ASPETTANDO GODOT

Post n°16 pubblicato il 31 Luglio 2013 da amadecasa
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Aspettando Godot (in francese "En Attendant Godot", in inglese "Waiting for Godot") è la più famosa opera teatrale diSamuel Beckett; appartiene al genere teatro dell'assurdo, un genere di teatro - che ha come protagonisti oltre a Beckett,Ionesco, Adamov e (inizialmente) Genet - dominato dalla credenza che la vita dell'uomo sia senza senso e senza scopo, e dove l'incomunicabilità e la crisi di identità si rivelano nelle relazioni fra gli esseri umani.

Dramma costruito intorno alla condizione dell'Attesa, "Aspettando Godot" venne scritto verso la fine degli anni Quaranta e pubblicata in lingua francese nel 1952, cioè dopo la seconda guerra mondiale, in un'epoca post-atomica. La prima rappresentazione si tenne a Parigi nel 1953 al Théâtre de Babylone sotto la regia di Roger Blin, che per l'occasione rivestì anche il ruolo di Pozzo. Nel 1954, Beckett - autore irlandese di nascita - tradusse l'opera in inglese.

Vladimiro (chiamato anche Didi) ed Estragone (chiamato anche Gogo) stanno aspettando su una desolata strada di campagna un certo "Signor Godot". Non vi è nulla sulla scena, solo un albero dietro ai due personaggi che regola la concezione temporale attraverso la caduta delle foglie che indica il passare dei giorni. Ma Godot non appare mai sulla scena, e nulla si sa sul suo conto. Egli si limita a mandare un ragazzo dai due vagabondi, il quale dirà ai due protagonisti che Godot "oggi non verrà, ma verrà domani".

I due uomini, vestiti come barboni, si lamentano continuamente del freddo, della fame e del loro stato esistenziale; litigano, pensano di separarsi (anche di suicidarsi) ma alla fine restano l'uno dipendente dall'altro. Ed è proprio attraverso i loro discorsi sconnessi e superficiali, inerenti argomenti futili e banali, che emerge il nonsenso della vita umana.

A un certo punto del dramma, arrivano altri due personaggi: Pozzo e Lucky. Pozzo, che si definisce il proprietario della terra sulla quale Vladimiro ed Estragone stanno, è un uomo crudele e al tempo stesso "pietoso", tratta il suo servo Lucky come una bestia, tenendolo al guinzaglio con una lunga corda. Pozzo è il padrone e Lucky il servo e la corda che li unisce indica un legame reciproco apparentemente inscindibile. I due nuovi personaggi successivamente escono di scena. Didi e Gogo, dopo aver avuto l'incontro con il ragazzo "messaggero di Godot", rimangono fermi mentre si dicono "Well? Shall we go?" (E ora? Possiamo andare?) - "Yes, let's go" (Si, andiamo), e l'indicazione scenica dice ironicamente "They do not move." (Non si muovono.) Il linguaggio non riproduce più la realizzazione della volontà individuale. Non esiste più legame fra parola e azione, fra il linguaggio e la storia che dovrebbe esprimere, comunicare e attivare. Il linguaggio ha smesso di significare e acquista ruolo primario, a sé, autoriflessivo, narcisistico.

Il secondo atto differisce solo in apparenza dal primo: Vladimiro ed Estragone sono di nuovo nello stesso posto della sera precedente. Continuano a parlare (a volte con "non senso" a volte utilizzando luoghi comuni, detti popolari, anche con effetti comici). Ritornano in scena Pozzo, che è diventato cieco, e Lucky, che ora è muto ma con una differenza, ora la corda che li unisce è più corta ad indicare la soffocante simbiosi dei due. Escono di scena. Rientra il ragazzo che dice che anche oggi il Signor Godot non verrà. Esce. E Vladimiro ed Estragone rimangono lì mentre dicono "Well? Shall we go?" - "Yes, let's go". E l'indicazione scenica che mette fine al dramma dice "They do not move."

In Inglese God vuol dire Dio, mentre "dot" si traduce con "punto". Quindi qualcuno ha ipotizzato che Beckett abbia in questo modo lasciato un'interpretazione sull'identità di Godot. Il suffisso "ot" vuol dire a sua volta "piccolo" in francese, dando un'ulteriore caratteristica al Dio in questione. In un'intervista Beckett stesso rifiuta questa lettura di Godot: non aveva nessuna intenzione di riferirsi a Dio - piccolo o grande che sia. È a questo che R. Barone si riferisce quando nella sua opera su Beckett "Il divertimento Beckettiano..." spiega che la parola "Godot" è formato dalle due parole "go" e "dot" rispettivamente "va" e "fermo" poiché "dot" in inglese è "punto". L'autore voleva sottolineare la frustrazione dell'uomo nel suo tentativo fallimentare di "muoversi", procedere, cambiare la sua posizione. 



