mai preteso che la loro musica fosse qualcosa di piu' di un'allegra ed esagerata Halloween, tesa ad immergere e spesso sommergere la musica in spettacoloni a forti tinte, particolarmente adatti a scandalizzare i pi˜ ingenui (tra cui moralisti, genitori, insegnanti e teologi). La goliardia dell'Horror Rock e' insomma una delle sue caratteristiche piu' definite ed essenziali. Nelle canzoni le reminiscenze letterarie non vanno al di la' di Lovecraft e Coleridge, piu' qualche poeta romantico di uso scolastico. Il formulario demoniaco e' sempre strampalato, completamente inventato, improbabile e lontanissimo da una conoscenza anche approssimativa dei rituali magici e della cultura pagana. Per alcuni dei gruppi heavy metal piu' recenti, che si fanno forti del richiamo a sette sataniste messicane e si proclamano adepti di questo o di quello stregone, il discorso puo' essere diverso, ma solo lievemente. Al di la' dei loro proclami ad effetto e' impossibile rintracciare nella loro musica la minima infuenza del Centro America. Alla base c'e' sempre il gusto di "epater le bourgeois". Una salutare propensione al rozzo e al volgare in un momento in cui il rock, divenuto potenza mondiale, sembra incapace di emanciparsi dalla tutela dei media.Mentre il primo horror rock anticipava la teatralizzazione circense dei concerti, il nuovo Horror Rock preferisce richiamarsi allo stile nudo e crudo del punk della fine degli anni Settanta.
C'e' chi preferisce stendere un velo su coloro che a caotiche allusioni demoniache affiancano la celebrazione di Mengele e del nazismo. Ma e' bene invece sollevarlo questo velo: se i punk esibivano la svastica accanto alla falce e martello era per annunciare la fine delle ideologie e dei loro simboli, il loro essere diventati ormai oggetti residuali , senza significato. In molti dei nuovi gruppi, invece, i simboli tornano ad essere esibiti per il loro significato: ma piu' che un ritorno di fede ideologica sembra prevalere il bisogno di shockare un'opinione pubblica ormai diffusamente liberale, di fare scandalo e di cercare di farsi notare per garantirsi esistenza e riconoscibilita' sul mercato. Se gli zombi delle SS tornassero in vita, la prima cosa che farebbero sarebbe quella di sterminare questi neonazisti dall'intervista facile.
Nelle sue espressioni migliori, come nelle peggiori, l'Horror Rock ha comunque svolto e svolge un'altra e non trascurabile funzione: attirando su di se' gli strali dei benpensanti, regala spazio a ribelli piu' sottili e insidiosi che sanno fare piu' danno (in senso positivo) di loro. Marzorati fa bene a ricordare accanto al filone piu' propriamente Horror, il"negativismo'" di Dylan, le "alterazioni" di Jim Morrison, il voodoo di Hendrix. Ma persino di personaggi che oggi possono apparire "perbene", come Elvis o i Beatles, e' bene ricordare la carica sovversiva: nessuno puo' negare che hanno cambiato di piu' il costume il colpo d'anca di Presley e il saio bianco di Lennon che la colomba decapitata di Ozzy.Qui nel filone storico del rock bianco ribelle, se diavolo c'e', trattasi di Lucifero, l'ngelo favorito da Dio, il piu' bello, cacciato per disobbedienza agli ordini, per mancanza di sottomissione. E qui il discorso sul demonismo del rock trova la sua piu' giusta collocazione. Non e' ancora stato scritto, ma spero che prima o poi qualcuno si decida a scriverlo, un saggio sui rapporti (pure cosi' evidenti) tra il rock nel suo complesso e il cristianesimo. Molti sono i temi che si intrecciano, primo fra tutti l'identificazione con la figura stessa di Cristo, il profeta osannato dalle masse e poi vittima sacrificale dopo solo tre anni di predicazione. Non mi riferisco tanto a film espliciti comeJesus Christ Superstar eTommy, ma alle vite stesse di tanti "martiri" del rock come Jim Morrison, Hendrix, Sid Vicious.Tutta la storia del rock, le sue canzoni, le interviste dei divi, le loro combattute esperienze sono attraversate da problematiche tipicamente cristiane: il rapporto tra disobbedienza e fondazione di nuove regoole, il mistero e le tentazioni del successo e la difficolta' di essere leader (cfr. la splendida analisi di Wilhelm Reich nell''"Assassinio di Cristo"), il messaggio di speranza rivolto ai poveri e agli umili della terra, il trovarsi meglio tra bambini, puttane, ladroni di strada, poveri di spirito e sbandati che tra i ricchi, i colti e i potenti, il passaggio dalle catacombe all'istituzionalizzazione, il bisogno di fede e di eresia, il conflitto tra la carne e lo spirito, l'ondeggiare perpetuo trai i rituali di massa e il piu' totale isolamento individuale, la capacità di rivolgersi a tutti e di parlare ai singoli.Di questo cristianesimo la parte bianca del rock ribelle ha senza dubbio sottolineato gli aspetti scandalosi, antagonisti e luciferini, ma tenendosi lontano dalle smargiassate, troppo innocue per essere efficaci, e in qualche caso (raro per la verita') prendendo le distanze dal culto del denaro, del potere e del successo, sapendo essere con gli altri, anzi essere gli altri nei momenti (forse) giusti e preferendo essere "altrove", anche a prezzo della morte, nei momenti (forse) sbagliati. Questo rock ha insieme saputo riproporre i valori piu' autentici del cristianesimo evangelico, quei valori che spesso i teologi della Chiesa-Istituzione hanno dimenticato.
Dove sta allora Satana? Mai dove lo si cerca. E' questa la sua insidiosa bellezza.

