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Messaggi di Agosto 2020

LO SCONTRO Musumeci governo e sullo sfondo gli avvenimenti in Libia

Post n°598 pubblicato il 28 Agosto 2020 da zoppeangelo

La decisione del governatore della Sicilia Musumeci di chiudere gli hot-spot accampando una "emergenza sanitaria " a carico dei migranti, misura impugnata dalla ministra Lamorgese e dal governo, non è solo una mossa elettoralistica in vista delle regionali, su una tematica che unifica il Centro destra e mette in difficoltà

il PD e la coalizione di governo. E' una spia di come sia facile scaricare sulle fasce più deboli (i richiedenti asilo, gli immigrati sui barconi) le paure e i mal di pancia in vista di un autunno che si prospetta difficile per molti lavoratori, minacciati dalla disoccupazione e dall'impoverimento .

In realtà gli immigrati pesano per il 5% dei positivi al Covid 19 delle ultime settimane, mentre (stime riportate dal Corriere di oggi) , i vacanzieri di ritorno pesano fra il 25 e il 40% . Naturalmente gli sbarchi danneggiano il turismo e alzare la voce ha un ritorno appunto elettorale.

Nell'arco parlamentare d'altronde gli immigrati non hanno molti amici. I due decreti sicurezza di Salvini non sono stati neanche presi in mano per una modifica; lo ius soli giace nel cimitero delle buone intenzioni e la sanatoria ultima si è conclusa con un flop rispetto alle dichiarazioni di intenti (207 mila domande; ma l'85% riguardano lavoro domestico, quindi i lavoratori dell'agricoltura risultano marginali).

 

Quello comunque che sembra il solito scontro nello stagno della politica italiana si pone in un contesto internazionale che sta modificando profondamente attori e prospettive.

 

In Libia si sta infatti consolidando una sorta di protettorato turco, col beneplacito della Russia.

Il 17 agosto a Tripoli si sono incontrati il viceministro della difesa libico Salam Al-Namroush e i ministri della Difesa turco e qatariota, Hulusi Akar e Khaled al Attiyah. Il governo di al Serraj ha formalizzato la concessione alla Turchia del porto di Misurata, per istallarci una base navale militare, e l'aeroporto militare di al Watiya (Tripolitania occidentale. La Turchia, che nei mesi scorsi è stata decisiva per la sconfitta della spedizione di Haftar, viene ufficialmente autorizzata a fornire anche per il futuro un supporto militare al governo di Tripoli, mentre il Qatar garantirebbe la ricostruzione delle infrastrutture, in particolare di caserme e accademie militari a Tripoli. Il coordinamento militare a tre diventa istituzionale; la Turchia e il Qatar invieranno consiglieri militari e forniranno addestramento alle loro accademie militari per i cadetti libici.

 

Due giorni dopo, a sorpresa, Aguila Saleh, il presidente del Parlamento di Tobruk (Cirenaica) sigla un accordo di pacificazione piena e totale col governo di Tripoli di Fayez al Serraj. Operazione cui Putin avrebbe dato il suo consenso e che salta a pie' pari il generale Haftar. E' il coronamento di una azione dei servizi segreti turchi per trovare un uomo di ricambio che, al posto di Haftar, sigli una tregua.

Aguila Saleh Issa, come speaker del Parlamento di Tobruk, rappresenta l'ala politica, più incline a una soluzione diplomatica, auspicata dagli ambienti economici in entrambe le parti della Libia.

 

Nel corso della sua guerra da gennaio Haftar ha bloccato porti e pozzi petroliferi, con una perdita ingente

di introiti che ha colpito banchieri, personale del settore petrolifero e miliziani.

Indebolito e sconfitto, Haftar conserva ancora, tuttavia, il controllo dell'esercito della Cirenaica.

La sua capacità di reagire dipende tuttavia dai suoi sponsor: l'Egitto, incline sembra a trarre profitto dalla tregua, gli Emirati arabi, più bellicosi. Entrambi condizionati dalla reazione dei sauditi che per ora non c'è stata.

 

Per il governo turco va bene comunque. Erdogan si garantisce una presenza militare riconosciuta, che farà pesare nelle dispute per i giacimenti di gas nel Mediterraneo. Ma soprattutto, controllando la costa della Tripolitania potrà condizionare i flussi migratori, stringendo l'Europa in una tenaglia, dal momento che già controlla i flussi da est, con cui ricattarla.

 

L'accordo Saleh- al Serraj è stato formalmente bel accolto sia dall'Europa, che dall'Onu, che dal Consiglio di Cooperazione del Golfo.

Ma dietro le quinte sono immaginabili le preoccupazioni dell'Eni, del governo italiano: l'Italia ha un grosso contingente pseudo umanitario, in realtà militare, proprio a Misurata; forse ora dovrà accettare la mediazione turca per i contratti petroliferi e per ogni intervento in loco. A nulla è servito quindi rinnovare il vergognoso patto con la guardia costiera libica (quella che prende motovedette e sodi dall'Italia per poi gestire di fatto i lager e i traffici di esseri umani).

La presenza turca aumenta anche le tensioni in Europa. Il 17 era presente a Tripoli il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas e molti si chiedono se si tratti di un sostegno indiretto della Germania alla Turchia. La Francia è invece saldamente posizionata a fianco della Grecia per i giacimenti di gas nel Mediterraneo orientale e contro l'espansionismo turco. Tanto che il 13 agosto Macron ha deciso di rinforzare provvisoriamente la presenza militare francese» nell'area, inviando la fregata «Lafayette» e due caccia «Rafale».

 

Degli accordi di pace per la Libya si è perso il conto, basterebbe un niente per mandare a pallino anche questo. Inutile fare speculazioni sulla sua consistenza. Nel mezzo, a pagarne i costi, sempre i migranti.

 

Nota) Dell'accordo Saleh -al Serraj sono stati resi noti quattro punti:

- Riconoscimento reciproco della piena legittimità delle due componenti politiche di Tripoli e Bengasi,

- nuovo Consiglio Presidenziale allargato, da riunire a Sirte

- smilitarizzazione di Sirte e al Jufra

- elezioni politiche a marzo.

Per le implicazioni a danno dell'Italia vedi l'intervista a Matteo Colombo, ricercatore di Ispi e Ecfr pubblicata su Open il 19 agosto 2020)

 

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