 

 
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RE LEAR

Post n°15 pubblicato il 18 Luglio 2013 da amadecasa
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Re Lear è generalmente considerato una delle migliori tragedie di William Shakespeare. Si crede che sia stato scritto nel 1605 

Il dramma comincia con la decisione di re Lear di abdicare e dividere il suo regno fra le tre figlie Goneril, Regan e Cordelia. Le prime due sono già sposate, mentre Cordelia ha molti pretendenti, in parte perché è la figlia preferita dal padre. In un eccesso di vanità senile, il re propone una gara: ogni figlia riceverà dei territori in proporzione all'amore verso il padre che saprà dimostrare con le sue parole. Ma il piano fallisce. Cordelia si rifiuta di gareggiare con l'adulazione delle sorelle maggiori, poiché è convinta che i suoi veri sentimenti sarebbero immiseriti dall'adulazione rivolta al proprio vantaggio. Lear, per ripicca, divide la sua quota del regno che le spetterebbe fra Goneril e Regan, e mette al bando Cordelia. Tuttavia il re di Francia la sposa, benché diseredata, poiché apprezza la sua sincerità, o forse perché vuole un casus belli per una successiva invasione dell'Inghilterra.

Poco dopo aver abdicato, Lear scopre che i sentimenti di Goneril e Regan verso di lui si sono raffreddati; ne nascono discussioni. Il conte di Kent, che ha preso le difese di Cordelia ed è stato messo al bando, ritorna travestito da Caio, un servo, che "non vuole mangiare pesce" (ossia è un protestante), per proteggere il re al quale resta fedele. Nel frattempo, Goneril e Regan litigano a causa della loro attrazione per Edmund, figlio illegittimo del conte di Gloucester, e sono costrette ad affrontare un esercito francese, guidato da Cordelia, mandato a ricollocare sul trono Lear. Si combatte una guerra devastante.

La trama secondaria coinvolge il conte di Gloucester e i suoi due figli, Edgar e Edmund. Edmund inventa racconti calunniosi sul fratellastro legittimo; Edgar è costretto all'esilio e a fingersi pazzo. Edmund corteggia Goneril e Regan. Il conte di Gloucester è affrontato dal duca di Cornovaglia, marito di Regan, ma è salvato da alcuni servi di quest'ultimo che accusano il duca di aver trattato ingiustamente Lear. Il duca, ferito da un servo (che viene ucciso da Regan), abbandona il conte di Gloucester nella tempesta dopo averlo accecato, affinché riesca solo a "fiutare la strada per Dover". Poco dopo il duca di Cornovaglia muore per la ferita riportata. Nella scena della tempesta Lear esclama che è "più un uomo contro il quale si pecca che un peccatore".

Edgar, ancora travestito da pazzo vagabondo, scopre il conte di Gloucester abbandonato nella tempesta. Il conte gli chiede la strada per Dover, e Edgar risponde che lo guiderà lui. Il conte non riconosce la voce del figlio, che è turbato dall'incontro col padre cieco.

A Dover, Lear si aggira farneticando e parlando ai topi. Il conte di Gloucester tenta di uccidersi gettandosi da una roccia, ma il figlio Edgar, con l'inganno, lo salva; poco dopo incontra il re. Lear e Cordelia si incontrano e rappacificano poco prima della battaglia tra Britannia e Francia. Dopo la sconfitta dei francesi, Lear pensa con gioia alla prospettiva di vivere in prigione insieme a Cordelia, ma Edmund ordina che essi siano condannati a morte.

Edgar, travestito, si scontra con Edmund e lo ferisce a morte. A questa vista, Goneril, che per gelosia ha già avvelenato Regan, si uccide. Edgar rivela a Edmund la propria identità e lo informa che il conte di Gloucester è appena deceduto. Nell'apprendere questo, e le morti di Goneril e Regan, Edmund riferisce a Edgar di aver disposto l'uccisione di Lear e Cordelia, e dà ordine che l'esecuzione sia sospesa - forse il suo unico gesto di bontà in tutto il dramma.

Disgraziatamente, la sospensione arriva troppo tardi. Lear appare sulla scena portando fra le braccia il cadavere di Cordelia, dopo aver ucciso il servo che l'ha impiccata, poi muore anch'egli di dolore.