 
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le analisi stabiliranno eventuali contaminazioni

Post n°16 pubblicato il 19 Giugno 2010 da rcpc.mc

Sequestrate dai Nas 70mila mozzarelle tedesche. Diventano blu dopo aperteIl comandante del nucleo di Torino: eliminate da tutti i banchi frigo della grande distribuzione

Sequestrate dai Nas 70mila mozzarelle tedesche. Diventano blu dopo aperte
Il comandante del nucleo di Torino: eliminate da tutti i banchi frigo della grande distribuzione

 

MILANO - Nel piatto ormai le sorprese sgradevoli sono quotidiane: incluse le mozzarelle che diventano blu all’apertura della bustina, prodotte in Germania per una società italiana che le commercializzava. La segnalazione è arrivata ai carabinieri dei Nas di Torino da una signora che avendo osservato l’inquietante fenomeno lo ha ripreso col telefonino.

IL SEQUESTRO - Così i Nas hanno sequestrato settantamila mozzarelle presso una importante piattaforma della grande distribuzione che rifornisce numerosissimi discount del Nord Italia. All’apertura la mozzarella, secondo i carabinieri, assume una «impressionante pigmentazione blu». La segnalazione giunta ai Nas però non è la prima: proprio l’azienda distributrice a fronte di numerosi reclami aveva già iniziato a richiamare il prodotto, contestando la fornitura allo stabilimento industriale tedesco di provenienza. Si ignorano al momento - riferiscono i nuclei anti sofisticazione - le cause della mutazione del colore delle mozzarelle al contatto con l'ossigeno. Alcuni campioni sono stati depositati per le analisi microbiologiche e chimiche, rispettivamente presso i laboratori dell'istituto zooprofilattico di Torino e del Centro antidoping del San Luigi Gonzaga di Orbassano. Per ora comunque non vi sono elementi per configurare ipotesi di reato, elementi che potrebbero invece emergere nel momento in cui i prodotti alimentari risultassero essere inquinati da sostanze tossiche o da forti cariche batteriche. L'intera partita di mozzarelle tedesche, assicura il capitano Tamponi, comandante dei Nas a Torino, è stata rintracciata e bloccata e non sussiste alcuna possibilità di ritrovarne qualche esemplare nei banchi frigo della grande o piccola distribuzione.

 
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Cin Cin

Post n°15 pubblicato il 11 Giugno 2010 da rcpc.mc

«Mentre Shell brinda ai 9,8 miliardi di dollari di profitto, gli abitanti del delta del Niger devono bere acqua inquinata.»

