Il cuore muove tutto

E mi attacco alle stelle, altrimenti si cade...


  Dicembre è l’ultimo mese dell’anno, il mese in cui si tirano le somme di ciò che si è fatto o non fatto. E’ il mese delle luci ad intermittenza esposte nelle vie delle città a ricordarti l’arrivo del bambino Gesù. E’ il mese dove improvvisamente diventiamo tutti più buoni, più tolleranti, più dolci e forse più sinceri. Ed è il mese dove arriva il freddo, arriva la neve e dove si spera, guardando con il nasino all’insù, che scendano francobolli dal cielo soffici ed impalpabili magari proprio la notte di Natale. In tutto questo frastuono di fretta e di emozioni mi ci metto dentro anch’io. Sono in un periodo in cui scrivo poco anche se la mia mente è sempre in movimento. Preferisco leggere. pa.oletta sta facendo il bilancio del suo anno e dei suoi innumerevoli stati d’animo. L’avete capito, vero? Leggo e pensando scrivo. Modello i miei pensieri come li avessi letti da qualche parte, con la loro sintassi, la loro punteggiatura. Leggere mi porta in altri mondi. Scrivere mi porta a spasso dentro la “mia io”. La scrittura filtra con la mia testa tutta la realtà, tutte le mie emozioni. Leggere è sommare vita alla propria. Scrivere è fare e disfare un’immensa tela e lo faccio per necessità, per timidezza, forse per chiusura. Spesso è l'unico modo che ho per far uscire la mia voce anche se tanto, troppo, rimane  nascosto dentro me. Ascolto e sento. Scrivo di volti, di persone passate nella mia vita chi per un soffio chi per molto e anche se scrivo pensando di essere qualcun altro sono sempre io che opero queste trasformazioni. Leggere è succhiare altra energia, come un vampiro. Scrivo perché non so disegnare e avrei voluto e perché non ho voglia e tempo di imparare a fotografare. E' il mio desiderio verso le immagini la mia forza analitica, la mia tentazione di uscire allo scoperto che di persona mi fa arrossire. Scrivere è il modo di sciogliere il groviglio di parole che ho dentro. La parola seduce e mi fa organizzare il pensiero come fosse una voce a raccontarlo al posto dei colori e delle forme. Sono il filo che unisce realtà e fantasia, la porta dei sogni, un modo per dire “io c'ero”,  è un modo per farmi amare come una bella donna quando indossa un vestito e una collana di perle. Si guarda allo specchio, si mette i tacchi e si strofina gli occhi di un colore intenso. E' anche il mio modo di andare in giro nuda, di ondeggiare sulle anche, di sentirmi addosso un bel corpo anche se non lo sento bello. Scrivere è la mia voce e non m'importa di pubblicare, di avere un qualche successo, di scrivere una vera storia, mi abbandono solo a quello che sento dentro. Come un passatempo all'infinito, un contenitore dove all'interno c'è sempre una scatolina più piccola e dai colori più sgargianti, una piccola bambolina, una matrioska. Io, puttana della parola. E mi attacco alle stelle che altrimenti si cade e poi alzo il volume di questo silenzio che fa stare bene e mi sa che sei quella che fa luce pian piano