Contromano

Coincidenze...Prove tecniche di avvicinamento (quinta puntata...)


Certo che quando ti metti in testa qualcosa sei peggio di un treno in corsa inarrestabile. Alla faccia della timidezza cara ma mia Gazzella.Ma io sono timida! Anche imbranata a volte...Vedi, il giorno che arrivò per la conferenza, andai io a prenderlo in stazione. Mi sentivo sulle spine, mi sentivo un blocco allo stomaco e avevo paura che qualcosa potesse andare storto. La precisione era d'obbligo, visto il tipo anche i dettagli erano importanti.Finalmente lo vidi arrivare, il trolley e la valigetta del computer al seguito. Ci stringemmo la mano e le solite domande di rito. Mi sentivo così schiacciata dalla sua personalità che mi sembrava di dover sopportare un peso troppo grande.Qualche giorno prima avevo preso una storta e avevo anche male alla caviglia, ragion per cui mi scusai per non potergli togliere almeno un peso dalle mani.Lui sorrise a denti stretti e disse che non importava e mi chiese come era avvenuto l'incidente. Gli raccontai brevemente la storia mentre si andava veloci verso la metro.Dopo qualche minuto si fermò e ignorando tutto ciò che aveva sentito e infischiandosene del mio dolore mi porse la sua valigetta dicendo seccamente: Ora questa la porti tu!Era pesante, e la mia caviglia urlava vendetta; mi feci carico del bagaglio e camminai dritta e imperterrita nonostante il dolore. Lui guardava e ogni tanto sorrideva.Mi disse che gli avrei dovuto ricordare alcune cose, come se fossi la sua segretaria. Io? Ma dico scherziamo? Ero furiosa e lui lo percepiva benissimo.Presa dalla situazione, sbagliai pure la direzione della metro! Oddio che figura, ora mi dilanierà come fa di solito con chi sbaglia. Invece...Invece nulla! Mi disse con voce pacata che dovevo solo mettermi a mio agio! Ma che fa provoca? Rigira il coltello nella piaga? Si stava divertendo e più notavo il suo atteggiamento, più io mi sentivo nuda davanti a lui!Finalmente arrivammo al parcheggio dove avevo lasciato la mi auto, pagai il ticket, salimmo a bordo ma, nel momento in cui dovevo convalidare il pagamento, non trovavo più il tesserino. Altro errore imperdonabile. Sorridendo, mi disse un'altra volta che dovevo soloo stare tranquilla, che non c'erano problemi. Scese dall'auto e si mise  a cercare il tesserino. Non avevo parole, indossai gli occhiali da sole pensando di potermi coprire almeno un pò lo sguardo angosciato.Trovato il tesserino, finalmente iniziammo il viaggio.Pensavo: Ma chi ci sta con questo per trenta minuti di fila in macchina? Volevo scappare.Ecco che scappi ancora Gazzella...sei divertente però! Ruppe il silenzio dicendo che doveva finire di scrivere un articolo entro sera e che quindi dovevo trovargli un posto tranquillo per dieci minuti prima dell'inizio della conferenza.Va bene anche questo pensai. Ormai sai che ubbidisco, nonostante tutti ti ubbidisco!Squillò il mio cellulare, una, due, tre volte. Alla quarta il mio "capo" si gira, prende la mia  borsa e dice: non ti spiace se rispondo io vero? (Cosa? Tu ficchi le mani dentro la mia borsa e rispondi all mio cellulare? )Risposi: sei molto gentile, fai pure! Tanto ormai aveva deciso di farlo e non potevo certo, o non volevo(?) deluderlo.Ma lui non rispose, si limitò a chiudere la chiamata.Il mio telefono squillò ancora e ancora e poi ancora e lui ogni volta la stessa cosa, fin quando esclamo: Ormai il tuo cellulare è mio, lo sai vero?Più che un sorriso il mio doveva sembrare una smorfia, interrotta dall'ennesima telefonata. Questa volta secco disse: Questa volta rispondi tu! Ma tieni conto che stai guidando, magari rallenta un pò!Che viaggio! Mi sembrò un'eternità! Arrivati a destinazione, mi ricordai di fare tutto ciò che mi aveva chiesto. Ne fu compiaciuto e mi rimise in mano la pesante valigetta. Ma al primo gradino, ecco, inciampai davanti ad una ventina di persone. Sì proprio così, inciampai. A quel punto, finalmente disse che poteva salire lui il suo bagaglio.Com'è buono lui, molto buono! Dopo la conferenza, andata benissimo, si andò tutti a cena. Mi volle accanto a se.Mangiava lentamente, beveva con gusto e dialogava amabilmente con tutti ma, il suo braccio sfiorava insistentemente il mio. Non mi tirai indietro, quel contatto che poco alla volta divenne continuo, mi piaceva e molto anche. Osservavo le sue mani, piccole e curatissime, sentivo la sua voce e mi piaceva la sua cadenza che lasciava trasparire le sue origini.Ci stavamo studiando nonostante la presenza di molta gente. Arrivammo anche a sfiorarci le dita, intrecciandole tra di esse, durante un brindisi.Mi lasciò dicendo: Hai organizzato tutto in modo perfetto. Mi sei piaciuta. Chiamami quando vuoi, sarò lieto di tornare. Mi baciò sulle guance, stringedomi la mano, ma stavolta la sua stretta era diversa. Sembrava un battito di cuore che racchiudeva in se un messaggio ben preciso...
 continua...