Questa la frase agghiacciante che i londinesi hanno trovato nelle pagine del loro quotidiano free press nel giorno dell'assemblea generale dei soci Shell presso il Barbican Centre di Londra. Al centro della pagina un calice di petrolio invita il lettore a riflettere sui guadagni della multinazionale nel settore petrolifero.


«Devono anche coltivare un terreno inquinato. Devono pescare in fiumi inquinati e devono far crescere i propri figli in case inquinate. Quindi, se hai delle azioni Shell, chiedi al Consiglio di Amministrazione di dare una spiegazione quando alzeranno i calici all'assemblea generale di oggi.»

 

L'iniziativa è di Amnesty International che è riuscita a raccogliere 30.000 sterline grazie alle donazioni di più di duemila cittadini per pubblicare su Metro e London Evening Standard questa pubblicità, stampata anche su un furgone che ha attraversato la città durante la giornata. Il Financial Times, invece, non ha voluto pubblicare la pubblicità, nonostante le rassicurazioni di Amnesty sul fatto che l'organizzazione ha la piena responsabilità sui contenuti pubblicati. Il Financial Times ha messo in dubbio le affermazioni di Amnesty circa una loro reale consultazione con i legali.

Le fuoriuscite di petrolio, lo scarico di rifiuti e le torce di gas (il gas è separato dal petrolio e, in Nigeria, viene per la maggior parte bruciato come scarto) sono endemici nel Delta del Niger. Questo inquinamento che colpisce l'area da decenni, ha danneggiato il suolo e la qualità dell'acqua e dell'aria. Gli effetti ricadono su centinaia di migliaia di persone, in particolare sui più poveri e su coloro che dipendono da mezzi di sussistenza tradizionali come la pesca e l'agricoltura.
Shell è la principale multinazionale attiva nel delta del Niger, ma, tra le altre, possiamo incontrare anche l'azienda italiana Eni Spa, che opera in Nigeria attraverso la consociata Nigerian Agip Oil Company (Naoc).
All'attività delle multinazionali si intreccia poi un conflitto in corso dagli anni Novanta tra i vari gruppi dell'area, uno scontro spesso giudicato “etnico” ma che ha alla base gli enormi interessi per il commercio dell'oro nero.
La vittima, in ogni caso, rimane la popolazione inerme costretta a vivere schiacciata tra inquinamento e violenza, sotto gli occhi del governo assente (o con interessi da difendere più importanti della popolazione) e del “mondo occidentale” che chiede sempre più petrolio.

 
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La muffa e' del demonio, la candeggina e' di Dio

Post n°14 pubblicato il 24 Maggio 2010 da rcpc.mc
 
Tag: muffa

Santo Domingo e' il regno dell'umidita': te la trovi dappertutto, e impregna libri, vestiti, zaini. Oggi stavo mettendo in ordine le mie cose per trasferirmi nell'appartamento definitivo dove abitero', e ho scoperto una maglietta di cotone piena di macchie verdastre: l'invasione degli ultracorpi era appena iniziata. Il resto e' stato un susseguirsi di attacchi di panico ad ogni scoperta di muffe che avevano invaso le mie proprieta'.

Ho iniziato a sentirmi in colpa (si', quel maledetto senso di colpa cattolico che ci ha marchiato a fuoco dal catechismo delle elementari, obbligando la nostra psiche a pretendere la perfezione da ogni nostra azione) per aver lasciato alcune cose nello zaino per mesi, ma lo zaino e' traspirante, e le muffe non erano colpa del mio povero Ferrino da 100 litri che mi accompagna da anni. Il 99% delle cose e' rimasto intatto, e alcune macchie di muffa sono comparse solo sui guanti e sul cappello di lana che mi sono portato appresso (non ridete per l'idea dei guanti ai caraibi, New York e' a poche ore di volo e magari a Natale un giretto ci sta bene, solo che li' fa molto freddo in quel periodo).

Col senno di poi la dinamica dell'incidente e' molto chiara: la moquette nell'armadio a muro assorbe l'umidita' e l'umidita' genera funghi e muffe che poi proliferano sullo zaino a partire dalle zone a contatto con il pavimento dell'armadio a muro attaccando i tessuti piu'predisposti.

