Monastero Invisibile

Italia - Libia: “Domani è un altro giorno”


Italia - Libia: “Domani è un altro giorno”di Antonio Bruno Una buona notizia davvero che mette d’accordo tutti! Gas e petrolio di ottima qualità in cambio di 5 miliardi di dollari e tante scuse per il colonialismo!Un buon accordo per i nostri affari esteri, per la nostra terra ricca di uomini e donne ma povera di energia.Ma avete notato gli africani delle nostre parti? Ci sono uomini e donne del Senegal, del Marocco, della Tunisia ma non ci sono donne e uomini libici. Eppure senegalesi e marocchini, insomma tutte queste persone, vengono dalla Libia. Ho letto le cronache e negli accordi c’è anche quello di un maggiore controllo del flusso migratorio che passa dalla Libia. Il Ministro dell’Interno Maroni ha dichiarato che attraverso il pattugliamento delle coste libiche, che era previsto dall’accordo del 2007 con l’allora Ministro Giuliano Amato, si ridurrà l’immigrazione clandestina Ma perché i libici che vedono passare sotto il loro naso uomini e donne che vanno incontro alla speranza di un futuro migliore, che lasciano il loro paese, i loro parenti e le loro tradizioni per vivere senza l’incubo della miseria e della morte per fame non li imitano? Perché le donne e uomini libici non tentano di cambiare la loro vita venendo nella nuova terra del latte e del miele o, meglio, delle automobili e delle veline?Io me lo sono chiesto e penso che se lo siano chiesto anche i nostri rappresentanti. Ma c’è un’altra buona notizia che potrebbe risolvere il mistero, infatti Giovedì 29 agosto Gheddafi è stato nominato «Re dei re d'Africa» si legge nella proclamazione: «Decidiamo il riconoscimento del fratello leader come il re dei re, dei sultani, dei principi, degli sceicchi e dei sindaci d'Africa". I Libici sono appena 5 milioni e mezzo gli abitanti ma sono tutti li e, soprattutto, hanno la rappresentanza di tutti i popoli inoltre non sono in uno stato teocratico e si potrebbe iniziare a conoscersi, a rispettarsi e ad imparare a vivere insieme ridistribuendo la ricchezza che la terra produce.I libici non vengono in Italia, ci vengono altri africani e non solo africani, quindi perché non approfittare di questa occasione che abbiamo di intrattenere affari esteri con la Libia per innescare una collaborazione con tutti gli Stati che hanno riconosciuto a Gheddafi un primato e che lo hanno proclamato Re dei Re?La nostra Comunità e il nostro territorio sono un ponte naturale verso queste terre e quindi anche questo accordo è un segno dei tempi per noi che dobbiamo rappresentare un contatto e un momento di accoglienza per questi uomini e donne che già da anni vengono ad abitare pacificamente nel nostro territorio che con il loro lavoro contribuiscono a rendere sempre più bello e accogliente.Ci sono i nostri 100.000 compatrioti che abitavano e che conoscono già quella terra, alcuni la abitavano quando era una colonia, altri ci sono rimasti sino a quando Gheddafi non gli confiscasse i beni e li ha mettessi alla frontiera. Ci sono italiani che sanno cosa significa essere rimpatriati cos’ come accade oggi a marocchini, senegalesi e a tutti gli uomini che vengono messi alla frontiera da noi. La collaborazione deve iniziare prima e soprattutto con loro che sono figli di quella terra Libica, loro che si sono nutriti con i frutti di quelle contrade che conoscono come le loro tasche.Attraverso i nostri connazionali libici, i nostri che sono 20.000 (quelli che furono cacciati nel 1970) che possono essere ambasciatori potenziali, si possono innescare delle collaborazioni e avere già la strada spianata poiché si parte con il piede giusto, il piede di chi ha già percorso quelle strade.Sono i profughi dalla Libia, espulsi da Gheddafi nel 1970 e privati di tutti i loro beni che rappresentano l’occasione di rendere questo trattato di affari esteri un contatto per l’accoglienza e il rispetto reciproco, un ponte verso la terra africana dalla quale tutti proveniamo e che ci è madre.Popoli che si parlano, che si toccano che si salutano e che vivono insieme pacificamente questo deve essere l’accordo per l’energia della Libia.Oltre che dalla Libia, ci sono i nostri connazionali profughi dall’ Eritrea, Etiopia, Somalia che possono cominciare lo stesso discorso per una fratellanza che sia un nuovo modo di vivere insieme e che rappresenti un esempio da seguire!Mi rivolgo a voi amici italiani che vi siete organizzati nell’Associazione italiani rimpatriati dalla Libia, guardate alle opportunità che abbiamo e che avete di riprendere un cammino, quello che parte dall’Italia per far ritorno alla terra delle nostre origini, quel cammino che porta a stabilire che ogni uomo è uguale nei suoi diritti e nei suoi doveri e che ogni uomo è disposto a perdonare per poter iniziare daccapo, perché ogni giorno si inizia daccapo così come fece Rossella O'Hara in Via Col Vento dite al mondo: “Domani è un altro giorno!”.