anch'io

dicesi diminuzione...


la pratica secondo la quale “le linee melodiche originali venivano eseguite riempiendo la durata delle note, in particolare quelle più lunghe, con ornamentazioni improvvisate di note più rapide”. In pratica, le note di durata maggiore come semibrevi e minime venivano sostituite con più note di durata minore ma la cui somma equivale al valore di partenza. Queste diminuzioni constano di fioriture come scale ascendenti o discendenti, note ribattute, appoggiature non scritte, trilli antichi (o “cacciniani” cioè “sopra una corda sola”, su di una sola nota ribattuta). In altre parole per diminuzioni si intendono i passi di agilità improvvisati dall’esecutore, seguendo regole convenzionali, codificate da studiosi dell’epoca quali Diego Ortiz e Tomaso de Sancta Maria, realizzati sia dagli strumentisti che dai cantanti; questi ultimi sempre obbligati a sottoporre la pratica improvvisatoria al vincolo della parola e del suo significato