L'elenco dei danni tutto sommato e' confortante: le muffe non hanno distrutto niente, un paio di sacchetti di stoffa che uso per avvolgerele scarpe odorano un po' di muffa, guanti e cappello non sono irrimediabilmente compromessi, un maglioncino di lana leggero nello zaino aveva un po' di muffe in superficie e il resto era a posto, senza nemmeno l'odore di muffa. (Aggiornamento: mentre scrivevo ho dato una ricontrollata e ho trovato in una tasca dello zaino il mio portafogli di pelle completamente ricoperto dalla muffa, e dentro pure le banconote erano ammuffite! Fortunatamente pecunia non olet, nemmeno se puzza di muffa)

Il primo istinto e' stato quello di mettere nel freezer le cose che puzzavano di muffa, sperando che il freddo uccidesse qualsiasi forma divita intenzionata ad installarsi nei miei vestiti. Poi ho ritrovato la calma e sono andato a consultare l'oracolo della verita', lo spirito guida del nostro mondo tecnologico, la biblioteca universale elettronica, il distillato del sapere planetario, insomma sono andato su Google, per verificare la correttezza della mia teoria termodinamica delle muffe e scoprire altri rimedi per combattere la mia guerra personale contro quei maledetti batuffolini bianchi.

Lezioni di vita imparate con Google dopo l'invasione delle muffe

1) Le muffe amano luoghi umidi e bui, armadi a muro, vestiti di lana.

2) Ora ho capito perche' nelle case che ho visto qui non ci sonoarmadi ma solo stanze arieggiate con scaffali destinate al deposito deivestiti (la circolazione d'aria previene le muffe, cassetti e antecreano microclimi pericolosi) e perche' tutte le lavatrici hannol'asciugatrice (provate a far asciugare un vestito in un ambiente col70% di umidita' e sentirete una musichetta brasiliana: sono le muffeche fanno il trenino per festeggiare il banchetto).

3) Le cose vanno riposte negli armadi solo se sono ben asciutte.

4) Se dietro l'armadio passano i tubi dell'acqua fredda questo favorisce le muffe perche' il freddo fa condensare l'umidita' dell'ariache nutre le muffe.

5) Negli armadi di case umide e' meglio lasciare accesa una lampadina a basso consumo: la luce uccide le muffe!

6) Last but not least, Le muffe sono uno strumento del demonio. A sostegno di questa affermazione c'e' un intero brano del deuteronomiodedicato alla lotta contro l'impurita' delle muffe. Lo riporto qui diseguito:

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Deuteronomio, capitolo 13, versetti 47,59

Muffa che rende impuri i vestiti

47 Quando macchie di muffa compaiono su vestiti di lana o di lino,48 su stoffe o su manufatti di lana o di lino, su pellami od oggetti dicuoio, 49 se queste macchie sono verdastre o rossastre, si tratta dimuffa che si deve far esaminare al sacerdote. 50 Il sacerdote, dopoaverla esaminata, conserva per una settimana sotto chiave l'oggettocolpito. 51 Il settimo giorno rifà l'esame: se la macchia si è estesasull'oggetto, si tratta di una muffa che non si può eliminare:l'oggetto è impuro. 52 Il sacerdote brucia allora il vestito, lastoffa, il manufatto in lana o in lino, o l'oggetto in cuoio. Poichénon si può eliminare la muffa, l'oggetto dev'essere distrutto con ilfuoco. 53 Ma se, esaminandolo, il sacerdote costata che la macchia nonsi è estesa sull'oggetto, 54 ordina che quest'oggetto si lavi e siarimesso sotto chiave per un'altra settimana. 55 Quando farà un altroesame, dopo questo lavaggio, se vede che la macchia non ha cambiatoaspetto, anche se non si è estesa, l'oggetto è dichiarato impuro.Allora, si deve bruciarlo, sia che la parte corrosa si trovi suldiritto o sul rovescio dell'oggetto. 56 Ma se, esaminandolo, ilsacerdote costata che la macchia è diventata pallida dopo il lavaggio,si limiterà a tagliare la parte colpita del vestito, della pelle, dellastoffa o del manufatto. 57 Se, in seguito, la macchia ricompare sulvestito, sulla stoffa, sul manufatto o sull'oggetto di cuoio, si trattadi una muffa che si sviluppa di nuovo. Allora l'oggetto colpito vienebruciato.
58 Quando si è lavato un oggetto colpito da muffa, vestito ostoffa o manufatto od oggetto di cuoio, e la macchia è scomparsa,bisogna lavarlo una seconda volta perché sia puro.
59 Queste sono le prescrizioni riguardanti le macchie di muffa checompaiono su vestiti di lana o di lino, su stoffe, su manufatti, suoggetti di cuoio; queste istruzioni permettono di dichiarare puro oimpuro l'oggetto colpito.