Oltre alla trama secondaria che riguarda il conte di Gloucester e i suoi figli, la principale innovazione introdotta da Shakespeare nella vicenda è la morte di Cordelia e di Lear nel finale. Nei secoli XVIII e XIX, questa conclusione tragica ricevette molte critiche, e furono scritte e rappresentate versioni alternative, in cui i personaggi principali si salvavano dalla morte e Cordelia sposava Edgar.


 

 
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IL MERCANTE DI VENEZIA

Post n°14 pubblicato il 17 Luglio 2013 da amadecasa
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Scritto da William Shakespeare (1594-1597)

Venezia, XVI secolo. Bassanio, giovane gentiluomo veneziano, vorrebbe la mano di Porzia, ricca ereditiera di Belmonte. Per corteggiare degnamente Porzia, chiede al suo carissimo amico Antonio 3.000 ducati in prestito. Antonio, pur amando Bassanio, non può prestargli il denaro, poiché ha interamente investito nei traffici marittimi. Tuttavia garantirà per lui presso Shylock, ricco usuraioebreo. Shylock è disprezzato dai cristiani e a sua volta li disprezza. Soprattutto non sopporta Antonio, il mercante di Venezia, che presta denaro gratuitamente, facendo abbassare il tasso d'interesse nella città, e che lo umilia pubblicamente con pesanti insulti.

Nonostante ciò, Shylock accorda il prestito a Bassanio, con Antonio come garante. L'ebreo però, in caso di mancato pagamento, vuole una libbra della carne di Antonio. Bassanio cerca di far desistere Antonio dal fargli da garante, ma lui è sicuro di poter saldare il debito, dato che tre navi sono in viaggio per riportare a Venezia ricchezze tre volte più grandi. Il tempo concesso per il saldo del prestito è di tre mesi, mentre le navi arriveranno tra due. Bassanio si reca a Belmonte; i pretendenti di Porzia però, secondo la volontà del suo defunto padre, per ottenere la sua mano devono scegliere, fra tre scrignicontrassegnati da un indovinello, quello giusto. Bassanio, scegliendo il più modesto, ci riesce e sposa Porzia, già precedentemente innamorata di lui. Invece l'amico di Bassanio, Graziano, sposa la serva di Porzia, Nerissa.

Intanto la sfortuna si accanisce su Shylock: sua figlia Jessica infatti, aiutata da Lancilotto, fugge di casa sposando un cristiano di nome Lorenzo, amico di Antonio e Bassanio. La ragazza è fuggita portando con sé 2000 ducati e soprattutto lo scrigno contenente l'anello donato a Shylock dalla defunta moglie. L'unica consolazione di Shylock deriva dalla pari sfortuna di Antonio: infatti le sue tre navi sono disperse in mare cosicché non potrà saldare il debito. Nel frattempo Porzia e Nerissa donano ai rispettivi mariti un anello, segno del loro amore, facendo promettere loro di non separarsene mai finché l'amore li legherà alle loro consorti.

Shylock porta Antonio di fronte al Doge e alla corte e chiede di far valere i suoi diritti. Nonostante la crudeltà della proposta, il Doge non può rifiutare di applicare la legge perché il caso creerebbe un precedente dannoso per lo stato. Bassanio e Graziano partono immediatamente in aiuto di Antonio. Porzia, all'insaputa di tutti, si traveste da avvocato per salvare Antonio. Nerissa la segue vestendosi da scrivano ed a custodia della casa vengono lasciati Lorenzo e Jessica.

Una volta giunta in tribunale, Porzia, sotto le spoglie dell'avvocato Baldassarre consulente del Doge, invita Shylock ad accettare 6000 ducati offerti a lui da Bassanio, ormai ricco per avere sposato Porzia, al fine di estinguere il debito dell'amico ed essere misericordioso. L'odio dell'usuraio per i cristiani, fomentato dall'abbandono della figlia, gli impedisce di desistere. Shylock, anzi, chiede a gran voce che gli sia pagato il debito con la libbra di carne di Antonio, come da accordo. Baldassarre finge di essere d'accordo con lui su tale diritto, citando l'Editto degli Stranieri, ma gli comunica che, dato che il contratto parla solo di carne, se avesse versato anche una sola goccia di sangue i suoi beni sarebbero stati divisi tra Antonio e lo stato e lui condannato a morte. Il Doge gli concede in grazia la vita ed Antonio rinuncia alla sua parte purché venga ceduta alla morte alla figlia Jessica e Shylock si converta al cristianesimo, pena assai più grave per l'usuraio. In queste condizioni Shylock, sconfitto, rinuncia ai suoi propositi.

