Creato da zoppeangelo il 25/03/2011

L'INTERNAZIONALISTA

sinistra comunista

CONTATTA L'AUTORE

Nickname: zoppeangelo
Se copi, violi le regole della Community Sesso: M
Età: 73
Prov: PV
 

AREA PERSONALE

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ULTIME VISITE AL BLOG

vento_acquaamorino11acer.250zoppeangelom12ps12cassetta2paperino61tovittorio.59Desert.69amici.futuroierinomadi50Miele.Speziato0maurizio610surfinia60
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 15
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

 

« La via turca alla violen...I lavoratori tunisini e ... »

SANGUE SULLA PALESTINA

Post n°605 pubblicato il 17 Maggio 2021 da zoppeangelo

E' iniziata con gli scontri sulla spianata delle moschee Al Aqsa a Gerusalemme e proseguita coi lanci
incrociati di razzi fra Israele e Hamas la nuova mattanza dei palestinesi. Responsabili evidenti due
forze politiche con gravi problemi di leadership, che trovano nell'ennesima guerra la soluzione,
giocando consapevolmente con le infuocate contraddizioni sociali e politiche che covano sotto la cenere
a Gaza, in Cisgiordania a Gerusalemme.
Sa bene il governo israeliano cosa significano le sentenze di sfratto delle famiglie palestinesi a Sheikh
Jarrah, quartiere di Gerusalemme Est, dove si trascina da anni una vicenda legale che contrappone i coloni
israeliani che rivendicano la proprietà di quei terreni ai palestinesi che hanno legalmente acquistato le loro
case dal governo giordano dopo il 1948; acquisto messo in forse dall'occupazione israeliana dal 1967. Lo
sfratto riguarda poche famiglie ma è un simbolo della violenza che lo Stato israeliano esercita, una sorta di
"pulizia etnica", che copre anche grossi interessi immobiliari e speculativi, ma che serve anche a realizzare
di fatto una Gerusalemme tutta israeliana. Sapeva bene la polizia israeliana cosa significa consentire che gli
ultra della destra israeliana facesse, al grido di "morte agli arabi" una manifestazione di festeggiamento
della conquista israeliana del 1967 sulla Spianata delle Moschee, dove i palestinesi si recano a pregare
durante il Ramadan.
Lo scontro è stato cercato. Netanyahu, che ha mancato per l'ennesima volta un risultato decisivo nelle
recenti elezioni di marzo, ottiene un ottimo "diversivo" per guadagnare tempo e dividere i suoi oppositori e
costringere i civili israeliani dentro la logica del tempo di guerra, in modo che dimentichino la
corruzione del suo governo, la crisi economica, le discriminazioni che a tuttoggi colpiscono gli ebrei di serie
B, i falasciah etiopi, i mizrahì ( o sefarditi), quegli arabi che provengono dai paesi arabi, da cui hanno tratto
usanze e tradizioni, cui toccano i lavori peggio pagati. Netanyahu maestro nello scatenare i nuovi arrivati (i
russi ad esempio) contro i "kibuzzim" privilegiati o trasformandoli in coloni che si scontrino coi palestinesi
a vantaggio della minoranza privilegiata che si spartisce i posti di governo. Il governo israeliano sa bene che
ha ben poco da temere dall'Autorità palestinese, sfiduciata dalle nuove generazioni, più attenta a conservare
i propri privilegi e i propri maneggi che il benessere dei propri elettori, ormai impopolare nel West Bank e
detestata a Gaza dai miliziani di Hamas, che d'altronde conta ben poco in Cisgiordania, una divisione
politica che indebolisce ulteriormente i 5,2 milioni di palestinesi dei territori occupati.
D'altro canto gli israeliani sanno che Hamas non aspettava altro per riaccendere il conflitto, ridotta
com'è a rappresentare un territorio trasformato dal 2007 in una "prigione a cielo aperto" , sempre più
impoverito, isolato dai commerci, dove la popolazione sopravvive a stento, malnutrita, senza acqua potabile,
solo grazie agli aiuti internazionali. Dove i bambini muoiono come mosche nella prima infanzia, i giovani
non hanno futuro e fare il miliziano di Hamas è un modo come un altro per sbarcare il lunario, con la stessa
logica per cui in altre aree entrare nelle file dell'Isis è un modo per non morire di fame.
Nessuno ha verificato quanto sia logoro il rapporto del palestinese comune con le sue rappresentanze
politiche. Il Covid, che dilaga particolarmente in Cisgiordania (meno a Gaza dato il suo isolamento),
comunque lo ha ulteriormente eroso. Oggi a fronte di più del 60% di israeliani vaccinati, la maggioranza con
due dosi, è vaccinato l'1% dei palestinesi dei territori occupati, Cento mila sono quelli che ogni giorno
vanno a lavorare per gli israeliani e che gli israeliani hanno vaccinato a propria salvaguardia.
Per gli altri dice Israele cinicamente, citando gli accordi di Oslo, è responsabile l'Autorità palestinese, che
riceve una parte delle tasse (raccolte però da Israele), ma le spende principalmente per armare le sue milizia,
non certo per la sanità. Il poco di assistenza sanitaria che c'è è garantita da medici senza frontiere.
L'OMS ha mandato 70 mila vaccini. Cina e Russia ne hanno promessi altri.​