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Come interpretare questo passaggio? Personalmente la mia traduzionepratica di questi consigli di lotta alle muffe e' la seguente:

Ai tempi del deuteronomio si cercava di salvare a tutti i costi ivestiti con macchie di muffa perche' per fare un pezzo di stoffa altelaio ti facevi un culo cosi'. Non e' il nostro caso, e quindi se unvestito ha un macchione di muffa che fa diventare rosso o verde ilbianco allora per il nostro mondo consumista e' morto. Ma cosa farequando succede qualcosa tipo i miei guanti, il mio cappellino e il miomaglione di lana, che avevano dei batuffolini superficiali di muffa cheora ho eliminato semplicemente sbatacchiandoli un po', e che ora hannosolo l'odore di muffa e microrganismi pronti a rimettersi in azione? Ildeuteronomio ci viene incontro anche su questo, e a me sembra chequesto passaggio voglia dire in breve "lava a piu' riprese e tienisotto osservazione all'aperto i vestiti che hanno avuto muffe: se lamuffa si riforma il tessuto e' ormai compromesso: brucialo edisintegralo per toglierti almeno la soddisfazione di aver ucciso lemuffe".

Ho scoperto anche che la parola ebraica "muffa" e' stata spessotradotta in italiano con "lebbra", e da questo particolare si aprononuove ipotesi su come hanno fatto Gesu' e San Francesco a stare inmezzo ai lebbrosi senza ammalarsi: magari alcuni non erano malati dilebbra, ma solo "ammuffiti", poveri, sporchi, con vestiti marciaddosso, e per riscattarli da quella loro condizione bastava chequalcuno li aiutasse a lavarsi, a cambiarsi i vestiti, ad asciugarel'umidita' dalle ossa, a ritrovare la loro dignita' quando tutti licredevano pezzenti malati e impuri.

Detto questo passiamo ad analizzare le strategie di contrattacco.

Altri rimedi contro le muffe trovati in giro (tutti da verificare):

- Latte1: Per togliere la muffa da tessuti molto delicati (lana,seta, ecc.), immergerli nel latte molto caldo. Sciacquare subito conacqua fredda. Procedere poi al normale lavaggio.

- Latte2: Per togliere le macchie di muffa dai tessuti. Immergete iltessuto nel latte bollente e lasciatelo in ammollo finche' il latte sisara' raffreddato. Sciacquatelo e asciugatelo al sole.

- Cotone/pelle: Versate sulla macchia succo di limone e sale fino,poi fate sciugare l'indumento al sole ed aria aperta. Se l'indumento èdi pelle, passate sulla macchia acqua e alcool in quantità uguali. (Miavariante: non avevo alcool in casa e quindi ho prima sciacquato ilportafogli con abbondante acqua, poi gli ho gettato sopra un po' diacqua di colonia sperando che l'alcool in essa contenuto uccida l'odoree le muffe).

- Sono in commercio prodotti che uccidono le muffe. In alternativasi può usare una soluzione di acqua e candeggina al 10% (1 parte dicandeggina e 9 parti di acqua).

- Per togliere l'odore di muffa dalla biancheria lavare con candeggina (meglio se candeggina delicata)

- Per togliere l'odore di muffa da colorati o lana disinfettare versando una mezza bottiglia di
Lysoform in lavatrice, con un ciclo breve e con acqua appena tiepida.