Bassanio si complimenta con Baldassarre per aver salvato il suo amico e gli chiede un modo per ringraziarlo. L'avvocato gli chiede solo il suo anello. Bassanio esita, a causa del valore affettivo dell'anello, ma spinto dall'onore e dalla gratitudine finisce per cederlo. Lo stesso è obbligato a fare Graziano per lo scrivano.

Quando tutti i cristiani giungono a Belmonte, Porzia e Nerissa chiedono ai mariti gli anelli, ma entrambi spiegano l'accaduto. Quindi le due donne fanno credere di aver trascorso una notte con i nuovi possessori dell'anello per riaverli, prima di rivelar loro che l'avvocato e il suo assistente erano in realtà esse stesse. Antonio fa di nuovo da garante per Bassanio che giura di non separarsi mai più dall'anello. Successivamente Nerissa riferirà a Lorenzo che i beni di Shylock saranno suoi e di Jessica dopo la morte dell'ebreo. Nel frattempo si viene a sapere che le tre navi di Antonio sono tornate sane e salve in porto.


 

 
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OTELLO

Post n°13 pubblicato il 17 Luglio 2013 da amadecasa
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Otello è un libro di William Shakespeare scritto intorno al  1603

 Desdemona,figlia del senatore veneziano Brabanzio,fugge di casa per sposare segretamente Otello,valoroso generale moro. Jago,alfiere di Otello è segretamente innamorato di Desdemona e comunica la notizia del matrimonio a Brabanzio,che a sua volta denuncia il Moro al Consiglio della Repubblica. Tuttavia la parole dei due amanti riescono a persuadere i governanti ad autorizzare l'unione. Inoltre Otello viene nominato comandante delle forze veneziane in Cipro,nonchè governatore dell'isola stessa,assediata dai turchi. Otello promuove Cassio suo luogotenente,ma Jago è invidioso e concepisce un piano diabolico. Dapprima mette Cassio in cattiva luce,facendolo trovare ubriaco in mezzo a una festa,poi fa balenare nel Moro il dubbio di una relazione tra Cassio e Desdemona.Così Otello viene preso dalle gelosia. Insieme ad altre prove architettate con cura,Jago dimostra il falso tradimento di Desdemona, e Otello,impazzito,strangola la moglie. La morte giunge anche per Cassio e Roderigo,sempre a causa di Jago.Emilia,la moglie di quest'ultimo,intuite le colpe del suo sposo,le rivela al Moro e anch'essa viene assassinata. A questo punto Otello,davanti al rimorso,si toglie la vita sul corpo di Desdemona,mentre Jago resterà l'unico vivo a pagare per i delitti da lui causati 

 
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IL NOME DELLA ROSA

Post n°12 pubblicato il 15 Luglio 2013 da amadecasa
 
Tag: rosa
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Il nome della rosa è il primo romanzo di Umberto Eco, pubblicato nel 1980. Un romanzo storico ambientato nel Medioevo, che si avvicina per molti elementi al genere "giallo". Il romanzo ha ottenuto grande successo sia in Italia sia all'estero, venendo tradotto in 47 lingue. Ha vinto il Premio Strega del 1981.

Il romanzo è ambientato nel 1327 in un monastero benedettino dell'Italia settentrionale ed è narrato in prima persona dal protagonista, Adso da Melk, che ormai anziano racconta le vicende accadute al monastero, e le indagini condotte dal suo maestro, Guglielmo da Baskerville. L'intera vicenda si sviluppa in sette giorni, che Adso nelle sue memorie suddivide secondo la scansione del giorno della regola benedettina (mattutino e laudi, ora terza, ora sesta, ora nona, vespri, compieta). Guglielmo da Baskerville, monaco inglese ed ex inquisitore seguace del filosofo Ruggero Bacone, ha l'incarico di mediare un incontro tra francescani, protetti dall'imperatore Ludovico il Bavaro, e gli emissari del papa di Avignone, Giovanni XXII. Il monaco inglese e il suo allievo giungono all'abbazia, dove, durante la loro permanenza di una settimana, vengono uccisi sette monaci: tutti i delitti sembrano ruotare attorno alla biblioteca del monastero, che nasconderebbe un misterioso segreto. Indaga anche l'inquisitore Bernando da Guy, che condanna al rogo due monaci (ex eretici dolciniani) e una donna, accusandoli degli omicidi senza avere prove valide. Guglielmo da Baskerville, con l'aiuto del suo allievo, scoprirà il vero responsabile e il movente: tenere nascosta la scoperta ed evitare la lettura del secondo libro della Poetica di Aristotele, dedicato alla commedia e in particolare al riso. Un terribile incendio che distrugge l'abbazia e il manoscritto conclude il romanzo e le indagini di Guglielmo.



 

 
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