Hamas tiene il controllo di Gaza coi miliziani, ma è consapevole di non essere più una pedina fondamentale
per i suoi padrini tradizionali, il governo di Damasco (che ha altre gatte da pelare), l'Iran. Più il tempo passa
più il suo armamento diventa obsoleto e non in grado di reggere il confronto con l'esercito israeliano. E gli
ultimi sviluppi internazionali non sembrano a suo favore.
Israele d'altronde non ha molto da temere né militarmente né politicamente da Hamas. Dipende sempre
meno dalla manodopera palestinese di Gaza (impiega al massimo quella della Cisgiordamia), perché ha
aperto alla manodopera asiatica.
Vuole d'altronde conservare il controllo di Gaza, anche usando il pugno di ferro. Non perché ne tema il
potenziale terroristico, ma perché Gaza è una comoda porta verso il Mediterraneo dove Israele ha scoperto
giacimenti off-shore di enorme importanza e per sfruttare i quali, magari in condominio con i paesi arabi
limitrofi e con le potenze occidentali ha bisogno della costa, costi quello che costi.
Per questo l'ipotesi di un'escalation e di un'occupazione militare israeliana di Gaza non è peregrina. Per ora
Israele ha richiamato 5 mila riservisti e schierato 8 brigate sul confine. Non per farantire la sicurezza dei
civili israeliani, ma per garantirsi il controllo militare della costa.
Hamas può o non può esserne consapevole, ma non ha probabilmente più niente da perdere.
Per comprendere meglio occorre uno sguardo allo scenario internazionale.
Un conflitto arabo -israeliano non è mai una questione interna israeliana o palestinese.
E' da almeno settanta anni che i palestinesi sono divisi in fazioni eterodirette dai paesi arabi (Giordania,
Egitto, Siria) o mussulmani (leggi Iran e Turchia) e sono mandati a morire per i loro specifici interessi
geopolitici, con lo specchietto delle allodole della creazione di uno Stato palestinese in cui ci sia il diritto al
ritorno per la diaspora palestinese.
Sullo sfondo del nuovo conflitto c'è un rimescolamento prodotto dalla nuova presidenza Biden, che ha una
posizione non opposta, ma certamente più articolata di Trump sul Medio Oriente. Se Trump ha fatto da
nume tutelare ai cosiddetti "Patti di Abramo" firmati fra Israele, Emirati , Bahrein, Marocco e Sudan il 15
settembre 2020 e si è mosso in chiara funzione anti-iraniana, Biden non ha smentito questo accordo, ma
certamente vuole rientrare nel JCPOA, l'accordo sul congelamento del programma nucleare iraniano firmato
nel 2015 da Obama, con tempi e modalità tutte da definire. Israele è molto negativa rispetto a questa svolta e
può tentare di dilazionarla, magari mettendo in mezzo i palestinesi. Nel frattempo agli inizi di aprile è
iniziato l'ennesimo tentativo di dialogo Arabia Saudita -Iran (nel dal 2016 hanno interrotto i rapporti
diplomatici, con la mediazione del premier iracheno, Mustafa al-Kazemi, ma complice il solito gasdotto, che
ha il beneplacito della Russia, ma non della Cina e degli Usa. Il tutto però sotto la spada di Damocle delle
elezioni presidenziali iraniane di giugno.
Il disgelo è lo specchio dei tentativi di dialogo fra Israele e Turchia, da marzo, in relazione alla partita
petrolifera del Mediterraneo Orientale, ma anche della Libia e della presenza militare turca in quel paese.
Non è inutile ricordare che le relazioni turco -israeliane si guastarono proprio a causa di Gaza nel 2008
(operazione Piombo fuso) e che la Turchia ha vissuto male le esercitazioni militari congiunte Grecia-Israele.
Tuttavia adesso sembra iniziato il disgelo anche turco-greco e quindi.....
Col cinismo che le contraddistingue le grandi potenze per ora stanno a guardare e avviano "prudenti
manovre diplomatiche". L'Egitto sta tentando una mediazione. Turchia e Arabia Saudita deplorano........
I palestinesi ottengono la solidarietà dei palestinesi nei campi profughi palestinesi del Libano.
Intanto a Gaza i morti venerdì sono già 120 mila. In Israele 7, ma il paese è comunque ripiombato in un
clima da guerra, con scontri fra civili palestinesi e israeliani.