- Per combattere le muffe si possono aggiungi nell'armadio dellebustine di silica-gel (attenzione ai bambini! sono tossiche), cheassorbono l'eccesso di umidita'. Le bustine si riciclano ponendole inun recipiente metallico, nel forno per qualche minuto oppure gettale ecomprane di nuove. C'e' anche un kit costituito da un contenitoreplastico, contenente presumibilmente silica-gel o un sale igroscopico,che con l'uso si riempie di acqua, e' venduto nei supermercati.

- Arieggiare il piu' possibile l'abitazione e i mobili.

- Muffa su carta e libri: Il seguente è un rimedio che non semprefunziona, ma data l'assenza di rischi nel trattamento, vale sempre lapena provare. Cospargete la macchia di muffa con Maizena. Lasciateagire per alcuni giorni (in luogo ben arieggiato) prima di rimuoverlacon molta delicatezza.

- Per togliere l'odore di muffa si puo' lavare in lavatrice usandoammorbidente al posto del sapone con un ammollo di un paio di ore. Dopol'ammollo fare il normale ciclo di lavaggio.

- Lavare a ripetizione con asciugatura prolungata al sole e' molto efficace per togliere l'odore di umidita' dai vestiti.

- Se si tolgono le spore con uno straccio non lasciarlo a contatto con altri vestiti perche' contaminerebbe pure quelli.

- Se la muffa ha fatto funghetti che si vedono a occhio nudpo(batuffolini bianchi come quelli che ho trovato io) pulire il tessutomuffoso con carta assorbente inumidita con alcool, perche' l'alcoolassorbe l'acqua. Non usare uno straccio perche' trasporteremmo lespore. E' meglio usare pezzi di carta da buttare dopo la pulizia diogni pezzo muffoso.

- Ci sono prodotti antimiotici liquidi e in polvere, che si possono usare dopo aver pulito i pezzi muffosi.

- Ci sono prodotti commerciali che eliminano o prevengono il cattivoodore nei tessuti e sono costituiti da sostanze chimiche antibatterichee fungicide. Se non si dispone di questi prodotti la forma migliore ditogliere il cattivo odore e' arieggiare i vestiti. Ci sono asciugatricimoderne che hanno cicli casuali di aerazione per eliminare il cattivoodore nei vestiti.

- Usare aceto al posto dell'ammorbidente vale in generale e secondome vale anche per togliere l'odore di muffa, perche' su molti siti hovisto l'aceto come rimedio consigliato per togliere l'odore di muffanegli armadi.

State in guardia: le muffe si annidano anche in casa vostra, sonodei devastatori silenziosi che si appropriano delle vostre magliettepiu' care e dei vostri capi di abbigliamento preferiti. Non perdetealtro tempo, stampate questa dichiarazione di guerra alle muffe eandate a sterminarle ovunque si vadano a nascondere. La mia vendettaper lo spavento subito sara' quella di lanciare una crociata antimuffaglobale per dichiarare la guerra permanente a chiunque invada laprivacy dei nostri vestiti.

Tutto cio' premesso, vado a togliere la roba dal freezer.

 fonte

 
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campane

Post n°13 pubblicato il 01 Maggio 2010 da rcpc.mc

La campana è uno strumento sonoro di bronzo a forma di tazza rovesciata che vien fatto vibrare per mezzo di un battaglio interno se la campana è mobile attorno a un asse orizzontale, o per mezzo di un martello esterno se la campana è fissa. Nel linguaggio corrente la parola (non la campana) è utilizzata in varie espressioni: Sordo come una campana = completamente sordo. Sentire tutte e due le campane = ascoltare le ragioni di entrambi i contendenti . Fare la testa come una campana = stordire di chiacchere.  Vivere o tenere sotto una campana = di chi usa troppi riguardi verso se stesso o gli altri (ad esempio i figli).

Dalla parola campana deriva il termine campanilismo che serve ad indicare un attaccamento esagerato al proprio paese o alla propria città. Oggi il termine campanilismo è utilizzato anche in forma positiva per indicare il desiderio di non perdere usi e tradizioni tipici di un territorio specifico.


