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Milano, 16 mag. (LaPresse) - La bufera giudiziaria che si è abbattuta sulla Lega nord ha coinvolto anche il leader del Carroccio, Umberto Bossi, e i figli Renzo e Riccardo. Tutti e tre sono stati iscritti nel registro degli indagati dai pm di Milano, Alfredo Robledo, Paolo Filippini e Roberto Pellicano. Il Senatur è indagato per truffa ai danni dello Stato in concorso con l'ex tesoriere del partito, Francesco Belsito, in relazione ai rimborsi elettorali, con particolare riferimento a quelli del 2010, erogati nel luglio 2011, che ammontavano a 18 milioni di euro, mentre i figli sono accusati di appropriazione indebita dei fondi del movimento per spese personali. Gli avvisi di garanzia a Bossi e al figlio Riccardo sono stati notificati nella sede del partito, in via Bellerio a Milano. Impossibile, invece, la notifica a Renzo Bossi, che si trova in vacanza in Marocco in compagnia della fidanzata, dell'ex assessore lombardo allo Sport, Monica Rizzi, e del compagno di quest'ultima. Insieme a loro è stato iscritto nel registro degli indagati anche il senatore Piergiorgio Stiffoni per l'ipotesi di peculato in relazione alla gestione dei fondi dati al gruppo della Lega in Senato e utilizzati per scopi personali. Indagato, infine, il promotore finanziario Paolo Scala, che avrebbe ideato con l'ex tesoriere con Belsito l'investimento a Cipro, per l'ipotesi di riciclaggio.
Secondo la procura di Milano, Umberto Bossi, nel suo ruolo di segretario federale della Lega, firmava i rendiconti predisposti da Belsito e necessari per ottenere i rimborsi elettorali. Il Senatur, quindi, sarebbe stato a conoscenza del fatto che parte dei soldi non veniva utilizzata per finalit di partito, ma distratta e usata da altre persone, tra cui i figli Riccardo e Renzo, a scopi personali. Da qui l'iscrizione nel registro degli indagati. Per la procura, i due figli di Bossi avrebbero chiesto con continuit a Belsito di pagare i loro conti personali con i fondi del partito. Una 'paghetta' che per i pm ammontava a 5mila euro mensili, ricevuti, secondo quanto emerso dai rendiconti del partito, negli anni tra il 2008 e il 2011. Somme di cui il leader della Lega sarebbe stato a conoscenza. In una lettera finita tra gli atti dell'inchiesta e trovata nella cassaforte di Belsito, nella cartella 'The family', infatti, Riccardo Bossi scriveva al tesoriere di aver parlato "oggi con pap " delle sue spese personali.
Intanto gli atti legati all'accusa di peculato per Piergiorgio Stiffoni verranno trasmessi dalla Procura di Milano ai colleghi di Roma. Il senatore è accusato di aver distratto parte dei fondi destinati al gruppo parlamentare in Senato del Carroccio e averli trasferiti da un conto del movimento a uno personale. Il reato contestato a Stiffoni, secondo i pm di Milano, è stato commesso a Roma e quindi saranno i magistrati capitolini a proseguire le indagini. Stiffoni avrebbe distratto fondi "in data anteriore e prossima al 31 gennaio 2012", come ha precisato il procuratore capo del capoluogo lombardo, Edmondo Bruti Liberati. Stesso periodo di tempo in cui avrebbero commesso il reato di appropriazione indebita Renzo e Riccardo Bossi che rispondono di questa contestazione in concorso con Belsito. Sulla posizione di Stiffoni hanno pesato soprattutto le parole del capogruppo della Lega al Senato, Federico Bricolo, che aveva chiesto ai magistrati di essere ascoltato. Sarebbe stato lui a rivelare agli inquirenti che i conti del gruppo parlamentare del Carroccio in Senato non tornavano. Restano ancora al vaglio degli inquirenti le posizioni della moglie di Umberto Bossi, Manuela Marrone e della vicepresidente del Senato, Rosy Mauro. La prima avrebbe ricevuto almeno 300 mila euro da Belsito, da destinare alla scuola Bosina da lei fondata a Varese. La vicepresidente del Senato, espulsa da Carroccio, avrebbe invece ricevuto ingenti somme per il sindacato padano Sinpa provenienti dalle casse del partito.
Solidariet e sostegno a Bossi sono arrivati da tutta la Lega. E se in tarda mattinata Roberto Maroni, prima che si diffondesse la notizia dell'iscrizione di Bossi nel registro degli indagati, scriveva su Facebook che "per faccendieri e ciarlatani" non c'è posto nella "Lega del futuro", in serata arriva il suo pieno appoggio al Senatur. Lo stesso annunciato dal coordinatore delle segreterie nazionali della Lega, Roberto Calderoli, che fa sapere che "nulla potr modificare la stima e l'affetto che provo per lui". "Ho visto dare da Bossi alla Lega tutta la sua intelligenza, tutto il suo genio politico, tutte quelle che erano le sue risorse, anche economiche, tutte le sue energie - spiega l'ex ministro per la Semplificazione - al punto di essere arrivato ad un passo dalla morte". Anche Manuela Dal Lago, componente del comitato esecutivo federale dei triumviri del Carroccio, annuncia di appoggiare il Senatur "pronta a difenderlo - dice - fino alla fine". Di Bossi, la senatrice afferma di conoscerne "la generosit e l'onest " e di sapere "quanto ha sempre dato alla Lega, spendendo ogni sua energia per il movimento, e quanto poco si sia occupato di finanziamenti, rimborsi o questioni amministrative".
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