Di minoranza, ma luminosa per noi, la presa di posizione di "Peace Now" (כשיו - Shalom Akhshav)), i cui
attivisti israeliani, sono fra i più attivi nel sostenere che, in base al diritto internazionale, i tribunali d'Israele non
hanno l'autorità di insediare i civili nei Territori palestinesi occupati, mentre lo sfollamento delle famiglie palestinesi
vìola i fondamenti del diritto internazionale umanitario.
Perché anche per palestinesi ed israeliani il "Nemico è in casa nostra". E' la borghesia guerrafondaia e razzista di
Israele, ma anche le borghesie arabe che hanno sfruttato le disgazie dei palestinesi per i loro interessi geopolitici,
armandoli, ma non dando loro nemmeno la cittadinanza o i diritti civili nei propri paesi.
La nostra solidarietà va ai lavoratori palestinesi, non alle loro leadershipcorrotte , e a tutti i lavoratori israeliani
che in questi anni hanno tentato di creare un ponte fra gli sfruttati. Anche se non li intervistano spesso in
televisione, esistono!

Pagine Marxiste

 

 

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/ilcircolooperaio/trackback.php?msg=15554656

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
paperino61to
paperino61to il 18/05/21 alle 08:25 via WEB
Se noti il popolo eletto da Dio, il popolo piagnone che da secoli e secoli subisce ingiustizie, ebbene, questo popolo fa la stessa cosa che subivano loro, vedi non ultimo lo sterminio nazista. Non hanno imparato nulla da loro soffrire, dai loro 6 milioni di morti. Poi come si dice la colpa dei padri ricade sui figli, ovvero chi ha messo lo stato di Israele dentro a un altro stato già esistente(Palestina) era facile prevedere cosa sarebbe successo. Onu Stati Uniti e Europa sono COMPLICI del massacro, delle ingiustizie perpetrate dal popolo eletto..ciao
 
Volo_di_porpora
Volo_di_porpora il 25/07/21 alle 23:33 via WEB
io credo che ci possa essere pace in tutto il mondo senza guerre di ogni genere e stirpe
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963