Si dice che il termine campanilismo deriva da un curioso aneddoto della rivalità fra due paesi limitrofi della provincia di Napoli: San Gennaro Vesuviano e Palma Campania. Il quadrante del campanile di San Gennaro Vesuviano che volgeva a levante (cioè verso Palma Campania) fu volutamente senza orologio, proprio perché i cittadini di Palma Campania non avrebbero dovuto leggere l'orario.
 
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Gli alieni esistono: ecco la prova

Post n°12 pubblicato il 26 Aprile 2010 da rcpc.mc

il professor Stephen Hawking, uno dei più eminenti matematici e astrofisici viventi, ha ufficialmente dichiarato "Gli extraterrestri sono tra di noi. Il loro contatto sarebbe disastroso per la razza umana. Meglio evitarli"

 

 

 

 
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il verbo fare

Post n°11 pubblicato il 23 Marzo 2010 da rcpc.mc
 

FARE: verbo transitivo, medio transitivo, intransitivo, riflessivo.

1 transitivo :(a) è il verbo dell'azione positiva non meglio definita, e quindi efficacemente contrapposto al dire ed anche al verbo disfare che nega o annulla l'azione; talvolta contrapposto al verbo subire. (b) A volte finisce con l'avere l'equivalenza di avere.

2 medio transitivo: forme (a) tradizionali, (b) gergali o (c) moderne.
 
3 intransitivo: può (a) sottolineare la concretezza dell'azione oppure, più comunemente, (b) esprimere solo la genericità della stessa. Il verbo fare finisce con l'avere equivalenza di essere con (c) l'avverbio, (d) l'articolo, (e) la preposizione da.

4 riflessivo: ha piuttosto il valore di lasciare

esercizio a casa: (a scelta)

trova un esempio per ciascuno dei casi su citati

oppure:
racconta le tue ultime vacanze senza mai usare il verbo fare (minimo 70 parole)

 
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vuoi sapere la procedura ?

Post n°10 pubblicato il 06 Marzo 2010 da rcpc.mc

 

 

 
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Tammorra

Post n°9 pubblicato il 27 Febbraio 2010 da rcpc.mc

fonte e parole

 
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bastardi (?) dentro

Post n°8 pubblicato il 27 Febbraio 2010 da rcpc.mc

È incredibile come la lingua italiana contenga delle sottigliezze. Eccone alcune particolarmente interessanti:

11. Un segretario particolare: un portaborse
Una segretaria particolare: una mignotta

12. Un uomo molto sportivo: uno che pratica diversi sport
Una donna molto sportiva: una mignotta (che pratica un solo sport)

13. Un cubista: un uomo che dipinge
Una cubista: una donna di facili costumi senza costumi

14. Un uomo d'alto bordo : un uomo che possiede un motoscafo d'altura
Una donna d'alto bordo: una mignotta

15. Un tenutario: un proprietario terriero con una tenuta di campagna
Una tenutaria: una mignotta (che ha fatto carriera)

16. Un passeggiatore: un uomo che cammina
Una passeggiatrice: una mignotta

17. Uno steward: un cameriere sull'aereo
Una hostess: una mignotta

18. Un uomo con un passato: un uomo che ha avuto una vita, in qualche caso non particolarmente onesta, ma che vale la pena di raccontare
Una donna con un passato: una mignotta

19.Un maiale: animale da fattoria
Una maiala: una mignotta

20. Un lupo: animale feroce che vive libero
Una lupa: una mignotta

21. Uno squillo: il suono del telefono
Una squillo: una mignotta

22. Un uomo da poco: un miserabile da compatire
Una donna da poco: una mignotta

23. Un peripatetico: un filosofo
Una peripatetica: una mignotta
Un consulente (informatico!): una mignotta

 

da  Bastardidentro

 
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Da ricordare

Extracomunitario all'ufficio di collocamento: "vorrei un lavoro"

Impiegato "bhe! ci sarebbe questa occasione : diecimila al mese più autista e auto pagati"

extra "sta scherzando?"

Impiegato: " si, ma ha cominciato prima Lei"

 

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